Gli apoidei come indicatori della qualità ambientale di un agroecosistema

L’European Environment Agency (EEA)16 definisce il monitoraggio ambientale come “la misurazione, valutazione e determinazione di parametri ambientali e/o di livelli di inquinamento, periodiche e/o continuate allo scopo di prevenire effetti negativi e dannosi verso l’ambiente”.

La qualità ambientale di un agro-ecosistema può essere valutata sia attraverso la misurazione di parametri ecologici e successiva elaborazione di dati (anche tramite l’impiego di sensori e apparecchiature strumentali), che il ricorso a indicatori biologici, quali la presenza, l’abbondanza e lo stato
di organismi viventi (specie animali, vegetali o funghi) caratterizzati da una sensibilità ai cambiamenti indotti all’ecosistema da fattori di disturbo.

Grazie alle caratteristiche etologiche e comportamentali gli apoidei rientrano pienamente tra gli indicatori biologici e il loro impiego nei sistemi di controllo della qualità ambientale è oramai una pratica consolidata. Sensibili alla presenza di molteplici sostanze inquinanti (prodotti fitosanitari, metalli pesanti, diossina, polveri sottili, idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili e radionuclidi), gli apoidei sono ubiquitari, stabili nel territorio di interesse e con la peculiare caratteristica di non essere individui immobili, ma portati a esplorare tutti i comparti ambientali (terreno, vegetazione, acqua e aria) dell’areale di insediamento, alla ricerca di nettare, polline, acqua e altri beni.

Una serie di qualità che consentono agli apoidei sia di percepire la presenza di un singolo fattore di alterazione sia di avvertire un complesso di fenomeni di natura ecologica, con la conseguente capacità di mettere a disposizione dati omogenei e informazioni utili per la interpretazione delle modificazioni avvenute e in atto nel territorio.

L’utilizzo come (bio)indicatori può avvenire a diversi livelli di scala e, in relazione alle caratteristiche paesaggistiche dell’area analizzata, può assumere valenza strategica nei processi di interpretazione delle politiche gestionali del territorio.

Gli apoidei rappresentano complessivamente:
a) indicatori di pressione, in quanto la diversità specifica (presenza/assenza e distribuzione) descrive gli effetti delle attività antropiche sull’ambiente;
b) indicatori di stato, in quanto la diversità e le caratteristiche ecologiche delle specie presenti forniscono indicazioni sulla presenza e la diffusione delle risorse ambientali;
c) indicatori di risposta, in quanto la diversità e le tipologie delle specie presenti permettono di valutare le politiche e gli interventi attuati dall’uomo, tra cui le scelte colturali e gli investimenti finalizzati alla riqualificazione ecologica.
d) Molte specie di api selvatiche sono altamente specializzate nello sfruttare particolari siti di nidificazione e le risorse alimentari disponibili e sono altamente sensibili al degrado e alla frammentazione degli habitat causati dalle attività antropiche

La disponibilità spaziale e temporale delle risorse può inoltre influenzarne notevolmente il tasso di riproduzione. Per tali motivazioni alcuni gruppi sono considerati buoni indicatori per la valutazione dello stato di conservazione dei biotopi del paesaggio quali prati permanenti, radure, pascoli e terreni a riposo.

Nel corpo delle api, nel polline e in altri prodotti apistici è possibile rinvenire gli eventuali inquinanti diffusi e i principi attivi dei prodotti fitosanitari distribuiti nei territori in cui effettuano i voli e bottinano. Oltre a fornire informazioni sullo stato dell’ambiente, tali dati consentono di correlare la mortalità degli individui alle diverse pratiche colturali e di ottenere indicazioni sulla contaminazione dei prodotti apistici. Consentono, contestualmente, di individuare le specie vegetali sottoposte a trattamento o a contatto accidentale con sostanze chimiche, quali prodotti fitosanitari, radionuclidi e metalli pesanti.

Ai fini di tutela della salute pubblica tutti i prodotti apistici rispondono a normative nazionali e comunitarie relative alla presenza e alla concentrazione di residui dei prodotti fitosanitari e dei farmaci veterinari (Legge 283/1962, Regolamento CE 37/2010).

Per il miele, in particolare, i metodi di analisi sono contemplati dal D.M. 25 luglio 2003

“Approvazione dei metodi ufficiali di analisi da applicarsi per la valutazione delle caratteristiche di composizione del miele”.

Nell’Unione Europea non esistono tuttavia riferimenti normativi per inquadrare gli aspetti qualitativi del polline. Standard analitici sono invece presenti in Brasile, Svizzera, Bulgaria, Cina e, unica eccezione in ambito UE, la Polonia.

La lettura dei sintomi e dei comportamenti, la capacità di accumulare nei tessuti e negli organi gli eventuali inquinanti, la scomparsa e la mortalità degli individui e delle popolazioni costituiscono l’insieme delle informazioni per le valutazioni della qualità dell’ambiente in cui gli apoidei vivono. La presenza delle specie nei diversi contesti consente di caratterizzarne il profilo entomofaunistico e, grazie anche alla stretta relazione con la flora, può essere un indice di biodiversità al fine di ottenere indicazioni circa lo stato di conservazione dell’ambiente e sull’impatto delle pratiche agricole.

Attualmente non si dispone, però, di efficienti schemi di monitoraggio a lungo termine per misurare negli anni i cambiamenti delle comunità di api selvatiche negli ecosistemi agricoli. La maggior parte dei sistemi di monitoraggio si basa su studi a piccola scala, i cui risultati spesso non si dimostrano idonei ad individuare l’evoluzione a livello regionale, nazionale o continentale.

L’impiego efficace delle api selvatiche nella valutazione ecologica richiede necessariamente lo sviluppo di metodi standardizzati e un preciso progetto di studio. Sono considerati efficienti gli approcci che utilizzano i transetti e le trappole, in quanto la loro combinazione garantisce l’elevata copertura del campione e consente di acquisire dati sulle interazioni pianteimpollinatori. È indispensabile tuttavia la conoscenza, da parte dei rilevatori, delle metodiche, della biologia e tassonomia degli insetti impollinatori.

I piani di monitoraggio, per essere efficienti, richiedono una adeguata organizzazione e il soddisfacimento di alcuni criteri guida, quali:

  • documentare lo stato e le tendenze degli impollinatori, principalmente api allevate, api selvatiche, sirfidi e lepidotteri, e delle relative piante impollinate;
  • valutare l’influenza delle pressioni che possono causare cambiamenti nelle popolazioni degli impollinatori e delle piante impollinate a piccola scala, in singoli appezzamenti, sui sistemi paesaggistici e a scala nazionale o continentale;
  • quantificare numericamente i cambiamenti nelle popolazioni e nelle comunità degli impollinatori di colture agrarie e piante selvatiche;
  • valutare l’efficacia delle strategie per mitigare gli impatti dei cambiamenti negli impollinatori e nelle piante impollinate;
  • migliorare l’interfaccia tra le conoscenze scientifiche sugli impollinatori e gli strumenti politici e normativi;
  • sviluppare collegamenti educativi e informativi con le parti interessate e il grande pubblico sull’importanza degli impollinatori, sui principali cambiamenti e impatti cui sono esposti e sulle possibili strategie di mitigazione.

Utilizzando gli apoidei, la loro diversità e abbondanza, il monitoraggio negli agroecosistemi può essere effettuato con metodologie già sperimentate e riportate in lettaratura.

Il transetto fisso è, ad oggi, il metodo più accreditato tra i ricercatori per osservare le interazioni tra impollinatori e piante. Si tratta di un’area di osservazione, di diverse dimensioni e suddivisioni interne a seconda dell’autore, nella quale gli esemplari vengono raccolti o contati durante una camminata regolare, con più turni di osservazione per stagione vegetativa.

I transetti devono essere effettuati in presenza di vegetazione, in condizioni meteorologiche adeguate (temperatura maggiore di 15 °C, vento debole, assenza di pioggia e vegetazione asciutta) e in orari di attività degli insetti, per cui il periodo migliore varia in funzione della posizione geografica dell’area di studio. È importante registrare anche le specie e il numero di fiori presenti nel transetto e l’eventuale presenza di insetti impollinatori sugli stessi.

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