TOFFIA
Rieti, Lazio

Borghi d’Italia

Centro agricolo della Sabina, posizionato sopra uno sperone di roccia formato dalla confluenza del fosso Carlo Corso con il torrente Riana, affluente sinistra del torrente Farfa, Toffia offre un’immagine caratteristica, unica nella Sabina. Suggestive le posizioni della chiesa di Santa Maria Nova, collocata nel punto più alto del paese e delle case costruite a strapiombo sulla roccia.

La storia di Toffia racconta di secolari contrapposizioni. Prima tra la potente Abbazia di Farfa ed il Ducato di Spoleto, poi tra le famiglie nobili dei Colonna e degli Orsini. Ciò ha contribuito al fiorire di un centro storico, ricco di pallazzi nobiliari e lughi di culto.

Toffia – Rieti – LAZIO

Il clima è gradevole, non particolarmente freddo d’inverno, sufficientemente ventilato d’estate. L’aria di collina è asciutta e pulita. Il territorio è pieno di verde e scorci panoramici. Queste caratteristiche fanno di Toffia un paese piacevole da vivere o semplicemente da visitare.La terra offre i suoi frutti in maniera genuina e generosa.

Ottimo l’Olio d’Oliva della Sabina che si produce a Toffia, principale risorsa agricola del paese. Moltissime le specie faunistiche selvatiche nel territorio. Interessante dal punto di vista ambientale, la parte boschiva del Monte Elci.

Cenni storici

Ritrovamenti di reperti negli anni ’60 (scodelle, ciotole, brocche, punte di frecce in bronzo) hanno dimostrano che la zona di Toffia fu già abitata in epoca Appenninica (1000/2000 anni prima di Cristo), ed in epoca romana.
897 d.C. questa è la data di fondazione più attendibile dell’attuale paese; attribuita in base alla scritta riportata in un’antica pergamena: “FUIT AEDIFICATA TOPHIA ANNO DOMINI A NATIVITATE OCTIGENTESIMO NONAGESIMO SEPTIMO”.

Nel Medioevo il paese si chiamava Tophiae ed era cinto da robuste mura ora diroccate, sarebbe stato edificato da un certo Teofilo dal quale avrebbe assunto il nome di Toffia; un’altra ipotesi fa risalire il nome a “tophium” con cui gli autori latini a volte indicavano la roccia di mare durissima, su cui appunto sorge Toffia. Documenti storici parlano di un castello, “la rocca”, edificato nel 936 su alcuni ruderi romani da un duca di Spoleto. Da avanzi di muri a reticolato e da importanti frammenti archeologici rinvenuti in più parti nei pressi dell’odierno abitato, si può comunque affermare la preesistenza in quella località di un notevole centro romano. Atti farfensi riguardanti donazioni che parlino del “Casalis Tophia” o di adiacenze a tale casale, risalgono a molto prima del X secolo, dalle stesse carte farfensi si può chiaramente dedurre come verso la metà dell’XI secolo, non solo Toffia ma anche tutto il suo territorio fossero in possesso del monastero. Secondo un manoscritto, l’origine risalirebbe proprio al X secolo, il castello si sarebbe chiamato “castrum Tophiae, seu Tophilae” e nella località dove poi sorse la rocca, si sarebbe rifugiato tale Jacoprando per sfuggire alle stragi dei Saraceni guidati da re Brassedo. Jacoprando ottenne il permesso di sostare da Giovanni abate di Farfa, dato che quella parte di territorio già apparteneva all’Abbazia. In questo stesso tempo, Teobaldo un marchese di Spoleto (poi diventato duca), in battute di caccia con alcuni soldati nei territori di Toffia, trovò questo luogo adatto alla costruzione di un castello ed ebbe l’autorizzazione per edificarlo dall’abate di Farfa a condizione che il possesso fosse diviso metà per ciascuno.

In seguito ci fu un lungo periodo di lotte tra i duchi di Spoleto e gli abati di Farfa per il possesso di questo castello e del territorio di Toffia, lotte che più o meno continuarono quando la cosiddetta “rocca” passò agli Orsini ed il castello ai Colonna. Le contese tra le due famiglie riproducevano quelle più a larga scala che conducevano a Roma, e furono così accanite che quando nel 1344 il vescovo vicario di Sabina Lupo Santi visitò Toffia per tentare una riconciliazione, riuscì a malapena a sfuggire ad un’imboscata tesagli dai partigiani dei Colonna. I Toffiesi venivano trascinati nella vicenda o più probabilmente subivano questo stato di cose proprio perché gli interessi di campo rimandavano a quelli più consistenti che le due famiglie difendevano a Roma. Il paese era letteralmente diviso in due, tanto che malgrado contasse pochi abitanti, esistevano addirittura due forni ciascuno in una parte diversa e due entrate.

Toffia ebbe l’onore della visita di Onorio III quando il pontefice venne a Rieti la prima volta nel 1219. Accolse per un breve periodo San Francesco d’Assisi, e nella prima metà del 1400 San Bernardino da Siena che fondò anche qui la Confraternita del Gonfalone. Nel 1637 ottenne da papa Urbano VIII il Seminario abbaziale per interessamento del Barberini abate di Farfa, seminario che fu trasferito a San Salvatore maggiore quando divenne abate di Farfa Federico Lante della Rovere. (dal Palmegiani).

Toffia non fu dimentica del suo spirito ghibellino e seppe dignitosamente dimostrare il suo dolore allorquando il 20 febbraio 1798, tutta la popolazione in massa si recò a salutare Pio VI che si recava in esilio a Siena. Seppe più tardi dare ferventissimi patrioti alla causa dell’indipendenza italiana e alle due grandi guerre. (dal Palmegiani).

Il comune di Toffia fece parte della provincia di Perugia dal 1864 al 1926. Nel 1926 passò alla provincia di Roma per poi essere definitivamente assegnato nel 1927 alla provincia di Rieti.

Lo stemma

Descrizione storica:
lo stemma di Toffia raffigura al centro la chiesa di San Lorenzo e ai lati di questa due torri che devono forse riferirsi alla doppia giurisdizione che divise Toffia, prima tra gli abati di Farfa e i duchi di Spoleto, e successivamente tra gli Orsini e i Colonna.

Descrizione araldica della Presidenza della Repubblica:
d’azzurro, all’edificio anomalo formato dalla struttura basamentale di argento, murata di nero, chiusa dello stesso, fondata in punta, sostenente centralmente l’alto frontone triangolare, d’argento, murato di nero, cimato dalla crocetta potenziata, di rosso, e lateralmente  da due svelte torri, coperte, di argento, murate di nero, finestrate in basso dello stesso, una e una. Ornamenti da Comune.

I RIONI

Il ben conservato centro storico di Toffia, racchiude nel suo interno le antiche testimonianze dovute all’influenza della vicina e potente Abbazia di Farfa, oltre alla presenza storica dei rami cadetti delle famiglie nobili degli Orsini e dei Colonna. Palazzi, chiese, scorci, viuzze e vicoli, rendono il centro storico di Toffia un borgo caratteristico e pittoresco.

PORTA MAGGIORE – Porta Maggiore era la porta principale di accesso al castello. Era munita di ponte levatoio, i fori dove passavano le catene per sorreggerlo sono ancora visibili ed anche i posti di guardia e le feritoie. A destra in alto si trova lo stemma di Toffia che raffigura al centro la chiesa di San Lorenzo e ai lati due torri che si riferiscono alla doppia giurisdizione che divise Toffia, prima tra gli abati di Farfa e i duchi di Spoleto e successivamente tra gli Orsini e i Colonna.Di fronte alla Porta Maggiore c’è piazza Umberto I, dove oltre al ben tenuto monumento ai caduti di Toffia, troviamo un leone in calcare molto rovinato, proveniente da tombe romane situate lungo la Salaria databili tra il II secolo a. C. e l’età augustea. Anche se un po fuori porta, possiamo ammirare in questo rione l’antica chiesa di San Lorenzo.In via Porta Maggiore, al numero civico 4 c’è palazzo Ruffeti (oggi Bufalieri) del 1400, ospitò il seminario di Farfa dal 1637 al 1705.Al numero civico 9 c’è palazzo Orsini (oggi sede del Comune) del 1400. E’ uno dei tre palazzi degli Orsini con finestre guelfe di travertino a crociera e loggiato originariamente a quattro arcate e colonne.Al numero civico 16 c’è la casa degli Oddoni del 1300. Ha un portale sabino e finestre di travertino a crociera. Conserva ancora l’antico intonaco esterno; sull’architrave di una porta si trova l’immagine della Vergine Addolorata, purtroppo quasi irriconoscibile.

MONTECAVALLO – Montecavallo è la parte del paese che ai tempi delle lotte tra gli Orsini e i Colonna era occupata da quest’ultima famiglia. E’ un rione molto caratteristico, sede di antichi palazzi con ricchi portali in travertino e di due delle tre chiese di Toffia. In piazza Lauretana troviamo la chiesetta della Madonna di Loreto o S. Maria in Criptula (oggi Grottuccia).Fu costruita contemporaneamente al sorgere del centro abitato tra il VII e l’VIII secolo. In un angolo della piazzetta c’è il Marmo di Piazza, una grossa pietra di epoca romana proveniente forse da una tomba lungo la Salaria su di essa sono incise due scacchiere.Buona è la vista che da sulla montagna e nel dirupo sottostante. In via Montecavallo al numero civico 2 troviamo palazzo Palica o Castellani con due piccole teste di marmo bianco di epoca romana murate sopra due porte.Al numero civico 9 c’è palazzo Palma del 1600. Con portale sul cui architrave figurano due colombe con palme di olivo nel becco.Al numero civico 16 c’è un altro palazzo interessante degli Orsini del 1500. Arrivati alla sommità di via Montecavallo troviamo la chiesa di Santa Maria Nova del XVI secolo, con campanile del XVII secolo.Via Castel di Dentro è la zona più antica del paese e corrisponde al luogo scelto da Teobaldo per la costruzione del castello. Al numero civico 18 c’è palazzo Gabrielli, fu la residenza dei vescovi sabini dopo la distruzione della sede originaria di Fornovo per circa sessanta anni. Era dotato di una saletta della tortura e di un pozzo con trabocchetto. Al numero 14 troviamo palazzo Castellani.

ROCCA – E’ qui che verso i primi anni del 900, sopra alcuni ruderi romani sarebbe stata ricostruita la rocca. Questa zona del paese era di proprietà degli abati di Farfa e fu utilizzata da più personaggi più o meno noti per sfuggire alle frequenti stragi dei saraceni. Con il passare dei secoli la rocca passò sotto il controllo degli Orsini. Oggi della rocca degli Orsini non rimane gran che, solo qualche muro mal conservato dove sono visibili delle feritoie che davano luce all’interno. L’aspetto odierno della rocca è molto pittoresco, con stradine e vicoli strettissimi dove si affacciano balconcini fioriti.

IL COLLITRONE – Il Collitrone è la via che stava sotto al vecchio castello, probabilmente era abitata da coloro che lavoravano al suo interno.Passeggiando per il Collitrone si assapora la quiete ed i profumi di tempi passati, s’incontrano portali antichi che testimoneano il benessere della gente di Toffia di qualche secolo fa.Ci sono scorci da racconti di Collodi.Alla fine della passeggiata si arriva ad un largo dove si può godere di un panorama mozzafiato di 270°, oltre alla montagna e al Riana si possono vedere i paesi limitrofi come Fara Sabina, Farfa e la sua Abbazia, Montopoli e Monte Santa Maria.

CANCELLO – Anche questa è una zona molto caratteristica di Toffia, venendo dal centro storico dopo una ripidissima discesa si arriva a Porta Cancello, uno dei vecchi ingressi al paese. Porta Cancello da poco restaurata, offre nella sua semplicità un sapore antico e pulito.

LA CARBONARA – Dal nome è facile intuire che quì una volta c’erano le botteghe dove si vendeva il carbone. E’ una zona piccola ma molto caratteristica di Toffia Con una minuscola ma pittoresca piazzetta, dove spesso in estate si esibiscono gruppi di artisti di strada.

LE CHIESE

Le chiese di Toffia, tutte storiche, stanno a testimoniare l’influenza fin dalla fondazione del paese, della ricca e potente Abbazia di Farfa. Al loro interno si possono ammirare affreschi ed opere artistiche pregevoli.

PORTE E PORTONI

Il centro storico di Toffia è ricco di palazzi antichi, molti ben tenuti altri meno. La maggior parte però hanno gli stipiti, gli architravi o gli archi dei portoni e delle porte in pietra o travertino a volte pregevolmente lavorati.Non è facile trovare un paese della Sabina con un centro storico che abbia gli ingressi delle case e dei palazzi così impreziositi. Tale caratteristica sta a testimoniare la allora presenza stabile a Toffia di nobili famiglie e ricchi cittadini.La potente Chiesa faceva del paese, favorito inoltre dalla vicina Farfa, un centro religioso di primaria importanza per la Sabina.Probabilmente anche l’eterno dualismo che caratterizzava il paese, prima tra la Chiesa e Spoleto, poi tra gli Orsini ed i Colonna, ha favorito una particolare concorrenza allo sfoggio.Oltre a quelli visibili, molti sono nascosti da rinforzi in mattoni e vecchi intonaci, altri probabilmente nei tempi passati, sono andati ad arricchire qualche altra villa o palazzo.Le foto all’interno della sezione ritraggono alcuni degli innumerevoli ingressi alle abitazioni di Toffia con stipiti, architravi o archi in pietra o travertino.

MUSEO MARIA PETRUCCI

Nel cuore del caratteristico centro storico di Toffia, in via della Rocca 21, si puo visitare Casa Raniero sede dal 1991 del museo “Maria Petrucci”, dove sono esposte le opere dell’omonima artista di Toffia.

Nei dintorni

Il centro storico di Toffia è meritevole senz’altro di una visita. Le sue campagne ed i suoi boschi offrono lo spunto per scampagnate e sopralluoghi naturalistici. Nei suoi dintorni molti sono i luoghi d’interesse meritevoli di una visita. La natura ovviamente la fa da padrona, ma anche la storia ha lasciato le sue significative tracce.
A 30 km da Toffia c’è il capoluogo di provincia Rieti, graziosa e tranquilla cittadina ricca di passato e di attività commerciali.
Molteplici sono i santuari Francescani, il più famoso quello di Greccio.
Da li arrivare al Terminillo, la montagna di Roma, è una piacevole passeggiata.
A circa 20 km da Toffia troviamo il lago del Turano, ricco di scorci caratteristici, e dove è possibile mangiare del buon pesce d’acqua dolce.
Poco più lontano il lago del Salto che offre panorami più selvaggi rispetto al Turano.
A cinque minuti di macchina da Toffia, c’è la bellissima Abbazia di Farfa con il suo caratteristico borgo medievale.
Per gli amanti della natura, ad una ventina di km troviamo la Riserva Regionale del Tevere Farfa, dove si possono avvistare molti animali di specie protetta.
Poco distante il Parco Naturale dei Monti Lucretili, selvaggio ed ideale per scampagnate e lunghe passeggiate a cavallo.

SS. Sisinio e Saturnino

Storia e leggenda dei SS. Saturnino il Vecchio e Sisinio

Saturnino e Sisinio vennero decapitati il 29 novembre del 304 sulla Via Nomentana a due miglia dall’Urbe.

Le reliquie in epoca imprecisata furono portate, dalla basilica a lui dedicata “in Trasone” (Via Salaria con via Yser), ai SS. Giovanni e Paolo al Celio. Dopo vari trasferimenti nell’ambito della chiesa, il cardinale Filippo Paolucci sistemò le spoglie, dopo averne fatto la ricognizione il 22 aprile 1726, nel primo altare a destra. In tale occasione un frammento di reliquia fu donato a Benedetto XIII (1724-1730).

Una seconda ricognizione fu effettuata il 7 gennaio 1949 dal cardinale Marchetti Selvaggiani. A Roma sono ricordate alcune reliquie di S. Saturnino: ai SS. Silvestro e Martino ai Monti e a S. Maria in Via Lata parte di un braccio e parte della testa ai SS. Vincenzo e Anastasio alla Regola. Gregorio XIII il 20 giugno del 1581 concesse l’indulgenza plenaria in perpetuo ai visitatori della basilica del Celio nel giorno del suo dies natalis e Giovanni XXIII (1958-1963) ha autorizzato i Passionisti, che officiano la chiesa dal 1773, la celebrazione della Messa di III classe nello stesso giorno.

Il M.R. così ci parla di questi Santi: “A Roma, sulla via Salaria, il natale dei santi Martiri Saturnino il vecchio, e Sisinio Diacono, sotto il Principe Massimiano i quali, lungamente straziati in prigione, per ordine del Prefetto della città furono sospesi sull’eculeo e stirati con nervi, percossi con bastoni e scorpioni, quindi bruciati con fiamme, e finalmente, deposti dall’eculeo, furono decapitati.

I corpi dei due martiri furono poi sepolti da Trasone nella sua proprietà sulla Salaria “nova”. Secondo una leggenda il corpo di San Saturnino è stato portato a Toffia insieme a quello di San Sisinio nel 558, entrambi i corpi furono trasportati dalla vicina Cures.

Si racconta che quando il carro che portava le due bare arrivò a Toffia, all’altezza dell’attuale zona chiamata Ripe di San’Antonio sulla strada originale di Toffia (vicino al lavatoio comunale), i cavalli si inginocchiarono e non vollero più proseguire e le campane della chiesa di San Lorenzo si misero a suonare da sole, per cui i preziosi corpi furono tumulati in questa chiesa.

All’interno della chiesa di San Lorenzo Martire a Toffia ci sono 2 cappelle: una dedicata a San Sisinio ed una a San Saturnino.

La cappella di San Sisinio fu eretta nel 1665 per oblazioni popolari. Il Santo nel quadro sopra l’altare è raffigurato con una palma in mano benedicente il paese. Nella destra della cappella il Santo è raffigurato negli affreschi mentre viene scarnificato con uncini infuocati. Sulla sinistra della cappella l’affresco rappresenta il rifiuto all’adorazione degli dei.

La cappella di San Saturnino fu invece costruita nel 1776. In precedenza vi erano tre altari ed uno di essi era dedicato proprio a San Saturnino (il vecchio che nei duri lavoro delle terme di Diocleziano veniva aiutato dal forte braccio di San Sisinio). Sopra l’altare c’è un quadro dipinto nel 1780 che lo rappresenta.

Nella tela il Santo si presenta genuflesso con lo sguardo rivolto al cielo, nell’attesa che si abbatta sul suo capo la spada del boia che pende dalle labbra del tiranno. Sullo sfondo curvi sotto il peso di vecchi macigni e sotto al sfera degli aguzzini, alcuni vecchi e giovani si avviano verso un sorgente edificio delle terme mentre in alto due angeli si librano con palme e corona del martirio. (Dal sito: www.santiebeati.it)

Olio EVO d’oliva

Chi è originario di Toffia, quasi sicuramente è proprietario di almeno un piccolo terreno con degli ulivi per la produzione ad uso famigliare dell’olio extravergine d’oliva. La produzione salvo rare “annatacce”, supera detto fabbisogno e quindi non è difficile trovare presso le famiglie stesse questo sano e dietetico prodotto della terra sabina, con la certezza di assaporare un alimento genuino senza sofisticazioni.

La flora

La flora a Toffia è particolarmente varia e rigogliosa; nel corso dell’anno i prati, le campagne ed i boschi assumono i più variegati colori. Dalle fioriture primaverili, al giallo estivo; dal rosso autunnale, al verde invernale. Ogni stagione dona a Toffia una diversa livrea che colora il paesaggio. Padrone assoluto è il sempre verde ulivo, poi vite, ciliegio, pesco, noce e tante altre.

La fauna

L’intero territorio di Toffia offre la possibilità di ammirare molte specie selvatiche. La maggior parte di esse dimorano nel versante boschivo di Toffia del Monte Elci che grazie alla presenza di specie endemiche e la buona conservazione dell’habitat, è stato classificato dal Ministero dell’Ambiente come Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.). 

COLLEGAMENTI: per e da Rieti, Roma, Poggio Mirteto e Passo Corese, con bus CoTraL in diversi orari del giorno

ARTERIE DI COMUNICAZIONE: SS4 Salaria a 5 km. Autostrada A1 a 15 km (casello Roma Nord). Ferrovia per Roma a 14 km (staz. Fara Sabina)

SANTO PATRONO: San Lorenzo 10 agosto

FESTE E RICORRENZE:
o Venerdì Santo: Via Crucis ed a volte Passione di Gesù Cristo (programma religioso)
o 60 giorni dopo Pasqua: Corpus Domini (programma religioso)
o 13 giugno: Sant’Antonio da Padova (programma religioso)
o 24 luglio: Santa Cristina (programma religioso e civile)
o 10 agosto: San Lorenzo (programma religioso e civile)
o 14 agosto: Madonna di ferragosto (programma religioso)
o metà agosto: Riviviamo il centro storico (programma civile)
o 8 settembre: Madonna della Speranza (programma religioso e civile)
o 10 dicembre: Madonna di Loreto (programma religioso)

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