Strategia Europea per la biodiversità al 2030

BIODIVERSITÀ – PERCHÉ NON POSSIAMO PIÙ INDUGIARE

Dalle grandi foreste pluviali ai piccoli parchi e giardini, dalla balena azzurra ai funghi microscopici, la biodiversità è la straordinaria varietà della vita sulla Terra. Noi esseri umani siamo una maglia di questa rete di vita, da cui dipendiamo per tutto: per il cibo di cui ci nutriamo, per l’acqua che beviamo, per l’aria che respiriamo. La natura è importante non solo per il nostro benessere fisico e mentale, ma anche per la capacità della nostra società di far fronte ai cambiamenti globali, alle minacce per la salute e alle catastrofi. La natura ci è indispensabile.

Per essere sana e resiliente una società deve dare alla natura lo spazio di cui ha bisogno. La recente pandemia di Covid-19 ci insegna quanto mai sia urgente intervenire per proteggere e ripristinare la natura: ci sta facendo prendere coscienza dei legami che esistono tra la nostra salute e la salute degli ecosistemi, oltre a dimostrare la necessità di adottare catene di approvvigionamento e modi di consumo sostenibili che non forzino i limiti del pianeta. Tutti questi aspetti evidenziano che il rischio di insorgenza e diffusione delle malattie infettive aumenta con la distruzione della natura. Per rafforzare la nostra resilienza e prevenire la comparsa e diffusione di malattie future è perciò fondamentale proteggere e ripristinare la biodiversità e il buon funzionamento degli ecosistemi.

Investire nella protezione e nel ripristino della natura sarà di cruciale importanza anche per la ripresa economica dell’Europa dalla crisi Covid-19. Al riavvio dell’economia dovremo evitare di ricadere e rinchiuderci nelle vecchie cattive abitudini. Il Green Deal europeo, la strategia di crescita dell’UE, sarà la bussola per la nostra ripresa, assicurando che l’economia sia al servizio delle persone e della società e restituisca alla natura più di quanto le sottrae. La protezione della biodiversità ha giustificazioni economiche ineludibili. I geni, le specie e i servizi ecosistemici sono fattori di produzione indispensabili per l’industria e le imprese, soprattutto per la produzione di medicinali. Oltre la metà del PIL mondiale dipende dalla natura e dai servizi che fornisce; in particolare tre dei settori economici più importanti — edilizia, agricoltura, settore alimentare e delle bevande — ne sono fortemente dipendenti.


La conservazione della biodiversità può apportare benefici economici diretti a molti settori dell’economia: ad esempio, la conservazione degli stock marini potrebbe incrementare gli utili annuali dell’industria dei prodotti ittici di oltre 49 miliardi di EUR, mentre la protezione delle zone umide costiere, con la riduzione dei danni causati dalle inondazioni, potrebbe evitare perdite per circa 50 miliardi di EUR all’anno all’industria delle assicurazioni. Il rapporto benefici/costi complessivi di un programma mondiale efficace per la conservazione della natura ancora allo stato selvatico è stimato ad almeno 100 a 1.

Gli investimenti nel capitale naturale, ad esempio nel ripristino di habitat ricchi di carbonio e nell’agricoltura rispettosa del clima, sono considerati tra le cinque politiche più importanti di risanamento del bilancio in quanto offrono moltiplicatori economici elevati e un impatto positivo sul clima. Sarà importante che l’UE sfrutti questo potenziale per far sì che la ripresa avvenga all’insegna della prosperità, della sostenibilità e della resilienza.

La biodiversità è altresì fondamentale per salvaguardare la sicurezza alimentare dell’UE e dell’intero pianeta e il suo depauperamento rappresenta una minaccia per i sistemi alimentari, mettendo a repentaglio la nostra sicurezza alimentare oltre che la nostra nutrizione. La biodiversità è anche alla base di diete sane e nutrienti e migliora sia i mezzi di sussistenza delle zone rurali sia la produttività agricola: basti pensare che più del 75 % dei tipi di colture alimentari nel mondo dipendono dall’impollinazione animale.

Nonostante l’urgenza di questo imperativo morale, economico e ambientale, la natura versa in uno stato critico. Le cinque principali cause dirette della perdita di biodiversità sono:

  • cambiamenti dell’uso del suolo e del mare
  • sfruttamento eccessivo delle risorse
  • cambiamenti climatici
  • inquinamento
  • specie esotiche invasive

esse stanno facendo rapidamente scomparire l’ambiente naturale. È un fenomeno che tocchiamo con mano: gli spazi verdi sono cancellati da colate di cemento, le riserve naturali scompaiono sotto i nostri occhi e il numero di specie a rischio di estinzione non è mai stato così alto nella storia dell’umanità. Negli ultimi 40 anni la fauna selvatica del pianeta si è ridotta del 60 % a causa delle attività umane e quasi tre quarti della superficie terrestre ha subito alterazioni che hanno relegato la natura in un angolo sempre più ristretto.

La crisi della biodiversità e la crisi climatica sono intrinsecamente legate. I cambiamenti climatici, attraverso siccità, inondazioni e incendi boschivi, accelerano la distruzione dell’ambiente naturale, che a sua volta, insieme all’uso non sostenibile della natura, è uno dei fattori alla base dei cambiamenti climatici. Tuttavia, se le crisi sono legate, lo sono anche le soluzioni. È la natura, alleato vitale nella lotta ai cambiamenti climatici, che regola il clima, e le soluzioni basate su di essa – come la protezione e il ripristino delle zone umide, delle torbiere e degli ecosistemi costieri, o la gestione sostenibile di zone marine, foreste, pascoli e terreni agricoli – saranno determinanti per la riduzione delle emissioni e l’adattamento ai cambiamenti climatici. L’impianto di alberi e la creazione di infrastrutture verdi ci aiuteranno ad attenuare il calore in città e mitigare gli effetti delle catastrofi naturali.

La perdita di biodiversità e il collasso degli ecosistemi sono tra le minacce principali che l’umanità dovrà affrontare nel prossimo decennio; sono una minaccia anche per le fondamenta della nostra economia e si prevede che i costi dell’inazione, già alti, aumenteranno. Si stima che dal 1997 al 2011 i cambiamenti nella copertura del suolo abbiano causato perdite pari a 3 500-18 500 miliardi di EUR l’anno in servizi ecosistemici a livello mondiale e che il degrado del suolo sia costato 5 500- 10 500 miliardi di EUR l’anno: più precisamente, la perdita di biodiversità riduce le rese agricole e le catture ittiche, aumenta le perdite economiche dovute alle inondazioni e altre catastrofi, e ci priva di potenziali nuove fonti di medicinali.

L’UE è pronta a dar prova di ambizione per invertire la perdita di biodiversità, assumendo un ruolo di guida per il resto del mondo, non solo con l’esempio ma anche tramite azioni concrete, e adoperandosi per concordare e adottare un quadro mondiale di trasformazione post 2020 in occasione della 15a conferenza delle parti della Convenzione sulla diversità biologica.

A guidarla dovrebbe essere l’ambizione ultima di garantire che entro il 2050 tutti gli ecosistemi del pianeta siano ripristinati, resilienti e adeguatamente protetti. Il mondo intero dovrebbe abbracciare il principio del “guadagno netto” per restituire alla natura più di quanto le sottrae e, in quest’ottica, impegnarsi a scongiurare, nei limiti del possibile, estinzioni indotte dall’uomo.

La presente strategia definisce il modo in cui l’Europa può contribuire a realizzare questo obiettivo. Come primo traguardo si prefigge di riportare la biodiversità in Europa sulla via della ripresa entro il 2030 a beneficio delle persone, del pianeta, del clima e dell’economia, in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e con gli obiettivi dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Oltre ad affrontare le cinque cause principali della perdita di biodiversità, delinea un quadro di governance rafforzato inteso a colmare le restanti lacune, assicura l’attuazione completa della legislazione dell’UE e concentra tutti gli sforzi in corso. Riconoscendo che per proteggere e ripristinare la natura le regole da sole non bastano, la strategia è all’insegna dell’iniziativa e dell’incentivo, nello spirito e nelle azioni che prospetta; in quanto tale richiederà la partecipazione fattiva dei cittadini, delle imprese, delle parti sociali e della comunità della ricerca e della conoscenza, come pure forti partenariati tra il livello locale, regionale, nazionale ed europeo. Il suo contenuto è in linea con le ambizioni e l’impegno espressi negli orientamenti politici della presidente von der Leyen e nel Green Deal europeo.

Adottata durante la fase acuta della pandemia di Covid-19, la strategia sarà anche un elemento centrale del piano di ripresa dell’UE, determinante sia per prevenire la nuova insorgenza di zoonosi e rafforzare la nostra resilienza sia per offrire opportunità commerciali e di investimento immediate che rilancino l’economia dell’UE.

Tutte le nuove iniziative legislative saranno fondate sugli strumenti per legiferare meglio della Commissione. Le valutazioni d’impatto, basate su consultazioni pubbliche e sulle previsioni degli effetti ambientali, sociali ed economici, aiuteranno a garantire che tutte le iniziative centrino i propri obiettivi nel modo più efficace e meno oneroso possibile e rispettino l’impegno di non nuocere all’ambiente

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