Tartufo nero dei Berici PAT Veneto

 Prodotto Agroalimentare Tradizionale del Veneto

Tartufo nero dei Berici, tartufo di Nanto.

La specie di prevalente interesse è il tartufo nero estivo Tuber aestivum Vittadini, o scorzone, cui si affianca il tartufo uncinato T. uncinatum, da taluni considerato varietà del precedente, da altri specie autonoma, come altre presenti ma in quantità poco significative: T. melanosporum, T. macrosporum e T. mesentericum. Lo scorzone è un tartufo ad ampio spettro ecologico, molto adattabile sia per tipo di suolo tanto da trovarlo anche su terreni superficiali e sassosi. Il tubero estivo è di colore bruno nerastro, ha forma ovale o rotondeggiante, con grosse profonde verruche screpolate agli angoli e forate alla sommità. La polpa interna, chiamata gleba, è di colore grigio marrone, con venature bianche numerose e ramificate, che scompaiono con la cottura. Le sue dimensioni non vanno oltre quelle di una grossa mela ed ha profumo e sapore meno pronunciati delle altre varietà.

Gli abbozzi dei carpofori si formano a metà febbraio e già a fine aprile si notano sulla superficie del suolo delle screpolature che segnalano la possibile presenza di tartufi ; in questa prima produzione di maggio-giugno sono poco profumati. Il grosso della fruttificazione si ha da agosto a settembre. In genere i corpi fruttiferi dello scorzone sono abbastanza superficiali e addirittura a raso suolo se prodotti in terreni molto compatti. Essi, sviluppandosi, sollevano la terra e formano caratteristiche fessure. La ricerca dei tartufi si effettua con l’ausilio di un cane addestrato allo scopo e lo scavo con un apposito attrezzo chiamato vanghetto, con limitazione al punto individuato dal cane.

Ingrediente in numerose ricette, come la frittata o le tagliatelle ai tartufi , il prodotto si presta ad essere utilizzato per la preparazione dei cosiddetti prodotti tartufati: si va dal burro all’olio aromatizzati, dalla farina da polenta al riso al tartufo, fino a prodotti più complessi come formaggi, paste e salse pronte all’uso.

Tradizionalità

Il tartufo ha una storia mlto antica. I greci lo chiamavano Hydnon (da cui deriva il termine “idnologia” la scienza che si occupa dei tartufi ), mentre in latino era il tuber, dal verbo tumere (gonfiare). Plinio il Vecchio nel libro della “‘Hystoria Naturale” parlava del tartufo che “sta fra quelle cose che nascono ma non si possono seminare”, mentre Plutarco affermava che il “tubero” nasceva dall’azione combinata dell’acqua, del calore e dei fulmini. Nell’Europa del passato, il tartufo era anche chiamato “aglio del ricco” per il suo leggero sentore agliaceo. Anche nel Veneto ci sono delle zone in cui questo tubero cresce spontaneo, una di queste si trova sui Colli Berici e nella zona orientale dei Monti Lessini. Qui, da secoli, questo prodotto è ricercato e apprezzato e rientra in numerose ricette tradizionali come quella dei principi Giovanelli di Lonigo (Vi) del 1890 che propone il piatto “Tartufo alla Berica”.

Territorio di produzione: Nella provincia di Vicenza le zone tartuficole sono ubicate in prevalenza nel settore orientale dei Monti Lessini e sui Colli Berici. A Nanto e nei limitrofi comuni di Arcugnano, Longare, Castegnero, Mossano, Barbarano Vicentino, Villaga e Zovencedo.

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