SANT’AGATA
5 Febbraio

Santa del giorno ricorrenza del 5 febbraio

Il Martirio di sant’Agata è un dipinto a olio su tela realizzato da Giambattista Tiepolo nel 1755 per la chiesa di Sant’Agata annessa al convento delle Benedettine di Lendinara, ora conservato nella Gemäldegalerie di Berlino.

Nome: Sant’ Agata

Titolo: Vergine e martire

Nascita: III Secolo, Catania

Morte: 5 febbraio 251, Catania

Tipologia: Memoria liturgica

Patrona di:Catania, Arzignano, Capua, Sant’Agata de’ Goti, Martinengo, Santhià, Basiglio, Sant’Agata Bolognese, Asciano, Rivergaro ALTRI

Protettrice:delle donne affette da patologie al seno, fonditori di campane, vigili del fuoco

La città di Catania ha l’onore di aver dato i natali a questo mistico fiore reciso dalla bufera nella persecuzione di Decio nell’anno 251, lo affermano con certezza i documenti che narrano il martirio della tanto amata Santa affermano.

Discendente d’illustre famiglia, nel fiore dell’età si era consacrata a Dio col voto di perfetta castità. Ma Quinziano, pretore della Sicilia, conosciutane la bellezza e l’immenso patrimonio, decise di sposarla, e vedendo che non riusciva con le lusinghe, pensò di saziare almeno la sua avarizia valendosi dei decreti imperiali allora pubblicati contro i Cristiani. Agata venne arrestata e per ordine del duce consegnata ad una donna malvagia di nome Afrodisia la quale, colle sue figliuole che menavano pure una vita scandalosa, aveva l’incarico di condurla poco per volta al male.

A nulla giovarono contro la giovane vergine le arti di quella spudorata megera, tanto che dopo un mese abbandonò la scellerata impresa. Quinziano, informato dell’insuccesso, richiamò Agata al tribunale, e con tono benigno le disse: « Come mai tu che sei nobile ti abbassi alla vita umile e servile dei Cristiani? “Perchè, disse ella, sebbene io sia nobile, tuttavia sono schiava di Gesù Cristo.” Ed allora, continuò il giudice, in che consiste la vera nobiltà? “Nel servire Dio” fu la sapiente risposta. Egli irritato dalla fermezza della martire, la fece schiaffeggiare e gettare in carcere.

Il giorno seguente Quinziano trovando in Agata non minore coraggio di prima, la fece stendere sul cavalletto, e più crudele di una belva, comandò che le fossero strappate le mammelle con le tenaglie. Dopo l’esecuzione dell’ordine feroce la fece rimettere in carcere vietando a chiunque di medicarla o di darle da mangiare. Ma Iddio si burla dell’arroganza e dei disegni umani; infatti in una visione apparve ad Agata l’Apostolo S. Pietro il quale, confortatala ricordandole la corona che l’attendeva, fece su di lei il segno della croce e la guarì completamente.

Non si può descrivere la sorpresa e insieme la bile di Quinziano quando, dopo quattro giorni, fatta di nuovo condurre Agata al tribunale, dovette constatare la prodigiosa guarigione. Al colmo della rabbia, preparato un gran braciere, in cui ai carboni ardenti erano mescolati cocci di vasi, vi fece stendere sopra e rigirare la vittima. Ad un tratto, mentre i carnefici compivano quell’orribile ufficio, un terribile terremoto scosse la città, e fra le altre vittime seppellì pure due intimi consiglieri del pretore. Frattanto tutta la città spaventata, cominciò a gridare che quello era un castigo di Dio per la crudeltà usata verso la sua serva e tutti correvano tumultuando verso la casa del pretore, il quale al sentire lo schiamazzo della folla, temendo che gli fosse tolta di mano la preda, nascostamente la rimandò nel carcere. La martire stremata di forze, ma lieta di aver consumato il suo sacrificio, in un supremo sforzo, congiunte le mani, così pregò: « Signore mio Dio, che mi avete protetto fin dall’infanzia ed avete estirpato dal mio cuore ogni affetto mondano e mi avete dato forza nei patimenti, ricevete ora in pace il mio spirito ». Ciò detto chiudeva per sempre gli occhi alla luce del mondo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di sant’Agata, vergine e martire, che a Catania, ancora fanciulla, nell’imperversare della persecuzione conservò nel martirio illibato il corpo e integra la fede, offrendo la sua testimonianza per Cristo Signore.

FESTA DI SANT’AGATA LA REGINA DI CATANIA

Venerata da cattolici e ortodossi, è patrona di Catania. La sua festa incanta il mondo, con la spettacolare processione delle reliquie, è stata dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità Unesco. Vergine e martire, fu sedotta dal proconsole Quinziano ma lei non cedette. E lui la fece torturare fino a farle strapparle i seni con grosse tenaglie

Chi abita in questi giorni nella città di Catania, sicuramente le avrà viste scorrazzare lungo tutte le vie del centro storico ed alcune zone periferiche della città, riconoscibili grazie alla loro andatura ed alla loro indistinguibile “annacata“. Si tratta delle dodici candelore (o cerei) di Sant’Agata, cerei votivi costruiti in legno dal colore aureo e adornate secondo vari stili. Istituite nel VII secolo circa, esse rappresentano una corporazione di arti e mestieri che, sia nei tre giorni di festa religiosa che una decina di giorni prima, vagano per la città in rappresentanza della loro classe lavorativa.

Le due candelore non appartenenti a nessuna corporazione sono la “piccola” candelora di Monsignor Ventimiglia, voluta dallo stesso vescovo nel 1766 dopo l’eruzione lavica ed oggi custodita presso la chiesa di San Placido dall’Associazione Sant’Agata in Cattedrale, e la candelora del Circolo Cittadino di Sant’Agata, custodita dall’omonimo circolo presso la chiesa Collegiata di via Etnea, che aprono e chiudono rispettivamente il rituale corteo dei cerei in processione.

Nel 1514 se ne contavano 22 la prima delle quali in processione era quella dei Confettieri adorna di “cosi zuccarati”; nel 1674 sappiamo fossero 28 mentre agli inizi del ‘900 se ne contavano 13.
Oggi sono 12 in totale, con l’introduzione dell’ultima arrivata candelora Villaggio Sant’Agata, pesanti dai 400 ai 900 chili e portate a spalla, a seconda del peso, da 4, 8, 10 o 12 uomini.

Nei tre giorni della festa di Sant’Agata esse seguono un rigoroso ordine, secondo la seguente scaletta:

– Cereo Monsignor Ventimiglia, la piccola della famiglia, meglio conosciuta come candelora di Sant’Agata. Consta di tre ordini, una base, una parte intermedia con volute di angeli e la parte superiore con le statue dei santi catanesi. è stata restaurata nel 1985. Durante il congresso eucaristico del 1959 venne utilizzata come artistica base per la statua della Madonna di Fatima.

– “Primo Cereo” Rinoti, donata dagli abitanti di San Giuseppe la Rena agli inizi dell’800. Consta di quattro ordini. Quattro artistici grifoni con le ali spiegate circondati da motivi barocchi si trovano alla base,poi quattro angeli coi simboli agatini. Al centro le scenografie e in alto quattro statue di martiri catanesi. Fino al 1692 la candelora,che appartiene agli abitanti di San Giuseppe La Rena, veniva smontata in più parti e conservata nella piccola chiesa parrocchiale. Attualmente si conserva in un locale appositamente costruito. E’ stata ricostruita e completata tra il 1820 e il 1852 rispettivamente al tempo dei signori don Girolamo Messina e don Giuseppe Barbagallo , notabili della borgata. Giunge in città dopo la festa che viene organizzata nel rione, la mattina del 3 febbraio dopo un percorso di circa sei chilometri. Viene accompagnata dal rettore, dal comitato di quartiere e dalla banda del rione. E’ tradizione che il 3 febbraio pomeriggio venga eletto, dopo un momento di fratellanza (un bicchierotto di buon vino tra amici e della buona musica), il rettore per l’anno successivo. Viene portata in processione da portatori della stessa borgata.

– Cereo degli Ortofluricoltori (giardinieri e fiorai), la più originale, in stile gotico veneziano restaurata interamente nel 1983, ripristinando in quest’occasione la tradizionale boccia a corona che la sovrasta, per la quale viene comunemente definita La regina. Fino al 1917 si conservava accanto alla chiesa della Madonna delle Grazie a Cibali. poi a S. Agata la Vetere. negli anni ’50 la categoria ebbe una causa con il comitato dei Rinoti per motivo di precedenza e per un lungo periodo non usci in processione se non nel 1960. Oggi si conserva nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata.

– Cereo dei Pescivendoli, in stile rococò, di fattura ottocentesca, custodita oggi al mercato ittico. Caratteristico il mazzetto di fiori freschi, oggi sostituito da fiori artificiali, che un tempo completava la candelora, che, al tempo dell’Arcivescovo Bentivoglio, veniva benedetto durante una manifestazione nel cuore della pescheria, la mattina del 3 febbraio. La bandiera tricolore fu dono del re Vittorio Emanuele III , in visita a Catania alla categoria. Caratteristica di questa candelora è la ghirlanda di fiori posta al di sopra della scenografia che oscilla al movimento del passo rendendola inconfondibile rispetto alla altre. Per il suo tipico passo viene chiamata la “bersagliera“.

– Cereo dei Fruttivendoli, detta la “signorina” per il suo movimento e le sue forme eleganti, scandite alla base da 4 artistici cigni. Venne restaurata nel 1959 dall’indoratore Villani con decorazioni in oro zecchino; furono rinnovati totalmente tutti i gagliardetti. Nel restauro l’antico cerone interno venne sostituito con uno in legno più leggero,quello antico si trova ora nella cappella della Madonna in Cattedrale.

– Cereo dei Macellai, nota comunemente come candelora dei chianchieri, è adornata da una statua rappresentante S. Sebastiano, patrono della corporazione dei macellai e da sempre si conserva presso i locali annessi alla chiesa di S. Sebastiano nei pressi del Castello Ursino. Caratteristica la sua forma: è un’artistica torre che consta di quattro ordini alla base quattro artistici leoni nel secondo ordine angeli e scenografie, nel terzo ordine dentro nicchie ornate da colonne corinzie quattro statue : S. Sebastiano al centro, S.Antonio di Padova, S. Isidoro Agricola, la Madonna del Carmine.

– Cereo dei Pastai, spicca per la sua semplicità ed eleganza, in stile barocco esso è l’unico che manca di scenografie rappresentanti il martirio di Agata, all’interno custodisce ancora il cerone in vera cera, ed è conservato all’interno della chiesa dedicata a S. Francesco all’Immacolata.

– Cereo dei Pizzicagnoli, ovvero degli alimentaristi. Ottava in processione, è nota per il suo stile liberty con alla base quattro splendide cariatidi, anch’essa conservata nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata. E’ stata restaurata nel 1980. per un lungo periodo dal dopoguerra agli anni sessanta veniva adornata con artistici mazzetti di fiori dalle forme più strane: una enorme corona o una grande stella. Dopo l’ultimo restauro è stato allungato il cerone interno, rimessa una boccia di vetro secondo l’uso originale. Curiosità: in occasione delle festività del 2015 è stato ripristinato il mazzo di fiori in cima alla candelora, preso in prestito dal cereo dei fruttivendoli

– Cereo dei Bettolieri, o vinaioli, la quale esce in processione a cura del comitato delle feste agatine da quando, agli inizi degli anni ’60, la corporazione non si occupò più della manutenzione e dell’uscita della candelora. Si conserva nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata.

– Cereo dei Fornai e dei Panettieri, è stata sempre la più pesante di tutte e viene comunemente definita, per la sua cadenza e pesantezza, la “Mamma”; portata in processione da ben 12 portantini, oggi si conserva nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata. Era in una forma tipicamente liberty costruita in 5 ordini. Caratteristici nella parte finale erano due angeli che con una mano sorreggevano la corona e con l’altra una tuba. il terminale del cerone è con una grossa boccia a corona; negli anni venti vediamo una ulteriore trasformazione; della vecchia candelora si conservano gli otto grossi angeli e la base , nel terzo ordine sotto la corona furono aggiunte le seguenti statue dei santi: Metodio,Everio Berillo il beato Pietro Geremia.

– Cereo Villaggio Sant’Agata, è la candelora più giovane, voluta dal signor Salvatore Russo ed inaugurata nel 2010, ha fatto parte per la prima volta alla processione agatina nel 2012.
Già negli anni ’80 venne costruita una piccola candelora che girava nel quartiere, ma si è voluta donare alla cittadinanza del villaggio Sant’Agata una candelora degna delle altre 11. Il Cereo è stato progettato nel 2007 e scolpito dalla ditta Scirè di Emanuele Branchitta ed assemblata dal fratello Eliseo. È alto, con il mazzo di fiori che la sovrasta, quasi 4,90 metri, pesa circa 600 kg ed è portato da 8 persone. Alla base vi sono quattro basamenti con teste di leone, mentre le statue dei santi e le scene del martirio di Agata sono state realizzate dalla illustre ditta Ferdinand Stuflesse di Ortisei.

– Cereo Circolo Cittadino di Sant’Agata, non appartiene a categorie, ma all’omonimo circolo cittadino fondato dal Beato Cardinale Dusmet nel 1874; La candelora venne realizzata alcuni anni dopo nel 1876, di stile composito, consta di quattro ordini. La candelora nella parte finale fino alla festa del 1987 portava la tradizionale boccia di vetro; nel restauro del 1988,è stata sostituita con un mazzetto realizzato dal fioraio Samperi. Nonostante l’entrata in processione della candelora più giovane del Villaggio Sant’Agata, la candelora del Circolo Cittadino Sant’Agata chiude la processione, così come da tradizione, come ultimo cereo.

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