Montefalco
Perugia, UMBRIA

Borghi d’Italia

La storia

Per la sua incantevole posizione geografica, sul vertice di un ameno colle (473 mt.), che si erge al centro delle valli del Clitunno, del Topino e del Tevere, la città è stata definita ”Ringhiera dell’Umbria”.

Montefalco – Perugia, UMBRIA

Le origini

Celebre altresì per gli affreschi delle sue chiese, che ne fanno un punto di riferimento essenziale per la conoscenza della pittura umbra. Inoltre i suoi santuari rappresentano, nel turismo religioso, una tappa importante, ancora quasi tutta da scoprire, della spiritualità umbra. Montefalco fu centro abitato fin dalla più remota antichità. Probabile ‘pago’ rurale, conserva memoria in una rara epigrafe del ‘marone’ (magistrato tipico degli antichi umbri). Durante il periodo romano il colle si popolò di ville patrizie, di cui permane il ricordo nei toponimi: Assegnano, Camiano, Colverano, Rignano, Satriano, Vecciano. Numerosi resti epigrafi e scultorei (Museo Comunale, Chiostro di San Fortunato) testimoniano, nonostante le molte dispersioni, il periodo più antico e meno noto.

Il Cristianesimo a Montefalco

Il Cristianesimo vi fu introdotto, si suppone, da San Fortunato, evangelizzatore della zona, vissuto nel IV secolo. Sul suo sepolcro il vescovo spoletino Spes consacrò una basilica, fatta edificare per voto del magister militum Severo (inizi V secolo). Questa chiesa divenne la pieve di un vasto territorio, ben documentata dal secolo XI in poi.

Il Medioevo

Nel Medioevo l’abitato ebbe il nome di Coccorone.  Secondo una tradizione, che nel secolo XVI era definita antica, il toponimo sarebbe derivato da un presunto fondatore, il senatore romano Marco Curione. Moderni storici, invece, lo fanno discendere dal greco oros (monte).  Già nel secolo XII Coccorone era libero comune: un tipico ‘comune di ville’ o ‘comune di pieve’, che raccoglieva l’antichità dell’antico ‘pago’ preromano.
Nell’autunno del 1185 l’imperatore Federico Barbarossa vi sostò a lungo e in quella circostanza, tra l’altro, accolse di nuovo nelle grazie imperiali la città di Spoleto, da lui fatta devastare trent’anni prima.

La denominazione Montefalco

Improvvisamente, tra la fine dell’anno 1249 e i primi mesi del 1250, il luogo prese il nome attuale di Montefalco, probabilmente legato ad uno dei falchi dell’imperatore Federico II, che aveva soggiornato in Coccorone dal 9 al 13 febbraio 1240.
Il libero comune fu retto nel XII e agli inizi del XIII secolo dai consoli (1180 – 1235) e dai boni homines (1180 – 1213); poi, ben presto, dal podestà (attestato del 1239), dai vari consigli (speciale, dei giudici, dei sapienti, documentati a partire dal 1227), e dalla ‘curia’ comunale (citata dal 1195), che poi si estrinsecò nelle magistrature tradizionali (priori del popolo, camerario, correttori delle società, cancelliere, ecc.).

Lo Statuto

Lo Statuto Comunale è ricordato, con valore retroattivo di almeno cinquant’anni, la prima volta nel 1282.  Esso venne aggiornato in più riprese, fino all’ultima redazione del 1425.

Prima del Rinascimento

Nel corso del secolo XIV Montefalco fu a lungo sede preferita dei rettori del ducato di Spoleto (1320 – 1355). Uno di questi, il francese Jean d’Amiel, vi fece costruire due poderose rocche papali, avvalendosi anche dei consigli e pareri tecnici del celebre architetto senese Lorenzo Maitani, il quale allora dirigeva i lavori della cattedrale di Orvieto.  Ma già nel corso del secolo XV tali importanti costruzioni venivano distrutte.  Successivamente (1379 – 1424 e 1438 – 1439) Montefalco fini sotto la signoria dei Trinci di Foligno, i quali tentarono di farne un caposaldo della loro potenza. Recuperato alla Chiesa con un energico intervento del cardinale Giovanni Vitelleschi, fu per breve tempo governata da Niccolò Maurizi da Tolentino, il quale ne riorganizzò l’amministrazione e, in particolar modo, suddivise il territorio in quattro quartieri. Da allora Montefalco conobbe una grande attività artistica e culturale, che si protrasse ininterrottamente per quasi un secolo. Tale floridezza economica e civile venne bruscamente interrotta da un avvenimento assai grave. Il 18 ottobre 1527 Montefalco fu presa per tradimento e saccheggiata da un distaccamento delle Bande Nere, comandato da Orazio Baglioni, e tenuta occupata per oltre un mese. Gravi pestilenze ed un generale deterioramento della situazione economica compirono il resto.

Montefalco Città

Nel 1848, a seguito dell’ampliamento del territorio comunale con l’aggregazione dei castelli di Fabbri, Fratta e San Luca, smembrati da Trevi, a seguito restaurazione pontificia (1812) Montefalco ottenne da Po IX, (già arcivescovo di Spoleto) l’ambitissimo titolo di città.

Montefalchesi illustri

Tradizionalmente è ricordata quale patria di ben otto santi, tra cui emerge la insigne mistica agostiniana Santa Chiara della Croce (1268 – 1308).  Diede pure i natali al poeta Nicola da Montefalco (secolo XV) autore di un canzoniere amoroso, il Filenico (conservato autografo nella Biblioteca Classense di Ravenna); al pittore Francesco Melanzio (1460-1519), formatosi al seguito del Perugino e del Pintoricchio; al cardinale Giovanni Domenico de Cuppis, decano del Sacro Collegio, pronosticato più volte papa nei conclavi cui partecipò; al sacerdote Don Brizio Casciola (1896-1954), amico di personaggi illustri (Sabatier, Fogazzaro, Pascoli, ecc.). Montefalco ospitò tra le sue mura anche il Papa Giulio II nel 1507, e fu scelta quale patria adottiva dal celebre musicista e cantore Domenico Mustafà (1829 – 1912), già direttore perpetuo della Cappella Sistina.

Arte e Cultura

Dove l’arte incontra dolci colline, dove freschi dipinti di più di seicento anni di vita incontrano i sapori gastronomici tipici della cultura italiana, ecco come si presenta la Città di Montefalco. Su questo colle assolato hanno soggiornato pittori e poeti, santi e politici: a Montefalco Benozzo Gozzoli, pittore fiorentino del primo rinascimento italiano, ha illustrato la vita di San Francesco d’Assisi creando un ciclo di affreschi capace di fare scuola per la pittura a seguire.

Herman Hesse ha passeggiato per le sue caratteristiche stradine cercando un particolare da fermare nel tempo, vergini fanciulle si sono votate al Signore nel chiuso dei molteplici monasteri, come Santa Chiara della Croce, e un autorevole sindacalista del novecento, Bruno Buozzi, vi è stato confinato suo malgrado. Così pensieri e vite si sono intrecciati per secoli entro le mura della Città, accendendo spiriti nuovi, calmandone altri, ma sempre cercando di fare cultura.

Cosa Vedere

Complesso museale di San Francesco

Monumento nazionale dal 1872 la Chiesa di San Francesco rappresenta il cuore del Complesso Museale di Montefalco, uno spazio che non ci si può permettere di non visitare, in quanto attorno a questo centro pulsante si dispongono altre preziose raccolte d’arte che è possibile ammirare seguendo un percorso che conduce dapprima alla pinacoteca, quindi alla chiesa, di seguito alla cripta con le antiche cantine dei frati minori conventuali e la sezione del materiale archeologico e infine agli spazi dedicati alle mostre d’arte contemporanea. Un percorso fisico di scale e corridoi che è sicura metafora del percorso storico incarnato dall’intero complesso.

Pinacoteca

La raccolta di opere mobili (tele, tavole, affreschi staccati provenienti da altre chiese del territorio montefalchese, nonché tessuti e suppellettili varie) compone la pinacoteca del Complesso Museale di San Francesco, collocata fin dal 1991 nei locali adiacenti alla Chiesa dell’ex convento di San Francesco. Lo spazio è diviso in quattro sale espositive e conserva 14 opere di autori di un certo pregio come Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano, il folignate Niccolò di Liberatore meglio conosciuto come L’Alunno, Cristoforo di Iacopo e Melozzo da Forlì.

Numerose sono le opere esposte di Francesco Melanzio, pittore gradevolissimo, nato a Montefalco intorno al 1460 e morto nel 1520; risente nella sua formazione artistica dell’Alunno, di Fiorenza di Lorenzo e soprattutto del Pinturicchio. Formatosi a Roma al seguito del Perugino e del Pinturicchio, il Melanzio fu particolarmente apprezzato dal poeta D’Annunzio che, nel secondo libro delle Laudi, “Le città del silenzio”, scrisse di lui :” E l’azzurro non desti anche al tuo biondo Melanzio, e il verde…”.

Cantine Francescane

Venute alla luce durante gli ultimi lavori di restauro del Complesso, le cantine dei Frati Minori Conventuali sono state rese accessibili e visitabili dal 2006. Gli spazi sono allestiti con materiali del XVIII e XIX secolo, legati alla lavorazione delle uve e alla produzione vinicola, messi a disposizione dall’Associazione “Studio e Ricerca delle Tradizioni Popolari Umbre Marco Gambacurta.” Sono perfettamente conservate le antiche vasche per la raccolta e la pigiatura delle uve usate per contenere il vino e si può anche vedere la posizione degli antichi torchi.

Ottimamente conservate, le cantine, sono una mirabile testimonianza di un legame vivo, sempre esistito a Montefalco fin dai tempi più antichi, che unisce arte e quotidianità, cultura e società e che proprio in questa splendida struttura ha avuto il suo centro, grazie al ruolo e alle attività dei frati nel corso dei secoli.

La produzione di vino da parte dei frati risulta documentato nello Statuto Comunale del 1692, in cui si danno indicazioni relativa alla vendita e si citano le Cantine come “le più grandi di Montefalco”. Altra interessante citazione relativa ai suddetti locali si trova nell’”Inventario dei beni mobili del Convento della Chiesa Museo di San Francesco” del 1798, conservato presso l’Archivio di Stato di Spoleto, in cui vengono elencati i materiali contenuti. Tale documento conferma la presenza nella struttura di una cantina del tutto allestita e funzionale, con vasche per la pigiatura delle uve e la raccolta del vino, botti, botticelle, bigonci ed altre attrezzature tipiche della produzione di vino.

Il vino nei documenti storici

Nel 1425, lo Statuto Comunale prevedeva la conservazione degli impianti delle vigne, la tutela particolare delle loro proprietà, le penalità per chi rubava l’uva, la licenza per la vendita delle uve e il divieto di esportazione del prodotto fuori dei confini comunale. Inoltre, la vendita dell’uva in Piazza, doveva essere autorizzata dal notaio del Comune.

Nel 1540, il Consiglio Comunale stabiliva ogni anno la data di inizio della vendemmia e prevedeva pene severe per i contravventori. “Nessuna persona ardisca o presuma vendembiar vign’alcuna avanti il 20 settembre in pena di 10 libre…” (Riformanza 1536-1541). Con questo atto l’Amministrazione Comunale evidenziava una particolare attenzione per i vini di qualità, prodotti da uve sane e mature, anticipando di qualche secolo gli attuali disciplinari di produzione del vino.

Nel 1703, un Decreto della Sacra Congregazione del Buon Governo, del 22 settembre, richiesto dal Comune di Montefalco, consentiva ai frati la vendita “al minuto” del loro vino, a condizione che pagassero la tassa della “gabella”. Il Comune allegò tale decreto, ritenuto molto importante, allo Statuto Comunale tradotto in volgare nel 1692.    

L’Associazione “Studio e ricerca delle tradizioni popolari umbre – Marco Gambacurta” con sede in Montefalco, ha allestito la mostra permanente con attrezzature grandi e piccole risalenti ad epoche comprese tra il XVIII e XIX secolo, che poterono essere utilizzate dai Frati francescani nelle Cantine rinvenute nei sotterranei del Complesso museale. Il libro “Montefalco e le cantine francescane”, scritto dal Prof. Luigi Gambacurta, rappresenta un’opera di straordinario approfondimento sulla coltivazione e lavorazione del vino a Montefalco.

Cripta e Lapidario

Suggestivo spazio sotto la chiesa di San Francesco, la Cripta ospita la collezione archeologica della Città. La documentazione raccolta proviene dal territorio di Montefalco ed attesta l’occupazione di tutta l’area fin dall’età romana con ville ad insediamento sparso.  Fulcro centrale della collezione è una statua di Ercole datata I secolo a. C. in marmo bianco a grana piuttosto fine ritenuta copia di un originale greco del IV sec. a. C. Il resto dei reperti è costituito essenzialmente da iscrizioni, stele, altari funerari e sculture che vanno dal II secolo al XVI secolo d. C.

Il Palazzo Comunale

Nella Piazza del Comune, quasi esattamente circolare, sorge il Palazzo Comunale, anticamente chiamato Palazzo del Popolo. Costruito nel 1270 con dimensioni assai ridotte, venne successivamente ampliato su tutto il lato sinistro nel corso del XV secolo, quando fu ampliato con un portico a pilastri ottagonali, rifiniti da capitelli con larghe foglie d’acanto: sopra al loggiato rinascimentale sorge una grande terrazza che domina la piazza. La facciata lungo il Corso Mameli conserva una bellissima testimonianza della costruzione duecentesca: l’elegante bifora con colonnina tortile. Sopra al palazzo comunale si erge la torre campanaria, cui, a seguito dei lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza, si può accedere per godere di un panorama mozzafiato.

Al primo piano del Palazzo si trova la Biblioteca comunale con otre 10.000 volumi tra cui numerose cinquecentine, settantasei incunaboli e circa cento manoscritti. All’interno della seconda sala della Biblioteca è presente un affresco della “Madonna in Maestà” attribuibile a Giovanni di Corraduccio.

L’attuale Sala Consiliare, all’ultimo piano del Palazzo, fu sede nel ‘700 del Teatro dell’Aquila attivo fino alla fine dell’800. La sala consiliare presenta raffinate decorazioni ottocentesche ed è arredata con tavoli, sedie e panche con lo stemma comunale inciso sullo schienale.

Di fronte al Palazzo Comunale, si apre la Piazza del Comune,  in cui confluiscono tutte le vie principali dalle rispettive porte di accesso alla Città. Sulla stessa piazza di affacciano il Teatro S. Filippo Neri, l’Oratorio di S. Maria del Popolo o di Piazza e palazzi privati quali Palazzo Bontadosi, Palazzo Santi – Gentili, Palazzo Senili (oggi Andreani), Palazzo de Cuppis (oggi Camilli) e Palazzo Pieroni (oggi Beddini – Meffetti).

Le Porte della Città

Porta Camiano 
La Porta prende il nome dal piccolo abitato di Camiano al quale essa conduce. Si raggiunge percorrendo la circonvallazione di levante, che costeggia uno dei tratti meglio conservati e più antichi della cinta di mura. È la più antica delle Porte, risale agli inizi del XIII° secolo, e si staglia di  fronte ad uno dei balconi panoramici, che si affaccia sulla valle del Clitunno e dal quale sono visibili  le Città di Foligno e Trevi, fino a Spoleto. Reca ancora intatto il primitivo stemma comunale in uso prima del 1442, in cui il Falco sovrasta solo tre monti invece degli attuali sei. Al di sotto della Porta vi è il casolare ove nacque il pittore Francesco Melanzio in cui è conservata una edicola affrescata del XVII° secolo. 
Porta di San Bartolomeo 
La Porta di San Bartolomeo è comunemente indicata con il nome dell’Imperatore svevo Federico II° e reca sopra l’arcata ogivale lo stemma imperiale in cui, un certo Magister Petrus, scolpì nel 1244 due acquile bicipidi. sul fianco sinistro della Porta si trova l’antica Chiesa di San Bartolomeo che presenta una grande monofora decorata con tralci di vite ed una caratteristica bifora sopra una bassa porta murata. Le decorazioni risalgono al XI°- XII° secolo e risentono dell’influenza longobarda. Alla destra della Porta si trova il Largo della Castellina, un ampio balcone che costituisce un’altra delle zone panoramiche più suggestive di Montefalco.   
Porta Sant’Agostino 
La porta di Sant’Agostino è l’accesso principale alla Città. Dal lato esterno alle mura sono ancora visibili le tre feritorie usate dai balestrieri, i merli ghibellini dell’epoca romantica e il ballatoio gettante ove stazionavano le guardie. Al di sotto del ballatoio, dopo il 1543, venne inserito il primo orologio che ancora oggi è in funzione. Le pesanti porte di quercia che proteggevano l’ingresso vennero rimosse solo dopo il 1930. All’interno della porta, sotto la volta, sono visibili i resti molto consunti di un affresco XV°secolo, rappresentante la Madonna col Bambino fra Santi. Una volta varcata, si accede all’antico “Stradone”, oggi Corso Mameli, che conduce sino alla Piazza del Comune.
Porta della Rocca 
La Porta della Rocca era una la via di accesso alla zona fortificata della Città, con le sue torri cilindriche che proteggevano l’ingresso nord. Adiacente alla Porta vi era una fortificazione che fu anche sede del Monte Frumentario, dei Carabinieri pontifici, dell’Ospedale e da ultimo del Carcere Mandamentale, demolito nel 1979. Di fronte alla Porta, erge maestoso lo splendido cedro del libano secolare che domina l’intera vallata. Dove un tempo sorgeva il Carcere mandamentale, si accede oggi ad una delle zone panoramiche più suggestive della “Ringhiera dell’Umbria”, dal quale è possibile scorgere Foligno, Spello, Bevagna, Assisi, Cannara, Santa Maria degli Angeli, sino a Perugia. 
Porta di San Leonardo 
Rimasta ancora intatta nel suo aspetto, interrompe il tratto di mura eretto dopo il XVI° secolo a protezione degli insediamenti religiosi. Ancora oggi la parte alta della struttura è ancora utilizzata dalle monache di clausura del Monastero di San Leonardo. Varcata la porta, sulla destra si scorge la Chiesa di Santa Illuminata mentre più avanti, sulla sinistra si erge la Chiesa di Santa Chiara da Montefalco.

TERRITORIO

Grazie alla posizione elevata di cui gode, Montefalco raccoglie facilmente gli sguardi del visitatore che dalla valle umbra è naturalmente portato a salire, alla scoperta di deliziose cittadine medievali. Il periodo di maggiore affluenza turistica si colloca da aprile e settembre, quando un piacevolissimo clima mediterraneo accompagna la nutrita schiera di visitatori italiani, alla quale si aggiunge la più cospicua fetta straniera, innamorata da sempre delle verdi colline e della buona tavola. E il turista che giunge così affamato di cibo e arte verrà ristorato da ottime enoteche, cantine, ristoranti pronti a servire piatto e bottiglia con garzia e cortesia, così come si troverà in imbarazzo di fronte ai numerosi luoghi di pernottamento, caratterizzati da efficenza e buon umore!

Storia e Arte, la città racconta

La visita della città può iniziare dalla chiesa – museo di San Francesco: una sintesi di storia, cultura e tradizione di Montefalco. Fu costruita tra il 1335 e il 1338 dai frati minori, terzo insediamento francescano nell’ambito montefalchese e primo entro le mura. La chiesa, officiata fino al 1863, passò nello stesso anno in proprietà al Comune e divenne dal 1895 sede del Museo civico. Dal 1990 il museo si articola in tre spazi espositivi: la ex chiesa, la Pinacoteca e la cripta.

La ex chiesa, nota in tutto il mondo per gli affreschi di Benozzo Gozzoli (1452) raffiguranti le Storie della vita di San Francesco, conserva al suo interno una Natività del Perugino e affreschi di Scuola umbra del ‘400. Nella Pinacoteca sono custodite opere mobili di Francesco Melanzio, pittore montefalchese, di Antoniazzo Romano, della Bottega di Niccolò Alunno e di Melozzo da Forlì, dipinti di Scuola umbra dal ‘300 al ‘700 e una raccolta di Arti Minori.

Nella cripta si trovano reperti archeologici, sculture e frammenti di varie epoche; nel 2009 sono state rese accessibili le antiche cantine dei frati minori conventuali di Montefalco. Il complesso museale gode inoltre di spazi espositivi dedicati alle mostre temporanee di arte . La via su cui si affaccia la chiesa- museo  di San Francesco conduce direttamente alla bella Piazza  circolare dove si affacciano il Palazzo del Comune (sec.XIII-XIV), la ex chiesa di San Filippo Neri (sec.XVIII), oggi teatro, l’oratorio di S.Maria (sec.XIII) e significativi esempi di residenze signorili del XVI secolo.
Nel nucleo più antico del borgo medievale, presso la porta di Camiano, si noterà la regolarità accurata della facciata della Chiesetta di Santa Lucia (fine sec. XII) e viti di Sagrantino che, tenaci, restano a raccontare un’antica presenza di vigne domestiche cinte dai muri alti degli orti.

L’itinerario attraverso l’arte religiosa montefalchese può continuare con la visita alla chiesa di Sant’Agostino della comunità degli agostiniani. Qui hanno operato diversi pittori tra cui Ambrogio Lorenzetti e Bartolomeo Caporali
Anche il Rinascimento ha dotato Montefalco di un grazioso edificio religioso: la chiesa di Sant’Illuminata (XVI sec.) impreziosita da affreschi di Francesco Melanzio e di altri pittori umbri. Difronte è situata la chisa di San Leonardo, annessa ad un monastero di Clarisse. Sulla stessa via si scopre il fulcro architettonico di quest’area della città destinata ai monasteri: la grandiosa costruzione dedicata all’agostiniana Santa Chiara da Montefalco (1268-1308). Nel Santuario di Santa Chiara si trovano le reliquie della Santa e la Cappella di Santa Croce, decorata nel 1333 con affreschi di Scuola umbra di eccezionale valore. Montefalco conserva quasi intatta la propria cinta muraria, documentata già dal 1216 e che nel 1225 pare aver subito un primo ampliamento, dovuto a quell’espansione demografica durata poi fino al XIV secolo.
Particolarmente importanti sono le porte della Città, Porta Camiano, Porta Sant’Agostino, Porta San Bartolomeo (attualmente chiamata di Federico II),  Porta della Rocca e Porta di San Leonardo. Fuori le mura, lungo percorsi che si snodano tra natura e spiritualità francescana, si incontrano il convento di San Fortunato, interessante sotto il profilo artistico per la presenza di opere di Benozzo Gozzoli e di Tibero D’Assisi che ha affrescato la cappella delle rose situata sotto il portico antistante la chiesa; il santuario della Madonna della Stella  con pregevoli dipinti dell’Ottocento e la chiesa di Santa Maria di Turrita ricca di affreschi devozionali dei secoli XIV-XVI.  Nei dintorni merita di certo una visita la frazione di Fabbri con resti del Castello costruito nel XIV sec., facente parte del sistema difensivo albornoziano.

Itinerario fuori le mura

fuori le mura, lungo percorsi che si snodano tra natura e spiritualità si incontrano altrettanti luoghi degni di sosta ricchi di storia, arte e cultura

Chiesa di San Fortunato

In fondo al viale per Spoleto in direzione Trevi, sorge la Chiesa e il convento di San Fortunato, interessante dal punto di vista artistico per la presenza di affreschi di Benozzo Gozzoli e Tiberio d’Assisi. Un ampio quadriportico del XV secolo precede i vari edifici sacri; sulla sinistra fu aggiunta nel ‘400 la Cappella delle Rose, tutta affrescata nel 1512 da Tiberi d’Assisi, con Storie del Perdono di Assisi, alcuni Santi francescani, l’Eterno Benedicente sulla volta, la Pietà sul paliotto d’altare. La porta d’accesso alla chiesa è sormontata da una lunetta affrescata con una Madonna col Bambino tra San Francesco e San Bernardino da Siena opera di Benozzo Gozzoli. L’interno, a navata unica, presenta sulla parete destra un interessante il frammento della decorazione eseguita dal Gozzoli, rappresentante la Madonna in trono col Bambino e Angelo musicante il quale reca la scritta frammentaria con la firma dell’artista. Va ricordato, inoltre, che sull’altare maggiore, fino alla metà dell’ottocento, vi fu la bella tavola con la Madonna che da la cintola a San Tommaso, e nella predella, Scene della vita della Vergine e vari Santi. La tavola è ora conservata nella pinacoteca dei Musei Vaticani. Nel bosco attiguo al convento sono conservate le cosiddette Grotte di San Fortunato, scavate in un banco d’argilla, in origine forse dedicate al culto di Mitra, poi convertite ad uso cristiano.

Chiesa di Santa Maria di Turrita

Prendendo la provinciale per Spoleto a circa tre chilometri si trova la deviazione per Turrita.La Chiesa è un edificio del secolo XII, cui fu annesso in origine un monastero benedettino che fu soppresso nel 1295. Del periodo monastico resta la costruzione con un bel portale romanico nel fianco sinistro, con due teste raffiguranti l’imperatore e il papa, nella lunetta il Mistico Agnello. Nella lunetta del portale principale troviamo Cristo risorto sul sepolcro di Francesco Melanzio del 1513. All’interno sono conservati importanti dipinti a carattere devozionale. I più antichi sono nella parete del presbiterio risalenti alla metà del XIV secolo; particolare è la rappresentazione di una Madonna del Soccorso che reca la data del 1537.

Santuario della Madonna della Stella

Lungo la provinciale per Spoleto a circa 5 chilometri si trova il Santuario della Madonna della Stella. Il santuario trae origine da un’immagine della Madonna, dipinta nel 1525 da Paolo Bontulli da Panecanestro in una chiesetta dedicata a San Bartolomeo crollata poco dopo il 1815. Tra i ruderi della chiesa la Vergine si manifestò nel 1862 ad un contadinello di nome Righetto Cionchi. L’attuale Santuario, che raccoglie innumerevoli folle di devoti, fu costruito tra il 1862 e il 1869 su disegno dell’architetto perugino Giovanni Santini. L’interno, molto elegante, in stile neorinascimnetale, conserva ciò che resta dell’antica chiesetta (affresco della Madonna con Bambino), mentre gli altari laterali presentano belle tele di Overbek, Mancinelli, Sereni e Pollastrini.

Chiesa di Santa Elisabetta di Vecciano

A circa un chilometro dal centro storico di Montefalco, prendendo la strada comunale per San Clemente, poi per Vecciano. La Chiesetta di santa Elisabetta fu costruita nel  XVII a difesa di un’edicola con uno splendido affresco di Francesco Melanzio, da ritenersi opera giovanile: vi è rappresentata la Madonna con Bambino tra due angeli musicanti, nell’intradosso i Santi Pietro e Francesco, Giovanni Battista e Sebastiano. La chiesa ancora nell’Ottocento veniva officiata dai frati minori conventuali. Prossima alla chiesa è la fonte detta di san Francesco, che il santo avrebbe fatto scaturire miracolosamente,  secondo un’antica tradizione nel 1215.

Chiesa di San Rocco

A circa 2 chilometri dal centro storico, strada comunale per Camiano. La chiesa sorge sul il primo insediamento francescano di Montefalco che risale al 1240 e dove ebbe il suo primo riconoscimento i Terz’ordine Regolare di San Francesco, che vi tenne il suo primo capitolo generale nel 1448. Conserva all’interno i resti della decorazione dell’abside con una Crocifissione attribuita al pittore folignate Giovanni di Corraduccio e una tavola dipinta da Francesco Melanzio che rappresenta San Rocco.

La Rocca di Fabbri

Dall’alto di una collinetta domina la pianura sottostante in cui predomina la cultura della vite ed è posto a metà strada tra Trevi e Montefalco. Costruito nel XIV sec, faceva parte del sistema difensivo albornoziano. Passò sul finire del ‘300 sotto il dominio dei Trinci; era all’epoca chiamato Bastida Fabrorum con a capo “castellanu fido con socio”, con un appannaggio mensile di cinque fiorini d’oro. Dopo la morte di Corrado XV(III) Trinci, passò sotto il dominio trevano. Picolpasso così descrive il castello: ” Ha bonissime mura et alte, tutte nove: è posto nel piano e confina con Spoleti. Ripone di ogni sorte di frutti a bastanza. Gli abitatori son contadini. Fa fuochi 50 in circa con il contado. Dentro non vi sta che il guardiano. Ha questo luogo dintorno l’acqua nei suoi fossi “.
Fabbri appartenne in seguito alla comunità di Cannaiola fino al 1820 quando passò sotto Montefalco. Ha forma di un rettangolo sghembo con alte mura merlate, bastioni quadrangolari, fossato e ponte levatoio. Intatto è il mastio alto 20 metri, costruito da Gregorio da Cerreto nel 1395, lo stesso che costruì la torre di Matigge. La torre è in perfetto allineamento con quelle di Matigge, Montefalco e Morcicchia e la leggenda vuole che esse erano collegate attraverso un camminamento sotterraneo.

La Ringhiera dell’Umbria

“Montefalco porta il suo epiteto di ringhiera numbra, come una corona. Non posso dimenticare la prima volta che ci andai e la  vallata umbra si stendeva a perdita d’occhio eppure limpidissima sino alla radice del cielo. Era come stare in cima a una torre, lo spazio si avvolge come un gorgo…”

Cesare Brandi, 1986 da Umbria Vera

Montefalco, nota come ringhiera dell’Umbria, sorge sul culmine di una collina quasi al centro della vallata. La sua incantevole posizione domina le valli del Clitunno, del Topino e del Tevere; dai suoi balconi panoramici, infatti, si possono ammirare borghi e città celebri dell’Umbria e la vallata che San Francesco descriveva cosi: “ Nulla di più giocondo vidi della mia valle Spoletana”.

Le mura di Montefalco, fatte di mattoni e pietrame locale di origine lacustre, proteggono ancora la bellezza di questo borgo, la sua storia e il silenzio che gelosamente custodisce. Ammirando il paesaggio che si scorge dai vari punti panoramici, si entra nella magica atmosfera di una storia  fatta delle “voci dei mestieri, delle arti e del faticare consueto d’una gente minuta”, qui si percepisce il respiro profondo del Passato, che si unisce a quello del Presente.

Il più famoso punto panoramico della città è il Largo Sesto Properzio di fronte alla Porta della Rocca e al “suo” secolare Cedro del Libano: da qui si scorge la città di Foligno e la pianura adiacente solcata dal Clitunno, dal Topino e dal Teverone, piu’ in lontananza si vede Spello e il Monte Subasio, poi Assisi e la sua Rocca, Santa Maria degli Angeli, Cannara e Bevagna fino alla lontana Perugia.

I lavori di restauro di Porta Camiano hanno recentemente dotato la porta di un’adiacente zona pedonale che costituisce un altro bellissimo balcone panoramico: da qui, infatti, si gode di uno scorcio della vallata che si estende a nord, verso Foligno. Si possono notare le creste del Monte Serano, l’abbazia di Sassovivo alle pendici del Monte Serrone e il Sasso di Pale.

Dal Largo della Castellina, altro balcone panoramico, la vista spazia senza limiti a oriente e a meridione: a sinistra di puo’ vedere la città di Trevi arroccata sulle pendici del Monte Serano, piu’ in basso Campello sul Clitunno e in lontananza il Monte Vettore, cima più alta del massiccio dei Monti Sibillini, e Monteluco, sopra a Spoleto e alla sua maestosa Rocca Albornoziana.

Sagrantino tra le mura…un itinerario da riscoprire 

La parte più antica della Città, il Quartiere di Porta Camiano, custodisce un affascinante itinerario da riscoprire, quello dei vitigni storici. Tra le mura di pietra di colore rosa, lungo i vicoli stretti che scendono dalla Piazza del Comune, protese a guardare la luce della vallata, particolari viti di Sagrantino restano a segnare, nella continuità dei gesti e delle tradizioni, la sutura tra le epoche e raccontano di un’antica presenza di vigne domestiche cinte dai muri alti degli orti. Si tratta di una orgogliosa testimonianza dell’amore ininterrotto e costante, della predilezione duratura di Montefalco per questo vitigno che ne è simbolo e ricchezza. L’itinerario non puo’ che iniziare all’interno dell’orto del Convento di Santa Chiara dove si trova l’esemplare di vite più antico, procedendo poi per Largo della Castellina, Via dei vasari, Largo Campo Vaccino fino a Porta Camiano, ove si possono ammirare i brevi filari di vite che allargano le loro braccia secolari lungo le facciate di palazzi privati.

L’originale “itineraio urbano” vi farà scoprire il patrimonio genetico unico di queste colture: le piante, grazie a sofisticate tecniche di genetica molecolare,sono state censite e classificate al fine di studiare il genotipo del Sagrantino e rimetterlo in coltivazione. Un progetto importante, quindi, che rafforza ancor più il legame fra vino e territorio e permette al Sagrantino di consolidare la sua reputazione di grande vitigno a livello internazionale.

Prodotti tipici

L’Umbria, rinomata per la sua antica tradizione alimentare e culinaria, è meta privilegiata di visitatori alla ricerca di incantevoli itinerari e di prodotti naturali, lavorazioni artigianali e prodotti tipici. Montefalco offre al turista un vasto panorama di eccellenze territoriali che comprende vino,olio di oliva, formaggi, salumi, pane e pasta,ma anche frutta e verdura selezionata con la pazienza e l’amore per la terra che da sempre caratterizzano i montefalchesi. Anche l’artigianato locale riserva piacevoli sorprese agli appassionati di lavorazioni particolari come i tessuti di Montefalco ispirati ai disegni della tradizione.  Montefalco “Città dell’Olio” è conosciuta anche per l’ottimo olio che ha recentemente ricevuto la denominazione DOP. Di intenso colore giallo-verde e di sapore amabilmente fruttato, l’olio d’oliva trae dalla conformazione geologica dei colli su cui la sua pianta trova habitat ideale, spiccate qualità organolettiche. Accanto all’olio, il miele,  prodotto di assoluta genuinità, frutto della cura solerte degli apicoltori locali che di questa arcaica attività continuano con competenza e passione la tradizione.

Olio EVO Umbria DOP dei Colli Martani

VEDI I PRODOTTI TIPICI DI MONTEFALCO

DOVE ALLOGGIARE

DOVE MANGIARE

NUMERI UTILI

COME ARRIVARE

IN AUTO

DA NORD FIRENZE-MILANO:
– A1 direzione Roma
– uscita Valdichiana
– S.S. 75 bis direzione Perugia
– a Ponte San Giovanni direzione Assisi – Foligno
– uscita Foligno Nord
– S.S. 316 direzione Bevagna
– da Bevagna deviazione a sx SP 443 per Montefalco
– da Montepennino deviazione a dx SP 445 per Montefalco

DA NORD BOLOGNA:
– A14 direzione Pescara
– uscita Cesena
– S.S. 3 bis direzione Perugia
– a Ponte San Giovanni direzione Assisi – Foligno
– S.S. 75 direzione Foligno
– uscita Foligno Nord
– S.S. 316 direzione Bevagna
– da Bevagna deviazione a sx SP 443 per Montefalco
– da Montepennino deviazione a dx SP 445 per Montefalco

DA SUD ROMA:
– A1 direzione Firenze
– uscita Orte
– S.S. 204 direzione Narni
– deviazione su S.S. 3 direzione Terni poi Spoleto
– uscita Spoleto
– S.P. 451 direzione Montefalco
– a Mercatello deviazione a dx su S.P. 447

– deviazione a sx per Madonna della Stella – Montefalco su S.P. 445

IN TRENO

COME ARRIVARE

IN AUTO

DA NORD FIRENZE-MILANO:
– A1 direzione Roma
– uscita Valdichiana
– S.S. 75 bis direzione Perugia
– a Ponte San Giovanni direzione Assisi – Foligno
– uscita Foligno Nord
– S.S. 316 direzione Bevagna
– da Bevagna deviazione a sx SP 443 per Montefalco
– da Montepennino deviazione a dx SP 445 per Montefalco

DA NORD BOLOGNA:
– A14 direzione Pescara
– uscita Cesena
– S.S. 3 bis direzione Perugia
– a Ponte San Giovanni direzione Assisi – Foligno
– S.S. 75 direzione Foligno
– uscita Foligno Nord
– S.S. 316 direzione Bevagna
– da Bevagna deviazione a sx SP 443 per Montefalco
– da Montepennino deviazione a dx SP 445 per Montefalco

DA SUD ROMA:
– A1 direzione Firenze
– uscita Orte
– S.S. 204 direzione Narni
– deviazione su S.S. 3 direzione Terni poi Spoleto
– uscita Spoleto
– S.P. 451 direzione Montefalco
– a Mercatello deviazione a dx su S.P. 447

– deviazione a sx per Madonna della Stella – Montefalco su S.P. 445

IN TRENO

La stazione più vicina è Foligno che dista circa 15 Km e collega Montefalco con il servizio di trasporto pubblico di linea 

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