Sughi d’uva reggiani PAT Emilia Romagna

Si tratta di una sorta di budino fatto con il mosto dell’uva, zucchero e farina. Il mosto utilizzato di solito era quello ricavato da uva Lancellotta, tipico della regione di Reggio Emilia. Si fa bollire il mosto per parecchio tempo indi si aggiunge lentamente la farina e lo zucchero. Si cuoce ancora e lo si versa in stampi per essere raffreddato e quindi successivamente consumato.

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Sugali PAT Emilia Romagna

Sono dei budini realizzati con il mosto d’uva. Mosto d’uva, farina gialla, farina di frumento, pane grattugiato, semolino, scorza di limone e semi di anicini. Si mette a bollire il mosto d’uva per qualche ora e si aggiungono la farina e gli altri ingredienti. Si versa negli stampi e si conserva in frigorifero.ravennate.orissero il gusto dolce.

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Stridoli o silene rigonfia PAT Emilia Romagna

Nel mondo mitologico greco-romano il Silenus, che vive in mezzo a selve, boschi e foreste, appare come un vecchio satiro, amante della musica, del suo flauto, del vino, quindi con il ventre sempre gonfio e tiepido. E’ facile così trovare un nesso preciso tra il Silenus del mito e la pianta dallo stesso nome botanico. Forse in passato gli stridoli si trovavano un po’ dappertutto, lungo i sentieri, tra i sassi, lungo gli argini delle strade e in campagna negli appezzamenti non ancora lavorati. Molto popolare nel ravennate.orissero il gusto dolce.

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Saporetto dell’Appennino reggiano PAT Emilia Romagna

Il Savurett rientra in pieno fra i prodotti matildizzabili, in quanto nasce dall’esigenza antica di conservare la frutta ed evitare la sua dispersione con la marcescenza. A tale bisogno si deve la nascita di marmellate, conserve, confetture e sciroppature, consumate poi nella dolciaria come ripieni di torte ed altre pietanze da farcire, oppure in accompagnamento. In tale modo per tutto l’anno, risultava possibile avere quindi la possibilità di consumare frutta, spesso affiancata a miele, che offriva oltre al consueto apporto vitaminico, anche un notevole numero di calorie, in un periodo di fame atavica. Non si deve poi tralasciare, l’importanza di simili preparazioni dolcificanti a trecentosessanta gradi, in un momento storico, nel quale oltre al miele, era molto difficile avere differenti preparazioni che favorissero il gusto dolce.

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Sapore PAT Emilia Romagna

E’ un prodotto che nel dopo guerra, con l’avvento della produzione industriale, si rischiava di perdere la produzione. Da diversi anni si cerca di rivalorizzare in quanto unico e ineguagliabile. Già il nome conferma il suo sapore intenso. Antica marmellata diffusa un tempo in Romagna, conservata in piccole damigiane dal collo largo e usata come energetico companatico.

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Saba o sapa PAT Emilia Romagna

E’ tradizionalmente preparato nelle campagne dal secolo scorso fino alla fine degli anni Cinquanta. Saba è il termine dialettale usato in Emilia-Romagna per indicare questo prodotto a base di mosto, anche conosciuto con il nome Sapa. Nelle Georgicae è descritta in maniera accurata la tecnica enologica in uso nell’agro bolognese ai tempi di Columella, nella quale si parla, tra le altre cose, anche della Sapa, impiegata addirittura per nutrire le lumache, alla cui carne sembrava conferire un gusto più delicato.

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Raperonzolo PAT Emilia Romagna

Sono piante erbacee perenni, che crescono prevalentemente nelle zone montane temperate di entrambi gli emisferi ai bordi delle strade e dei vicoli di campagna fino agli 800 metri di altezza. Frequente nei prati incolti, nei luoghi erbosi e boschivi dove il muschio la protegge dal freddo. In estate, all’epoca della fioritura, nei boschi e nei prati, questa pianticella, si presenta come uno stelo sottile di 60 – 70 cm. con delle campanule azzurro chiaro. In primavera quando la si raccoglie per le migliori insalate di campo, è una rosellina di foglie verdi, con una radice ingrossata di color bianco.

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Pesca Buco incavato PAT Emilia Romagna

Era il 1884, Giuseppe Gianstefani si recava come di consuetudine con il suo biroccio al mercato di Bologna, l’attuale mercato delle erbe. Finita la vendita della sua frutta andava generalmente a colazione all’albergo Tre Re. Qui, un giorno, gli accadde di vedere il cameriere che serviva ad una cliente delle pesche assai belle. Lo chiamò e gli chiese se poteva prendere i noccioli e come compenso gli avrebbe dato 2 delle sue pesche per ciascuno di essi. I noccioli furono poi piantati nella sua azienda e in pochi anni ottenne i primi frutti. E’ così che il figlio Ulisse, uno dei pionieri della frutticoltura romagnola, racconta la nascita del Buco Incavato, denominata anche Pesca di Massa Lombarda. In poco tempo divenne la varietà più coltivata nella Provincia di Ravenna.

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Pesca bella di Cesena PAT Emilia Romagna

E’ una pesca a polpa bianca caratterizzata da un bel sovracolore rosso fiammante uniforme, forma regolare, pezzatura medio-grossa (in media circonferenza di circa 20 cm e peso di 125 g) e di ottimo sapore. La cultivar è mediamente vigorosa, produttiva. La coltura è attuata prevalentemente nel cesenate in aree tradizionalmente vocate, dove le caratteristiche pedoclimatiche rendono ottimale la sua produzione. Le tecniche di produzione non differiscono oggi da quelle delle cultivar più moderne con l’allevamento a vaso o a palmetta.

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Melone di San Matteo Decima PAT Emilia Romagna

Il Melone di San Matteo Decima ha radici antiche, risalenti a secoli di coltivazione nelle fertili terre dell’Emilia-Romagna. La zona di San Matteo Decima, situata nella provincia di Bologna, è particolarmente favorevole alla crescita di questo frutto grazie al suo clima temperato e ai terreni ben drenati.

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