Fagiolo del purgatorio di Gradoli PAT Lazio

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO

La pianta ha un accrescimento semi-determinato, portamento semi-prostrato, altezza media di 38 cm. La foglia è composta, trifogliata, di forma ovata e colore verde chiaro. Il fiore è papilionaceo di colore bianco, infiorescenza a grappolo ed impollinazione autogama. Il frutto è un baccello di colore marrone e di medie dimensioni. Il seme di questo ecotipo locale presenta forma globosa, colore grigio-bianco di medie dimensioni.

La semina ricade nella prima quindicina di maggio, la fioritura a metà giugno, la raccolta del seme ceroso è a metà luglio, mentre quella del seme secco cade nella prima decade di agosto. Le peculiarità del prodotto dipendono in gran parte dalla tipologia dei terreni, d’origine vulcanica, sciolti, freschi, di buona fertilità e poco calcarei, situati in ambiente collinare intorno ai 400 m s.l.m. Il prodotto Fagiolo del Purgatorio di Gradoli proviene dalla coltivazione della varietà autoctona a rischio di erosione genetica, Fagiolo del Purgatorio (Fagiolo di Gradoli), tutelata dalla L.R. 1 marzo 2000 n. 15.

METODO DI PRODUZIONE

Ancora oggi si conservano le tecniche tradizionali di coltivazione che non prevedono uso di prodotti chimici. La preparazione del terreno è efettuata con una aratura a media profondità (30/35 cm), seguita da interventi di amminutamento del terreno (1/3 passaggi) efettuati con erpice a dischi o con fresa. Prima
della semina, il terreno viene livellato, afnato e liberato dalle erbe infestanti, attuando interventi di sarchiatura nell’interfila e di zappettatura e rincalzatura lungo le file, in modo tale da garantire le migliori condizioni per lo sviluppo delle piantine. La semina è eseguita a mano o a macchina utilizzando seminatrici preferibilmente pneumatiche e disponendo il seme in solchi, in quantità di 10-13 piante per mq (50 cm x 15-20 cm). L’irrigazione è efettuata a pioggia. La raccolta è effettuata prevalentemente a mano, o con mietitrebbiatrice per cereali opportunamente adattata, alla fine del mese di agosto.

CENNI STORICI

Particolare considerazione per i legumi mostrano, nel XIV secolo, gli Statuti di Gradoli, i quali dedicano un’apposita rubrica a “de pena colligentium cicera et alia legumina”. I fagioli prodotti in questo comune sono legati storicamente all’uso che se ne fa nel Pranzo del mercoledì delle Ceneri, organizzato dalla Confraternita del Purgatorio, reiterando un’antichissima tradizione.

Alcuni vorrebbero far risalire questa tradizione al 1200-1250 in ricordo del capitano gradolese Taddei, morto per difendere gli abitanti dai soprusi dei legati papali, pertanto, durante il pranzo, si inneggiava gridando: “Viva ‘l Priore, viva ‘l Capetano!” intendendo per Capitano proprio il Taddei. Dai secoli XVII-XVIII, ricostruendo la storia della Confraternita, è possibile trovare frequente riferimento ai fagioli. La ricerca si basa su documenti conservati presso l’Archivio Vescovile di Montefiascone (Acta Ecclesiastica; Libri delle S.S. Messe dal 1600 in avanti; Visite Pastorali dal 1707 al 1953) e l’Archivio Parrocchiale di Gradoli (Statuto della Fratellanza del Purgatorio di Gradoli del 1925). In più punti si fa riferimento proprio ai fagioli, la cui coltura, insieme agli altri legumi, è considerata, nel 1910, una delle attività principali dei gradolesi insieme alla raccolta del grano, alla semina ed alla vendemmia e, ancora prima, nel 1873, se ne ribadisce la presenza nella provincia di Viterbo, tra le principali produzioni.

Si tratta della Relazione inviata dal Comizio Agrario alla R.a Prefettura di Roma in risposta a vari quesiti proposti dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. L’importanza di questo legume per la comunità è provata, inoltre, dal fatto che spesso, in documenti del ‘700, sono associati ad un valore economico: compaiono non solo tra le elargizioni dei fedeli ma anche come ricompensa per i celebranti delle Messe. In un documento del 1847 si decide, addirittura, di nominare dei “tesorieri” delle entrate in fagioli a cui non è consentito, senza autorizzazione dei superiori, sostenere spese utilizzando queste entrate. Nel Bollettino del prezzo dei cereali e altri generi venduti sul pubblico mercato di Viterbo nel mese di Luglio 1873 si ritrovano proprio i fagioli bianchi venduti a lire 21,25 ad ettolitro. Nel 1930, alla prima mostra ortofrutticola di Bolsena, documentata anche da un video dell’Istituto Luce, erano esposti i Fagioli del Purgatorio. Il pregiato prodotto nel 1934 viene portato anche alla Mostra Nazionale dell’Agricoltura, nel settore dedicato alla frutta secca ed ai legumi.

Territorio di produzione

Gradoli (VT)

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