Elicriso pianta officinale

NOME COMUNE: Elicriso

NOME BOTANICO: Helichrysum italicum (Roth) G. Don

DESCRIZIONE DELLA PIANTA

Pianta erbacea, suffruticosa e cespugliosa, dal forte odore aromatico, che ricorda il tipico odore della Liquirizia. Il fusto è robusto, molto ramificato, interamente ricoperto da numerose foglie filiformi, pelose e di colore verde-argentate. I fiori sono prevalentemente tubulosi, che vanno a formare numerosi capolini, riuniti in corimbi, di colore giallo. Il frutto è un achenio ovale oblungo.

ALTRE SPECIE:

Esistono numerose altre specie di Helicrysum, alcune di interesse ornamentale:

  • Helicrysum arenarium (L.) Moench: non presente in Italia, ma nei suoli sabbiosi dell’Europa centrale e del mar Caspio. Questo elicriso spesso si trova nei negozi di fiori.
  • Helicrysum stoechas (L.) Moench: noto con il nome si “Stecade” che viene utilizzato per produrre un’essenza assoluta.
  • Helicrysum orientale (L.) Gaertner: coltivato per ricavarne l’olio essenziale.

Della specie Helicrysum italicum ne esistono due sottospecie:

  1. H. italicum subsp. italicum (= H. angustifolium DC.), presente in tutta Italia e maggiormente diffusa;
  2. H. italicum subsp. microphyllum (Willd.) Nyman., che si trova soprattutto sui litorali e sulle zone interne della Sardegna e Corsica.

E’ una pianta spontanea nei luoghi aridi e pietrosi e tendenzialmente calcarei, come i litorali, ma si trova diffusa anche zone submontane.

Richiede una buona esposizione al sole, soprattutto per una maggiore produzione dell’olio essenziale. L’Elicriso è una pianta che teme il ristagno idrico. Viene oggi coltivato soprattutto in Italia, ex Jugoslavia, Spagna e Francia.

STORIA E CURIOSITÀ:

L’Elicrisio, ha da sempre suscitato venerazione, essendo legato al culto del sole. Veniva considerato simbolo di eternità , in quanto il colore giallo-oro dei fiori, si conserva con il tempo, dando illusione che non si secchino. Per questa ragione sono molto utilizzati anche per le decorazioni.

Le notizie del suo utilizzo, provengono dai greci, ma era già noto al tempo degli egizi, infatti veniva raffigurato in molte pitture e usato come ghirlanda per le statue degli dei. Plinio ne descrive l’uso come stimolante della diuresi e del flusso mestruale; veniva usato mescolato al miele e somministrato in pozioni contro il morso dei serpenti.

CLIMA E TERRENO:

Spontanea nei luoghi aridi e pietrosi e tendenzialmente calcarei, come i litorali, ma anche zone submontane. Richiede una buona esposizione al sole, soprattutto per una maggiore produzione dell’olio essenziale. L’Elicriso è una pianta che teme il ristagno idrico.
Viene oggi coltivato soprattutto in Italia, ex Jugoslavia, Spagna e Francia.

IMPIANTO E PROPAGAZIONE:

La propagazione può avvenire per semina diretta, la quale non sempre è vantaggiosa a causa della disomogeneità nella germinazione e nello sviluppo. Inoltre, le prime fasi di sviluppo della pianta sono molto lente, ciò determina un bassa competitività verso le infestanti.

E’ preferibile la propagazione per talee radicate, per divisione del cespo, o per trapianto delle piantine ottenute da seme.
Le talee si prelevano in primavera o in autunno, per essere messe a radicare in un vivaio con substrato leggero, tenuto costantemente umido.
Il trapianto in dimora viene effettuato in base alle condizioni climatiche: nel nord Italia per esempio, è più tardivo, assicurandosi che non vi siano più ritorni freddo. Nelle zone mediterranee, per esempio in Sardegna, è possibile realizzare il trapianto precocemente, in modo da avvantaggiare la coltura rispetto ai periodi di siccità .
L’Elicriso fiorisce, indicativamente, da maggio a luglio.
La densità d’impianto è diversa in base alla destinazione del raccolto. E’ preferibile un impianto fitto (12-18 piante/m2), se la coltura è da destinare alla produzione di olio essenziale. In questo modo le piante sono più fogliose e meno legnose, e si ottiene un più facile controllo delle malerbe. Se invece si vuole produrre droga secca e/o fiori secchi è consigliabile un impianto rado (3-5 piante/m2), al fine di favorire lo sviluppo di capolini più grandi.

DURATA DELLA COLTURA:

Allo stato spontaneo è una pianta perenne, ma la durata colturale si aggira intorno ai 6, 7 anni. Dal terzo-quarto anno si ha il massimo della resa.

CURE COLTURALI:

Essendo una pianta rustica risulta essere poco esigente. Durante la coltivazione, è consigliabile effettuare delle sarchiature, con lo scopo di interrare il concime, arieggiare il terreno e controllare lo sviluppo delle infestanti. L’irrigazione è necessaria solo nelle prime fasi del ciclo colturale.

RACCOLTA:

Il prodotto erboristico è costituito dai capolini, che vengono raccolti in piena fioritura. Se il prodotto è da destinare alla produzione dell’olio essenziale si può intervenire con uno sfalcio, al fine di raccogliere tutta la parte aerea, oppure se si vuole ottenere un prodotto più pregiato si raccolgono solo le sommità fiorite effettuando un taglio più alto. In questo caso è consigliabile eseguire un secondo passaggio per pareggiare le piante, contenere lo sviluppo legnoso, e favorire l’emissione di nuovo getti. La raccolta è meccanizzata e si esegue con falcia-caricatrici. Il prodotto raccolto deve essere subito avviato alla distillazione, o all’essicazione , in quanto tende a fermentare. La raccolta è manuale nel caso in cui si vogliono ottenere i fiori secchi da ornamento. Vengono raccolti in mazzetti e fatti essiccare all’aria. Si possono ottenere fino a 8-12 t/ha di raccolto fresco, pari a 2,5-4 t/ha di prodotto secco.

SEMINA: MARZO APRILE SETTEMBRE OTTOBRE

TEMPO BALSAMICO: MAGGIO GIUGNO LUGLIO

PARTI UTILIZZATE:

Pianta fiorita

PROPRIETÀ ED IMPIEGO:

L’impiego e l’interesse di questa pianta si devono soprattutto alle osservazioni del dott. Santini (1948), che osservando l’uso che ne faceva la popolazione, iniziò a sperimentarlo. L’Elicriso ha riscosso ottimi risultati nel trattamento della psoriasi e di altre dermopatie, sia per uso interno che applicando oleoliti o decotti topicamente sulle zone interessate. L’Elicriso possiede inoltre proprietà antiallergiche, bechiche e balsamiche, antinfiammatorie e antiossidanti. Santini utilizzava l’aereosolterapia con Elicriso in caso di riniti allergiche, ottenendo ottimi risultati e applicava l’estratto acquoso come collirio nelle congiuntiviti allergiche.

Preparati a base di Elicriso hanno mostrato una grande efficacia nel trattamento delle affezioni a carico dell’apparato respiratorio, dove agisce come balsamico, espettorante, ma non solo, anche come antibatterico. Per uso interno, l’Elicriso viene usato nelle epatopatie per la sua azione stimolante la secrezione pancreatica e gastrica, coleretica e ipocolesterolemizzante.

Per uso esterno risulta essere un buon rimedio in caso di ustioni e geloni. Presenta un importante attività foto protettiva ed infatti pomate a base di Elicriso sono in grado di esercitare azione preventiva dell’eritema da raggi ultravioletti e curativa nelle ustioni, accelerando i processi riparativi dei tessuti e diminuendo il dolore, bruciore e prurito. Utilizzato anche in caso di emorroidi infiammate dove ha azione analgesica e decongestionante. Studi in vitro ed in vivo hanno dimostrato anche proprietà antiossidanti della pianta.

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