S’Aligu PAT Sardegna

Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Sardegna

S’ALIGU

S’Aligu è un dolce di forma generalmente romboidale con il lato maggiore di circa 6/8 centimetri, non molto alto, di consistenza morbida e pertanto poco croccante. Il suo sapore è un unicum di miele, mandorle e buccia d’arancia racchiuso, superiormente e inferiormente, in due foglie di limone La produzione de S’Aligu è pressoché scomparsa in quasi tutti i centri della Sardegna, eccetto Silanus, in provincia di Nuoro, dove ha avuto grande rilancio nell’ultimo decennio. Attualmente, simili preparazioni sono presenti a Tula, Scano Montiferru e Siniscola, ma esclusivamente per consumo personale. Altre varianti sono prodotte a Sindia, Dualchi e Noragugume impiegando però la sapa al posto del miele.

La lavorazione de S’Aligu prevede diversi passaggi per integrare nell’impasto le diverse materie prime. Si procede innanzitutto alla preparazione della cosiddetta “fresa de aligu”, un impasto di semola, acqua tiepida, sale e strutto tagliato poi in sfoglie sottili lunghe 15/20 centimetri. Le sfoglie vengono poi infornate e cotte a temperatura moderata fino a che diventano croccanti e tostate; vengono poi frantumate in piccoli pezzi.

Tostatura mandorle

Le mandorle secche, rinvenute in acqua calda, vengono sbucciate e tagliate in fette sottili, disposte in una teglia di latta e infornate fino a raggiungere adeguata croccantezza. Le bucce d’arancia, appese ad essiccare in luogo arieggiato, vengono fatte rinvenire in acqua fredda, liberate dall’albedo e tagliate in strisce sottilissime. Gli ingredienti descritti sono amalgamati nel miele, preferibilmente locale, nella misura di un chilo di miele per ogni chilo di mandorle. Il miele, posto in un recipiente di rame stagnato a fiamma moderata, si porta a bollitura.

Dopo circa 10 minuti si versano le strisce sottili di buccia d’arancia, le mandorle tostante ed in ultimo la “fresa de aligu”, girando l’impasto con un mestolo di legno fino a raggiungere una consistenza tale da poter versare l’impasto su un tavolo di legno bagnato con acqua fredda, avendo cura di spalmarlo in lungo fino ad ottenere lo spessore di un centimetro. Una volta raffreddato, si formano dei rombi che vengono quindi rivestiti “sopra e sotto” con foglie di limone. I rombi così ottenuti vengono generalmente disposti a raggiera in grandi ceste e mantenuti in luogo fresco, oppure riposti in scatole di latta per conservarne gli aromi intensi. L’unico accorgimento richiesto è quello di controllare periodicamente le foglie di limone che, una volta seccate, devono essere sostituite.

Tradizionalità

Pur trattandosi di un dolce molto antico, la tradizione è soprattutto affidata alla narrazione orale di alcune donne centenarie che hanno imparato l’arte dalle proprie nonne e madri, . I diversi ingredienti richiamano origini fenicie ed il termine “aligu” potrebbe discendere dalle civiltà pagane ed essere considerato quindi come “alga” ossia immondezza, rifiuto. Altra ipotesi è quella dell’origine ebraica, per via dell’utilizzo della pasta azzima, caratteristica comunque anche dell’età nuragica. , Sappiamo che dal 1973 una pasticceria di Silanus perpetua questa tradizione producendo e commercializzando ininterrottamente il prodotto.

Territorio di produzione: Il territorio del comune di Silanus

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