Noce

Caratteristiche botaniche dell’albero e tecniche di coltivazione

Il noce è uno dei più antichi alberi da frutto conosciuti e coltivati dall’uomo. Per le sue dimensioni maestose e la grande longevità, possiamo considerarlo i re degli alberi da frutto.
I suoi frutti si possono consumare freschi o essiccati. Inoltre, possono essere usati per fare dolci, per estrarne l’olio e, quando sono ancora verdi, per fare il famoso liquore nocino.

L’albero di noci ha un grande valore anche per il suo pregiato legno, duro ed eterno. Non a caso è da sempre usato nell’industria mobiliera di alta qualità.Non dimentichiamo, infine, la bellezza di quest’albero, apprezzato sia come pianta ornamentale che per la sua grande capacità di ombreggiamento.

Nel nostro Paese la coltivazione del noce ha una grande tradizione, anche se, purtroppo, con il tempo sta andando perdendosi. Fino agli Anni ‘60, infatti, l’Italia era il primo produttore mondiale, mentre oggi ha solo una piccola quota di produzione.

La maggior parte delle noci sul mercato, purtroppo, sono d’importazione e arrivano, in particolare, dagli Stati Uniti.
Questa cultivar, quindi, è da riscoprire e valorizzare, in primis per la sua tradizione, ma anche per il valore economico.
Conosciamo allora le caratteristiche del noce e vediamo come coltivarlo nella maniera giusta

Inquadramento botanico e storia

Il noce (Juglans regia), è un albero da frutto della famiglia botanica delle Juglandaceae. Questa famiglia comprende circa sessanta specie di alberi, ripartite in sette generi, quello di nostro interesse è lo Juglans.
Lo Juglans regia è la specie più importante dal punto economico, ed è anche conosciuto con i nomi comuni di noce bianconoce comune e noce reale.

L’origine del noce è piuttosto incerta. Reperti fossili ne dimostrano la presenza allo stato spontaneo già 9.000 anni fa, in Asia, Europa e Nord America. In seguito alle glaciazioni però, si è modificato l’areale geografico della pianta, che in seguito all’evoluzione e all’adattamento ha dato vita allo sviluppo di circa 20 specie.
E’ raro però, trovare alberi di noce allo stato selvatico originario. In Europa vi è una presenza significativa solo in alcune zone della Grecia. Nel resto del continente il noce è più che altro di coltivazione, e le varietà sono adatte ai diversi ambienti climatici.
Oltre allo Juglans regia, esiste un’altra specie d’interesse agronomico appartenente a questo genere, lo Juglans nigra. Questa specie produce frutti non commestibili. Viene anche chiamata noce nero e per la sua grande resistenza viene utilizzata come portainnesto del noce comune.

Caratteristiche dell’albero di noce

La prima caratteristica dell’albero di noci che balza agli occhi è la sua maestosità. Può arrivare anche ad un altezza di 20-25 metri, essendo oltretutto una pianta molto longeva, in grado di vivere oltre un secolo.
E’ una specie caducifoglia, ossia perde il fogliame nel periodo invernale.
E’ inoltre una specie latifoglia, cioè caratterizzata da foglie larghe (a prescindere dalla forma). Questo termine si contrappone ad aghifoglie, ossia alberi e arbusti con foglie filiformi.
Il noce è un albero solitario, vale a dire che intorno ad esso non crescono altre piante. Questo fenomeno, chiamato allelopatia, è dovuto alla presenza nelle radici, nelle foglie e nella corteccia, di una sostanza tossica per le altre piante, chiamata juglone, che l’albero rilascia nel terreno. Questo è il motivo per cui il noce raramente entra a far parte di boschi spontanei.

L’albero di noce ha un apparato radicale molto espanso, con radici fittonanti. Attraverso questo apparato assorbe una gran quantità di sali minerali e altri elementi dal terreno. Va da sé che anche per questo motivo la sua crescita è solitaria.

Tronco, foglie, fiori e frutti

Il tronco del noce è davvero imponente. Molto solido, alto e dritto, conferisce all’albero il suo portamento maestoso.
Da giovane (primi vent’anni) la corteccia è di colore grigio-cenere e liscia, ma con il passare degli anni diventa più scura e rugosa. Il diametro del tronco può arrivare anche a misurare un metro.
Il noce è dotato di un’ampia chioma, che può raggiungere un diametro di 10 metri.
Le foglie sono di colore verde chiaro, di forma ovale e con margine intero. Sono imparipennate e riunite in gruppi di 6-7, con la foglia apicale sempre più grande delle altre.

Quest’albero è una specie monoica, vale a dire che porta i fiori femminili e maschili sulla stessa pianta. I fiori maschili sono lunghi dai 10 ai 15 cm e compaiono sulle ramificazioni dell’anno precedente, prima delle foglie.
I fiori femminili sono solitamente solitari, al più riuniti in gruppetti di 3-4. Si formano dopo il fiore maschile e insieme alle foglie.

Il frutto, ossia le noci, è rappresentato da delle drupe costituite dal mallo, cioè un esocarpo di colore verde, carnoso e fibroso. Il mallo annerisce quando il frutto è a piena maturità, liberando l’endocarpo, ovvero la noce vera e propria.
L’endocarpo è il guscio legnoso che racchiude la parte commestibile, che è chiamata gheriglio.

Varietà di noci

Esistono diverse varietà di noci da frutto tra cui scegliere per iniziare una coltivazione. Vediamo quali sono le principali.

  • Sorrento, è la varietà più diffusa in Italia. Ha una duplice destinazione, ossia è sia da frutto che da legno. Questa varietà è molto vigorosa, produce frutti di media dimensione e di ottima qualità. Ha una maturazione medio tardiva, ottobre al Nord, fine settembre al Sud.
  • Franquette, anche questa varietà ha vigore elevato e duplice destinazione. I suoi frutti sono molto più grossi, ma la pianta per produrre bene ha un certo fabbisogno di freddo nei mesi invernali. La coltivazione di questa varietà è quindi consigliata al Nord e nelle zone fredde del Sud Italia.
  • Hartley, varietà di origine americana con vigore medio e destinata solo alla produzione di frutti. La qualità è ottima e si può coltivare bene sia al Nord che al Sud.

La coltivazione del noce

Clima ed esposizione

L’albero di noci viene coltivato dalla pianura alla collina, fino agli 800-1000 metri. Tollera bene i freddi invernali ma teme i ritorni di gelo primaverili, che possono danneggiare i germogli in formazione. L’ideale è un ambiente caratterizzato da una temperatura media annua compresa tra gli 8 e i 15 °C, dunque zone con un clima mite.
Ha altresì necessità di precipitazioni durante la fase vegetativa primaverile. L’assenza di piogge in maggio-giugno può compromettere la qualità dei frutti.
Per l’esposizione è consigliabile una zona in pieno sole, ma allo stesso tempo riparata dal vento.

Terreno

Il terreno ideale per il noce è quello profondo, leggero e fresco, con una buona fertilità. Sono indicate inoltre terreni silicee, provenienti da degradazione di graniti e scisti cristallini. Riguardo alla reazione del suolo, il noce da frutto tollera bene suoli debolmente acidi, con un ph compreso tra 6 e 7,5, quindi terreni sub-acidi e neutri.
Molto importante è che il terreno dreni bene e che non si verifichino ristagni idrici. Per questo motivo quando si sceglie di impiantare un noceto vanno esclusi i terreni pesanti, asfittici o argillosi. Questo tipo di terreni è soggetto a ristagni idrici, i quali provocano marciumi radicali, che hanno come conseguenza l’insorgenza di malattie crittogamiche, l’indebolimento della pianta e danni alla produzione.

Propagazione

La riproduzione dell’albero di noci avviene per seme o tramite innesto. I portainnesti più utilizzati sono il “franco da seme”, o, come accennato, lo Juglans nigra. In Europa si preferisce il franco da seme, poiché garantisce l’ottimo sviluppo dell’albero, anche se ne ritarda l’entrata in produzione. Per i motivi opposti, negli Usa si predilige il noce nero, che contiene la vigoria della pianta, anticipandone la produzione.

Preparazione del terreno, messa a dimora e sesto d’impianto

Nell’impianto di un noceto, di solito, si usano piante di almeno due anni acquistate in vivaio. Vengono messe a dimora nel periodo autunnale e ricevono l’innesto della varietà desiderata in inverno.
Molto importante è l’accurata preparazione del terreno, che prevede una buona lavorazione di fondo. A seconda delle caratteristiche del suolo si consigliano aratro o ripuntatore. In questa fase è opportuno realizzare gli sgrondi delle acque, in modo da evitare i ristagni idrici.
Dopo la lavorazione è bene incorporare nel terreno, attraverso la fresatura, del letame ben maturo (circa 350 quintali per ettaro).

Il sesto d’impianto deve tener conto della grande vigoria dell’albero. Va quindi mantenuta una distanza di almeno 8 metri tra le file e le piante, nel noceto che usa il noce nero come portainnesto. Sono necessari 10 metri, invece, per il portainnesto franco.

Irrigazione e concimazione

Per il noce l’irrigazione non è strettamente richiesta. E’ una pianta che con le normali precipitazioni riesce a crescere rigogliosa senza troppe difficoltà. Una stagione calda e siccitosa, però, mette in sofferenza l’albero e pregiudica la qualità dei frutti, specie quando la pianta è giovane. L’ideale, quindi, è intervenire con l’acqua solo quando è proprio necessario, un terreno irriguo ha un grande vantaggio in questo senso.
Discorso analogo per la concimazione. Dopo quella di fondo all’epoca dell’impianto, basta una concimazione con letame maturo o compost ogni due anni, per i primi 10-15 anni di vita dell’albero.

Cure colturali, lavorazioni leggere e inerbimento

Noceto inerbito

Nei primi anni della coltivazione del noce molta cura va prestata alla gestione del suolo e al controllo delle erbe infestanti. Alcuni adottano la pratica delle lavorazioni superficiali leggere con il trattore, che mantengo sicuramente la terra pulita. Purtroppo, queste operazioni, espongono il suolo all’azione erosiva degli agenti atmosferici e, se non eseguite correttamente, possono provocare danni all’apparato radicale o la formazione della cosiddetta suola di lavorazione.

L’inerbimento, ossia la pratica di mantenere uno strato verde tra le piante, è molto utilizzato in agricoltura biologica. Questa tecnica consiste nel mantenere inerbito il terreno di coltivazione. Nel caso del noce, si sfrutta la flora spontanea o si utilizza un mix di semi non soggetti al fenomeno dell’allelopatia. In genere, per questo secondo caso, si utilizzano graminacee quali Lolium perenneFestuca ovinaFestuca arundinacea.
L’erba viene sfalciata a 5 cm dal suolo a inizio primavera. Poi, a fine estate, si sfalcia di nuovo, quando il manto erboso ha raggiunto i 15-20 cm. Lo sfalcio viene lasciato sul terreno per apportare sostanza organica.

Grazie all’inerbimento le proprietà fisiche del suolo migliorano, aumentano la porosità e le riserve idriche disponibili. Inoltre, nei terreni in pendio, viene scongiurato il dilavamento.

La potatura del noce

Nei primi anni di allevamento, la potatura del noce è finalizzata alla creazione della forma definitiva. Si eseguono due interventi di potatura verde. Il primo alla ripresa vegetativa, in primavera, eliminando i polloni e accorciando gli altri rami a 2 foglie dall’asse centrale. Il secondo intervento si esegue in luglio, alla seconda ripresa vegetativa, sempre finalizzato a favorire lo sviluppo dell’asse centrale. Questi interventi continuano fino a quando non è stata raggiunta l’impalcatura definitiva a circa 2,5 m da terra.
Durante gli anni successivi, gli interventi di potatura sono piuttosto limitati. Il noce da frutto, infatti, non sopporta potatura drastica e si autocontrolla nella crescita. Negli interventi di potatura si eliminano i succhioni, i rami danneggiati o male inseriti nella chioma e si praticano pochi tagli di ritorno.

La produzione

Il noce entra in produzione dopo un certo numero di anni. Le piante innestate sul franco da seme di solito impiegano circa 8-10 anni prima di portare raccolti soddisfacenti. Con gli innesti su Junglas nigra, questo tempo si abbrevia, e l’albero entra in produzione dal 5-6 anno. Il top della produzione si ha dal ventesimo al settantesimo anno di età, pensate quindi a quanto sia prolifico quest’albero. Nelle condizioni ottimali, una sola pianta può produrre fino a 50 kg. di noci.

Parassiti e avversità

Attacco di mosca delle noci

L’albero di noce può soffrire di attacchi di parassiti e di alcune avversità, legate a malattie crittogamiche.
Tra gli insetti, attenzione va prestata alla presenza di lepidotteri defogliatori come l’Infantria, che si combatte con l’uso del bacillus thuringiensis.
Vi è poi il dittero Rhagoletis completa o mosca delle noci, che si controllata in modo efficace con le trappole cromotropiche di colore giallo.
Vi sono poi insetti lignivori come il Rodilegno, che può provocare gravi danni. Per la lotta a questo insetto si utilizzano le trappole di confusione sessuale, che eliminano di fatto gli esemplari maschili, arrestando dunque la proliferazione. Un altro metodo di lotta, da applicare quando le larve sono ormai già attive, è l’eliminazione delle stesse utilizzando fil di ferro da far passare nelle gallerie provocate nel legno. Questo metodo meccanico ha un ottimo successo, ma risulta laborioso in caso di grave infestazione su piante adulte.

Un altro insetto da tenere d’occhio è la carpocapsa (Cydia pomonella). Questo lepidottero provoca danni ai frutti: il fastidioso vermetto che a volte troviamo nelle noci. E’ un insetto problematico non solo per le noci, ma per tutte le pomacee, e va combattuto con una strategia di difesa molto articolata. Rimandiamo ad un futuro approfondimento lo studio dell’insetto e la sua lotta biologica.
Tra le avversità segnaliamo il mal dell’inchiostro e l’antracnosi, che nelle zone a rischio si prevengono evitando i ristagni idrici e applicando il rame nei periodi invernali.

La coltivazione a fini ornamentali

Le considerazioni appena esposte sono valide per la coltivazione e l’impianto di un noceto, su una scala medio-grande. Naturalmente, il noce può essere coltivato come singolo albero, o in pochi esemplari, anche a fini ornamentali e per la produzione familiare.
E’ una pianta destinata a durare nel tempo e occupa un grande volume, deve essere quindi collocata in uno spazio adeguato nel nostro terreno.
E’ un albero che ci sentiamo di consigliare, in quanto, tutto sommato, facile da coltivare, bellissimo da vedere e che può regalare grandi soddisfazioni produttive. Infine, l’assunzione regolare del frutto, sembrerebbe migliorare le capacità cognitive.

Fonte @coltivazionebiologica.it

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