
L’idea del bello come strumento per raggiungere il bene e il vero attraversa la filosofia e l’arte dell’antica Grecia, trovando una sintesi ideale tra i contributi di Mirone e Policleto, maestri della scultura classica, e il pensiero filosofico di Platone.

Mirone e Policleto: il bello come perfezione formale
Mirone (V secolo a.C.): Noto per la sua abilità nel catturare il movimento e l’equilibrio dinamico, come nel celebre Discobolo, Mirone rappresenta l’idea del bello come armonia delle proporzioni e fedeltà alla realtà naturale. Attraverso il suo lavoro, il bello non è un semplice ornamento ma una rivelazione dell’ordine intrinseco dell’universo, accessibile tramite la ragione e l’osservazione.
Policleto (V secolo a.C.): Con il Doriforo e il trattato Il Canone, Policleto eleva il concetto di bello a un ideale matematico e razionale. La proporzione ideale e il concetto di simmetria (symmetria) diventano strumenti per rappresentare l’essenza dell’umanità. Secondo Policleto, la bellezza deriva da un equilibrio perfetto delle parti del corpo, calcolabile tramite rapporti numerici precisi.

Questa concezione del bello si fonda su una visione oggettiva: la bellezza è intrinseca alle forme naturali e si esprime tramite un ordine che riflette l’armonia cosmica.
Platone: il bello come strumento per il bene e il vero
Platone (427-347 a.C.), nella sua filosofia, collega il bello al bene e al vero attraverso la sua teoria delle idee.
Il mondo delle idee: Per Platone, il mondo sensibile è una copia imperfetta del mondo delle idee, in cui risiedono le forme perfette. Il bello sensibile è un’ombra del bello ideale, ma può fungere da guida per l’anima verso l’intellegibile.
La gerarchia del bello: Nel Simposio, Platone descrive l’ascensione dell’anima attraverso il “discorso d’amore” (eros). Dalla bellezza corporea, si passa alla bellezza dell’anima, fino a contemplare il bello in sé, che è identico al bene e al vero. Questo percorso è un’educazione alla virtù e alla conoscenza.
Arte e bellezza: Sebbene Platone critichi l’arte mimetica (imitazione del mondo sensibile), riconosce che l’arte, quando guidata dalla ragione, può essere un ponte verso il divino.
Dall’arte alla filosofia: il bello come principio unificante
L’arte di Mirone e Policleto, con il suo rigore formale e la ricerca dell’armonia, anticipa la concezione platonica del bello come ordine razionale. Platone universalizza questa idea, attribuendo al bello un ruolo etico e conoscitivo. Il bello non è solo ciò che è piacevole alla vista, ma è un mezzo per trascendere il mondo sensibile e comprendere l’ordine eterno e immutabile. La concezione greca del bello come strumento per il bene e il vero influenzerà profondamente la cultura occidentale, dalle speculazioni estetiche medievali, che uniranno il bello alla divinità, al Rinascimento, dove la proporzione e l’armonia saranno celebrate come manifestazioni del divino nella natura e nell’uomo.

Filippino Lippi Ascensione della Vergine nella Cappella Carafa

Giorgione da Castelfranco
Giorgione, attivo nella prima metà del Cinquecento, è una figura enigmatica e fondamentale del Rinascimento veneziano. La sua breve carriera ha lasciato un’impronta indelebile, e il suo stile, caratterizzato da una delicata fusione tra realismo, poesia e simbolismo, è fortemente influenzato dalla luce e dall’atmosfera uniche di Venezia.
