Cipresso comune, Cupressus sempervirens

Caratteristiche botaniche:

Nome comune: Cipresso comune

Famiglia: Cupressaceae

Pianta monoica/dioica: monoica

Portamento: arboreo

Foglie: sempreverdi squamiformi dimensione mm 1 o meno, ad apice arrotondato, embricate e strettamente addossate ai rametti, di colore verde scuro, senza profumo o poco profumati

Fiori: coni femminili tondeggianti, portati da un breve peduncolo, singolarmente o a coppie; coni maschili ovoidali, lunghi 2-3 mm,
posti all’apice dei rametti, giallastri al momento dell’emissione del polline

Frutti: galbulo – strobilo di forma sferica di cm 2-3 di diametro, di consistenza legnosa, dapprima verde poi brunastro con una spina più o meno accentuata al centro

Periodo di dispersione del polline: G F M A M G L A S O N D

Impollinazione: anemofila

Testimone del tempo e riferimento per i viandanti. Solitario sulla cima di una rotonda collina o in lunghi filari che spartiscono la proprietà. E’ il cipresso, il Cupressus sempervirens, che da tempo immemore connota le colline dell’Italia centrale, il soggetto dei nostri pensieri di oggi; è il protagonista di un paesaggio davvero unico al mondo, dolce e armonioso e articolato in lunghe prospettive, sottolineate dalle sue chiome scure, che il vento non piega se non appena all’apice, con le forme a fiamma, alte, diritte, statuarie, quale una naturale scultura di arte topiaria. Si incontrano, talora, vere e proprie cipressete che si alternano agli argentei uliveti;  nei campi segnalano un limite poderale, lungo le strade indicano un bivio, mentre gli esemplari più antichi, i pochi sopravvissuti, sono ancora un punto certo di orientamento per il viaggiatore moderno.

Insomma, se in molte parti d’Italia viene impiegato per abbellire i parchi e la quiete dei cimiteri, in Toscana, contro l’orizzonte quasi “vigile sentinella sul poggio”, il cipresso costituisce un elemento inconfondibile del paesaggio.

L’origine e la diffusione

Proveniente dalle regioni del mediterraneo orientale e dell’Asia meridionale e occidentale, il cipresso venne introdotto in Italia in epoca remota, sembra dagli Etruschi o fors’anche dai Fenici

Si acclimatò così bene da riprodursi spontaneamente e da divenire un partecipante stabile della nostra vegetazione. Non ama i climi freddi e per questo è diffuso in tutte le regioni mediterranee e nei luoghi temperati. Il cipresso è infatti presente dal litorale tirrenico alle zone collinari interne; lo si incontra anche sulle pendici collinari del Nord Italia oppure lungo i viali o nei giardini. Spesso lo troviamo nei cimiteri, dove viene piantato da lungo tempo per il forte carico religioso e simbolico, di vita e di morte, che possiede, ma anche per l’aspetto severo, per la sua longevità e perché l’apparato radicale non provoca dissesti alle tombe. La diffusione del cipresso avvenne per il pregio del legname, del quale si esaltava soprattutto la durata il profumo e la pregevole fibra.

Il cipresso è importante anche per il rimboschimento dei terreni argillosi e rocciosi e per la sua funzione frangivento per la difesa dai venti marini. Si adatta a terreni poveri e ghiaiosi dal livello del mare fino a 700/800 m.

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