Proteggere e ripristinare la natura nell’UE

L’Unione dispone di quadri giuridici, strategie e piani d’azione per proteggere la natura e ripristinare habitat e specie, ma nonostante ciò la protezione è incompleta, il ripristino è stato effettuato su piccola scala e l’attuazione e il rispetto della legislazione sono insufficienti.

Per poter riportare la biodiversità sulla via della ripresa entro il 2030 dobbiamo intensificare la protezione e il ripristino della natura. A tal fine è opportuno che l’UE migliori ed estenda la propria rete di zone protette ed elabori un piano ambizioso di ripristino della natura.

UNA RETE COERENTE DI ZONE PROTETTE

La biodiversità prospera nelle zone protette. L’attuale rete di zone giuridicamente protette, comprese quelle sottoposte a protezione rigorosa, non è però abbastanza ampia da salvaguardarla. È ormai assodato che gli obiettivi definiti nella convenzione sulla diversità biologica sono insufficienti a proteggere e ripristinare adeguatamente la natura. Occorrono sforzi a livello mondiale, e l’UE stessa deve fare di più e meglio per la natura costruendo una rete naturalistica transeuropea che sia davvero coerente. L’ampliamento delle zone protette è anche un imperativo economico: secondo le stime degli studi sui sistemi marini per ogni euro investito nelle zone marine protette se ne generano almeno tre; analogamente, il controllo dell’adeguatezza delle direttive Natura ha dimostrato che i benefici di Natura 2000 sono valutati tra i 200 e i 300 miliardi di EUR all’anno. Si prevede che il fabbisogno di investimenti della rete generi fino a 500 000 nuovi posti di lavoro.

Per il bene dell’ambiente che ci circonda e della nostra economia, così come per sostenere la ripresa dell’UE dalla crisi Covid-19, dobbiamo proteggere di più la natura. In questo spirito, nell’UE dovrebbe essere protetto almeno il 30 % della superficie terrestre e il 30 % del mare, vale a dire almeno il 4 % in più della terra e il 19 % in più del mare rispetto a oggi. Questo obiettivo è pienamente in linea con quanto proposto nell’ambito del quadro mondiale per la biodiversità post 2020.

In tale contesto s’impone un’attenzione particolare alle zone ad alto valore o potenziale di biodiversità: in quanto più vulnerabili ai cambiamenti climatici, dovrebbero essere oggetto di trattamento particolare, sotto forma di protezione rigorosa. Attualmente solo il 3 % della superficie terrestre e meno dell’1 % del mare sono protetti in maniera rigorosa nell’UE. Non basta, dobbiamo fare di più: almeno un terzo delle zone protette dovrebbe esserlo rigorosamente, vale a dire il 10 % della superficie terrestre dell’UE e il 10 % dei suoi mari; anche questo obiettivo è conforme all’ambizione mondiale proposta.

Nell’ambito di questo approccio, sarà fondamentale definire, mappare, monitorare e proteggere rigorosamente tutte le foreste primarie e antiche ancora esistenti nell’UE. Sarà inoltre importante difendere lo stesso obiettivo a livello mondiale e assicurare che le azioni adottate dall’UE non comportino la deforestazione in altre regioni del mondo. Le foreste primarie e antiche sono gli ecosistemi forestali più ricchi, in grado di eliminare il carbonio dall’atmosfera assorbendone notevoli quantità. Occorre proteggere in modo rigoroso anche vaste superfici ospitanti altri ecosistemi ricchi di carbonio, come le torbiere, i pascoli, le zone umide, le mangrovie e le praterie oceaniche, tenendo conto dei cambiamenti previsti nelle zone di vegetazione.

Spetterà agli Stati membri designare le zone supplementari protette e rigorosamente protette, che andranno a integrare la rete Natura 2000 oppure rientreranno in un regime nazionale di protezione. Per tutte le zone protette dovranno essere stabiliti misure e obiettivi chiari di conservazione. La Commissione, in collaborazione con gli Stati membri e l’Agenzia europea dell’ambiente, presenterà nel 2020 criteri e orientamenti per individuare e designare zone supplementari, compresa la definizione di “protezione rigorosa”, nonché per pianificare adeguatamente la gestione delle zone protette.

Contestualmente indicherà in che modo è possibile contribuire al perseguimento degli obiettivi con altre misure efficaci di conservazione basate sul territorio e con misure d’inverdimento delle città.

Gli obiettivi si riferiscono all’Unione nel suo insieme e potrebbero essere suddivisi in base alle regioni biogeografiche e ai bacini marini dell’Unione o a un livello più locale. Il contributo richiesto a ogni Stato membro dovrà essere equo e basarsi, oltre che su criteri ecologici obiettivi, sul riconoscimento che i paesi non hanno lo stesso livello di biodiversità dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Particolare attenzione sarà rivolta alla protezione e al ripristino degli ecosistemi marini e terrestri tropicali e subtropicali situati nelle regioni ultraperiferiche dell’UE, per via del loro valore eccezionale sotto il profilo della biodiversità.

A fine di disporre di una rete naturalistica transeuropea che sia davvero coerente e resiliente, sarà inoltre importante creare corridoi ecologici che impediscano l’isolamento genetico, consentano la migrazione delle specie e preservino e rafforzino l’integrità degli ecosistemi. In tale contesto, è opportuno promuovere e sostenere gli investimenti nelle infrastrutture verdi e blu e la cooperazione transfrontaliera tra gli Stati membri, anche attraverso la cooperazione territoriale europea.

Protezione della natura: impegni principali entro il 2030

Proteggere legalmente almeno il 30 % della superficie terrestre dell’UE e il 30 % dei suoi mari e integrare i corridoi ecologici in una vera e propria rete naturalistica transeuropea.

Proteggere rigorosamente almeno un terzo delle zone protette dell’UE, comprese tutte le foreste primarie e antiche ancora esistenti sul suo territorio.

Gestire efficacemente tutte le zone protette, definendo obiettivi e misure di conservazione chiari e sottoponendoli a un monitoraggio adeguato.

La Commissione si prefigge di concordare con gli Stati membri i criteri e gli orientamenti per la designazione delle zone supplementari entro la fine del 2021. Gli Stati membri avranno quindi tempo fino alla fine del 2023 per dimostrare di aver compiuto progressi significativi nella designazione legale di nuove zone protette e nell’integrazione dei corridoi ecologici. Su tale base, entro il 2024 la Commissione valuterà se l’Unione è sulla buona strada per conseguire i traguardi che si è data per il 2030 o se sono necessarie azioni più incisive, ivi compresa l’adozione di atti normativi dell’UE.

Anche i paesi e territori d’oltremare dell’UE, infine, ospitano importanti punti critici per la biodiversità, che non sono soggetti alle norme ambientali dell’UE. La Commissione invita gli Stati membri interessati a considerare la possibilità di promuovere in questi paesi e territori norme analoghe o equivalenti.

Piano dell’UE di ripristino della natura: impegni principali entro il 2030

  1. Proporre obiettivi unionali vincolanti di ripristino della natura nel 2021, previa valutazione d’impatto. Entro il 2030: sono ripristinate vaste superfici di ecosistemi degradati e ricchi di carbonio; le tendenze e lo stato di conservazione degli habitat e delle specie non presentano alcun deterioramento; e almeno il 30 % degli habitat e
  2. Invertire la tendenza alla diminuzione degli impollinatori.
  3. Ridurre del 50 % i rischi e l’uso dei pesticidi chimici e fare altrettanto riguardo all’uso dei pesticidi più pericolosi.
  4. Destinare almeno il 10 % delle superfici agricole ad elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità.
  5. Adibire almeno il 25 % dei terreni agricoli all’agricoltura biologica e aumentare in modo significativo la diffusione delle pratiche agroecologiche.
  6. Piantare tre miliardi di nuovi alberi nell’Unione, nel pieno rispetto dei principi ecologici.
  7. Realizzare progressi significativi nella bonifica dei suoli contaminati.
  8. Riportare almeno 25 000 km di fiumi a scorrimento libero.
  9. Ridurre del 50 % il numero di specie della lista rossa minacciate dalle specie esotiche invasive.
  10. Ridurre le perdite dei nutrienti contenuti nei fertilizzanti di almeno il 50 % ottenendo una riduzione di almeno il 20 % nell’uso dei fertilizzanti.
  11. Dotare le città con almeno 20 000 abitanti di un piano ambizioso di inverdimento urbano.
  12. Eliminare l’uso dei pesticidi chimici nelle zone sensibili, come le aree verdi urbane dell’UE.
  13. Ridurre sostanzialmente gli effetti negativi della pesca e delle attività estrattive sulle specie e sugli habitat sensibili, compresi i fondali marini, al fine di riportarli a un buono stato ecologico.
  14. Eliminare le catture accessorie o ridurle a un livello che consenta il ripristino e la conservazione delle specie.

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