Comune di BUONCONVENTO
Siena
Toscana

Buonconvento

Il nome Buonconvento deriva da “Bonus Conventus” che significa buona adunanza delle persone che qua si stabilirono richiamate dalla fertilità della terra e dai vantaggi che provenivano dalla sua buona collocazione lungo la Via Francigena, immersa nella pianura bagnata dai corsi dei fiumi Arbia e Ombrone. L’insediamento originario del borgo era sul colle di Percenna, costruito attorno al castello a guardia del guado sul fiume Ombrone; espugnato ed abbattuto il castello, si formò un borgo in pianura.

Verso la metà del 1200, il borgo si affermò come centro di transiti e scambi commerciali, fino ad assumere, all’inizio del secolo seguente, una fisionomia sempre più importante nel sistema di amministrazione e di difesa militare del contado di Siena.

Nel 1313 fu occupato dall’esercito imperiale di Arrigo VII di Lussemburgo (secondo alcuni il “Veltro” invocato da Dante), sceso in Italia per restaurarvi l’autorità imperiale, ma ben presto il suo sogno si frantumò perchè il 24 agosto dello stesso anno morì, pare a causa della malaria contratta durante il suo viaggio.

Nel 1316 il borgo fu assalito da Uguccione della Faggiola e nel 1358 dai perugini in lotta contro i senesi, rimanendo fortemente danneggiato, così nel tempo fu deciso di provvedere con opere di fortificazioni. ebbero inizio nel 1371 e si protrassero per ben 12 anni.

Nel 1385 all’interno della via principale fu innalzato il Palazzo Podestarile con la torre civica, che tutt’oggi ci mostra 25 stemmi degli antichi podestà. Nel 1400 Buonconvento divenne sede di una vasta podesteria che comprendeva 32 località, il suo prestigio accrebbe quando nel 1480 fu concessa la cittadinanza senese.

Nel 1559, a seguito della caduta di Siena entrò a far parte del Granducato di Toscana, sotto il governo della potente famiglia de I Medici, rimanendo così il fulcro della Val d’Arbia.

Le Crete senesi, che in buona misura attraversano la Val d’Arbia, sono quel luogo suggestivo a sud di Siena, fonte di ispirazione di poeti, scrittori, pittori antichi e moderni, fotografi; replicato soggetto di cartoline, poster, calendari; set privilegiato di cinema e pubblicità.

Insomma un luogo continuamente rappresentato, forse per il fatto che nelle Crete si percepisce e si respira uno stile di vita del tutto autentico, lontano dalle forme più deteriori del turismo odierno. Da qualunque direzione vi si giunga, la peculiarità di queste terre è inconfondibile per colore, forma e non di meno per ciò che quel paesaggio evoca sul piano delle emozioni. Ecco, se immaginiamo le Terre di Siena come un composito mosaico di territori – tutti dotati indubbiamente di una loro bellezza e identità – le Crete senesi rappresentano una tessera fondamentale, non solo per il paesaggio, ma anche per ciò che questa realtà esprime in termini di cultura e di tradizioni. Non ultima la tradizione legata al cibo che qui ha radici così profonde da costituirne una vera e propria essenza.

Terra di suggestioni, quella delle Crete, ma terra dura, povera, a tratti brulla, adatta al pascolo, che rimanda alla fatica avita del contadino e a una cultura essenziale in cui il cibo non è orpello o fantasia, ma necessità: olio, vino, pane, latte. Terra agrodolce, terra di forni e fornaci, segnata dal biancore dei calanchi e dal nero profilo dei cipressi. Allora giardini incantati – quasi miraggi – appaiono in mezzo a tante asperità. E antiche officine di semplici prendono vita dalle erbe profumate dei pascoli.

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