Cuccija PAT Campania

Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Campania

cuccija di Santu Jacuvu; granninj cuotti

Minestra realizzata con una grande varietà di cereali e legumi, cotti a lungo dopo essere stati in acqua ad ammollare per uno o due giorni; ricetta molto differenziata anche da rione a rione dello stesso comune, con un forte connotato rituale e magico, sia nella preparazione che nel consumo; legato ai riti primaverili, veniva preparato e consumato il 1° maggio.

Descrizione delle metodiche di lavorazione, condizionamento, stagionatura

vengono messi in acqua abbondante , a secondo del tempo necessario ad ammorbidirsi, varie tipologie di cereali e legumi: grano, granturco, jurmano (segale), ceci, cicerchie, fagioli di vario tipo, ed anche fave e lenticchie, quindi condita con olio extravergine di oliva e sale, la cottura, molto prolungata, avveniva in pentole di terracotta smaltata (pignata) sul fuoco del camino, rimescolata di tanto in tanto; a volte si prepara una base di cottura soffriggendo cipolla o aglio, peperoni essiccati e conserva di pomodoro.

Osservazioni sulla tradizionalità, la omogeneità della diffusione e la protrazione nel tempo delle regole produttive

Il termine cuccija deriva direttamente dal greco antico; il suo uso esclusivo il 1° maggio è in perfetta continuità con i riti della panspermia che, in primavera, prevedevano il consumo di tredici tipologie di semi diversi, fra legumi e cereali, per propiziare la fertilità delle sementi e quindi il raccolto estivo. Il significato rituale di questa preparazione è testimoniato dall’usanza di gettare manciate di cuccija attorno alla casa per difenderla dalle zanzare (si consideri che la malaria era endemica nel Vallo di Diano) e dalla condivisione della preparazione con il vicinato; altrove veniva dispersa una manciata di cuccija sui campi, per fertilizzarli ritualmente; un po’ ovunque viene associata alla venerazione dei santi (Santa Lucia, San Giacomo) ed alla Madonna.

Territorio di produzione

Comuni del Vallo di Diano (SA)

Tartufo nero del matese PAT Campania

Le testimonianze sulla presenza del tartufo nero del Matese sono essenzialmente verbali; nel “Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli di Lorenzo Giustiniani, dedicato a Sua maestà Ferdinando IV Re delle Due Sicilie Tomo I, 1797” è riportato “… nelle sue parti montuose (riferite al territorio di Ailano, facente parte del massiccio del Matese) verso…
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Pomodoro sarvatico PAT Campania

Il “Pomodoro sarvatico” è caratterizzato da bacche di piccolissime dimensioni (inferiori al centimetro di diametro), a maturazione scalare, di forma rotondeggiante, riuniti a grappoli di dieci – dodici bacche; la pianta è molto vigorosa, con foglie profondamente incise, molto resistente alle principali fitopatie e parassiti. I frutti vengono utilizzati freschi, per sughi o per ornare…
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Liquore di mirtillo PAT Campania

Le bacche di mirtillo crescono spontaneamente nei boschi del comprensorio delle località che formano la comunità montana “Penisola Amalfitana”, nel Salernitano. Tali bacche costituiscono l’ingrediente principale del liquore di mirtillo, un rosolio di colore violaceo scuro, con una gradazione alcolica di circa 30°, che si ottiene lasciando macerare in alcool una manciata di bacche di…
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