I servizi di impollinazione e gli attuali indirizzi normativi di tutela

L’impollinazione è un servizio ecosistemico fondamentale per la sopravvivenza umana e la tutela dell’integrità e della diversità biologica degli ecosistemi terrestri. Svolta da una vasta gamma di animali, principalmente insetti quali api, vespe, farfalle, falene, sirfidi, coleotteri e tisanotteri, uccelli e mammiferi, l’impollinazione offre innumerevoli benefici economici ed ecologici per l’uomo, le piante a fiore (dette Fanerogame) e la fauna selvatica.

Gli apoidei emergono come gli animali impollinatori dominanti, con almeno 16.000 diverse specie (Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, FAO, 2014) rispetto alle 17.000 conosciute (Michener, 2000). In Europa sono presenti circa 2.000 specie, delle quali almeno 1.000 in Italia (Monterastelli, 2018). Le reti di piante e insetti impollinatori sono in gran parte reti mutualistiche, in grado di assicurare benefici reciproci (Waser & Ollerton 2006), e il declino nella diversità degli impollinatori è fortemente correlato al declino di varie angiosperme (Biesmeijer et al. 2006; Bretagnolle & Gaba 2015). Gli impollinatori gestiti dall’uomo (api da miele) non costituiscono un sostituto adeguato degli apoidei selvatici (Garibaldi et al., 2013) e il calo nelle popolazioni di questi’ultimi, segnalato in molti territori, si caratterizza come un fenomeno e una tendenza preoccupanti per la conservazione delle comunità vegetali (Biesmeijer et al., 2006; Potts et al., 2010; Winfree, 2010).

La diversità delle api selvatiche migliora anche la diversità genetica delle piante impollinate (Biesmeijer et al., 2006) ed è essenziale per la qualità e la resilienza dei servizi di impollinazione nelle aree agricole, con conseguenze positive sulla produttività delle colture agrarie (Bartomeus et al., 2013; Brittain et al., 2013).

La presenza di significative popolazioni di api selvatiche, bombi e api solitarie aumenta, infatti, la resa in termini di quantità e di qualità di semi, frutta e verdura e allo stesso tempo è indispensabile per il miglioramento o il mantenimento della qualità ecologica dei territori a matrice agricola.

Negli anni le varie iniziative messe in campo dall’Unione Europea (UE) hanno affrontato essenzialmente le problematiche sanitarie e le pratiche di gestione delle api mellifere e sono state indirizzate alla tutela della salute delle api da miele (Apis mellifera). Rispetto al ripristino delle specie selvatiche le politiche UE di rilievo sono molto recenti e si identificano principalmente in tre iniziative della Commissione Europea: la Comunicazione del 1° giugno 2018 (COM 2018/395) “Iniziativa sugli impollinatori”, in risposta alle richieste del Parlamento e del Consiglio e, su pressione di società civile, opinione pubblica e produttori apistici, le due Strategie “Riportare la Natura nelle nostre vite” (COM 2020/380) e “Dal produttore al consumatore” (COM 2020/381), con le quali la Commissione Europea ha rappresentato la necessità di un nuovo piano di ripristino degli ambienti naturali.

Tra le misure indispensabili rientra l’interruzione della tendenza al declino delle popolazioni di uccelli e insetti nei sistemi agricoli, in particolaredegli impollinatori. Parallelamente alle due Strategie della Commissione, nel maggio 2020 il Servizio di informazione e notizie (Science for Environment Policy) della Direzione generale Ambiente (DG-ENV) ha pubblicato un Future Brief (previsioni di esperti sulle politiche e sui problemi emergenti su tematiche ambientali), dal titolo “Pollinators: importance for nature and human wellbeing, drIvers of decline and the need for monitoring”, con informazioni sull’importanza e il ruolo degli impollinatori, sui principali processi alla base del declino degli impollinatori e sulle azioni da intraprendere per invertirlo.

Come rappresentato dal rapporto IPBES 2016, le cause individuate sono molteplici e le loro numerose interazioni indicano il contributo rilevante che tutti i settori della società, compresi i decisori politici, i gestori del territorio, il settore privato e in generale il pubblico, possono fornire per garantire la sopravvivenza degli impollinatori.

Già l’11 ottobre 2019 l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) aveva lanciato un appello urgente sul tema della conservazione delle specie vegetali ed animali, invitando ad aumentare in modo massiccio le azioni di tutela in risposta alla sempre più grave crisi della biodiversità ed esortando i governi di tutto il mondo a prevenire le estinzioni causate dall’uomo, ad arrestare la diminuzione delle specie entro il 2030 nonché a migliorare lo stato di conservazione delle specie minacciate, al fine di garantire un netto recupero entro il 2050.

Obiettivi del tutto irrealistici, se non associati ad azioni strategiche per la tutela degli impollinatori, tenuto conto che, soltanto nell’Unione Europea, il 78% delle specie di fiori selvatici dipende, almeno in parte, dall’impollinazione animale (Potts et al. 2015). Rispetto alla tutela dagli impatti negativi associati all’utilizzo dei prodotti fitosanitari in agricoltura, che è una delle cause rilevanti del declino degli impollinatori, l’impianto legislativo italiano fornisce alcuni riferimenti:

la legge 313/2004 “Disciplina dell’apicoltura”, che all’articolo 4 “Disciplina dell’uso dei fitofarmaci” recita “Al fine di salvaguardare l’azione pronuba delle api, le regioni …. individuano le limitazioni e i divieti cui sottoporre i trattamenti antiparassitari con prodotti fitosanitari ed erbicidi tossici per le api sulle colture arboree, erbacee, ornamentali e spontanee durante il periodo di fioritura, stabilendo le relative sanzioni”;

il D.Lgs. 14 agosto 2012, n. 150, con il quale l’Italia ha recepito la Direttiva 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e che all’articolo 24 “Sanzioni” prevede multe da 1.000,00 a 5.000,00 euro a carico di chi, all’atto della vendita, non fornisce all’acquirente le informazioni necessarie per utilizzare correttamente i prodotti fitosanitari. Ad esempio, esaustive indicazioni sul significato e sulle gravi conseguenze ambientali in caso di mancato rispetto delle prescrizioni riportate in etichetta, quali ”pericoloso per le api”, ”per proteggere le api e altri insetti impollinatori non applicare alle colture al momento della fioritura”, “non utilizzare in presenza di api”, ”rimuovere o coprire gli alveari durante l’applicazione e per (indicare il periodo) dopo il trattamento”, ”non applicare in presenza di piante infestanti in fiore”, “eliminare le piante infestanti prima della fioritura” e ”non applicare prima di (indicare il periodo)”;

il Piano di azione nazionale (PAN) per disciplinare l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, anche al fine di salvaguardare la biodiversità. Al momento il piano 2014 – 2019, adottato con decreto interministeriale 22 gennaio 2014, è terminato e il nuovo, prossimo alla pubblicazione, riporta specifiche misure per la tutela degli impollinatori, ad esempio il limitato impiego dei prodotti fitosanitari con fattori di rischio per gli impollinatori, il mantenimento di fasce inerbite (di almeno 5 metri) intorno ai coltivi, l’inerbimento tra i filari nelle colture arboree, l’utilizzo di specie erbacee e arbustive autoctone idonee per gli impollinatori;

il D. Lgs. 17 aprile 2014, n.69, che disciplina il sistema sanzionatorio in materia di immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari e che all’articolo 3 prevede una sanzione da 35.000 a 100.000 euro nei confronti dell’utilizzatore che non rispetta quanto indicato in etichetta, tra cui le prescrizioni e le indicazioni per la tutela dei pronubi.

Di rilevanza metodologica è il documento dell’Intesa Nazionale per l’applicazione delle buone pratiche agricole e la salvaguardia delle api nei settori sementiero e ortofrutticolo, concordato da numerose associazioni di agricoltori, apicoltori e altri operatori in ambito agricolo11 e che dispone, tra l’altro, di non effettuare nel periodo della fioritura trattamenti fitosanitari con insetticidi e altre sostanze tossiche per le api, di predisporre un elenco di prodotti fitosanitari consigliati per la corretta difesa in prefioritura, di favorire una produzione agricola sostenibile che salvaguardi la biodiversità̀ e di promuovere scambi di informazioni, strumenti informativi e momenti formativi al fine di accrescere la conoscenza delle tecniche produttive sostenibili e ridurre le situazioni di criticità̀ tra i diversi settori.

Nell’ambito delle iniziative svolte dal tavolo tecnico previsto nell’Intesa nazionale sono da evidenziare le linee guida per la salvaguardia degli impollinatori, approvate anche dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf), che riportano regole da applicare nelle zone agricole a tutela delle api e di utilità anche per altri impollinatori selvatici.

Le linee guida si aprono con la considerazione “Le api sono fondamentali in agricoltura e costituiscono un importante indicatore di qualità dell’ambiente. È dovere di tutti proteggerle, evitando pratiche che possano pregiudicarne la sopravvivenza” e tra le indicazioni si citano l’opportunità di introdurre gli alveari nella coltura da impollinare quando almeno il 10-15 % dei fiori è già aperto e mai in assenza dei fiori da fecondare, per contrastarne l’abitudine a frequentare altre fioriture, la necessità che l’apicoltore sia preventivamente informato dei trattamenti fitosanitari da svolgere e l’opportunità di evitare qualsiasi trattamento chimico in fioritura, anche con prodotti considerati non tossici.

Oltre che dalla limitata percezione dei vantaggi economici associati al servizio dell’impollinazione, conseguenti al miglioramento della qualità e della quantità delle produzioni, l’adozione in Italia di pratiche favorevoli ai pronubi è ostacolata dai limitati investimenti nella ricerca pubblica, che si ripercuotono in riconosciute difficoltà a produrre e diffondere conoscenze scientifiche.

Fonte: Biodiversità e frutti dimenticati delle Regioni Italiane ISPRA

Legge 20 febbraio 2006, n.96 – Disciplina dell’Agriturismo

Per attività agrituristiche si intendono le attività di ricezione e ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli di cui all’articolo 2135 del codice civile, anche nella forma di società di capitali o di persone, oppure associati fra loro, attraverso l’utilizzazione della propria azienda in rapporto di connessione con le attività di coltivazione del fondo, di silvicoltura e…

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