Limone massese PAT Toscana

La coltura degli agrumi a Massa è attestata fino dalla prima metà del Trecento, probabilmente le specie più diffuse erano i cedri, seguiti dagli aranci e dai limoni. Nel Cinquecento l’agrumicoltura si afferma, ma è nel Seicento che trova il suo massimo sviluppo.Il limone massese deve la sua tradizionalità alla particolarità della cultivar che, per l’influenza del clima collinare e della vicinanza al mare, dà limoni molto dolci e con una buccia molto fine e poco amara, tanto che si prestano ad essere consumati anche freschi, mentre la buccia viene utilizzata anche per fare liquori. Si conserva più a lungo degli altri limoni, non marcisce.

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Lattuga quattro stagioni PAT Toscana

Lattuga verde con caratteristica screziatura rossastra ai margini, assai resistente alle gelate invernali e al clima umido del Valdarno. Si semina a spaglio o a solchi (a solchi si rincalza meglio) in terreni freschi e sciolti da marzo a novembre.Concimata poco prima della semina, dopo un mese si trapianta a file distanti 30 cm e 20 cm sulla fila e viene rincalzata 2 volte. Dopo 2 mesi può essere raccolta; forma una piccola palla piuttosto bassa con foglie verdi e con screziature rossastre ai margini. Resiste molto bene ai freddi invernali ed è ben acclimatata al clima umido del Valdarno. È preferibile non seminare a luna crescente altrimenti spiga subito; i semi raccolti gradualmente vengono ripuliti con il vaglio e conservati in luoghi freschi e asciutti al buio.

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Granturco nano di Luco PAT Toscana

Granturco precoce di seme giallo con spiga conica tozza e corta da 12 a 18 cm circa, chicco tondo di media grandezza. Fusto basso (60/80 cm.), spiga a 40 cm da terra. Il granturco nano veniva seminato alla fine di Aprile (intorno al 20), il terreno veniva preparato con una buona aratura ed erpicato, quindi si procedeva con la semina di due semi insieme in ogni posizione, successivamente si provvedeva al diradamento. Il seme del granturco nano di Luco deriva, con ogni probabilità, da mais nostrani impiegati nel Mugello nell’ottocento; la selezione del seme era fondamentale, le pannocchie conservate erano quelle al di sotto del terzo nodo e i chicchi scelti erano quelli centrali.

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Granoturco formenton ottofile della Garfagnana PAT Toscana

Il granturco presenta grossi chicchi di forma schiacciata e colore giallo oro. Le file binate di chicchi intorno al tutolo sono normalmente 8, infatti viene comunemente chiamato anche mais a doppie file. Una volta macinati si ottiene un’ottima farina. La farina prodotta viene utilizzata, oltre che per la classica polenta, per la produzione dei “biscotti di formenton” insieme alla farina di grano. La semina avviene in maggio dopo aver arato e concimato il terreno. Dopo il germogliamento si effettua una sarchiatura e le giovani piantine vengono diradate lasciando un distanza fra loro di circa 15 cm. La raccolta è manuale e, dopo circa 20-30 giorni di seccatura, si effettua la sgranatura meccanizzata e la macinatura.

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Toscana Ciliegia di Lari IGP

Il Farro della Garfagnana IGP può provenire da tre specie differenti: “Triticum monococcum”, “Triticum dicoccum” e “Triticum tricoccum”. Quando è immesso al consumo, il Farro della Garfagnana ha un chicco con striature biancastre a seguito della “brillatura” e una consistenza farinosa.
Metodo di coltivazione
Il Farro della Garfagnana è coltivato in terreni situati dai 300 ai 1000 metri di altitudine. Il terreno è concimato con sostanze organiche ed è severamente vietato l’uso di diserbanti o concimi chimici. Infine, la produzione massima è di 25 quintali per la granella vestita. Una volta raccolto, il seme è brillato con apposite macchine e immesso al consumo. Il farro coltivato con la tecnica tradizionale è classificato come prodotto biologico.
Legame tra il prodotto e il territorio
La Garfagnana (provincia di Lucca) è probabilmente l’unico areale in Toscana dove il farro è sempre stato coltivato. L’apprezzamento che ai giorni nostri viene riservato al Farro della Garfagnana ha origini lontane ed è rimasto invariato nel tempo, a testimonianza della qualità e unicità del prodotto.

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Grano saraceno PAT Toscana

Il grano saraceno (Fagopyrum esculentum Moench) appartiene alla famiglia delle poligonacee; è una pianta erbacea annuale con altezza variabile da 60 a 100 cm, con molte ramificazioni, foglie ovato-triangolari, fiori a racemi di colore bianco-rosa o rosso. Il ciclo vitale è breve (dai 60 ai 90 giorni circa) e ciò ne consente la coltivazione in seconda coltura dopo un altro cereale (frumento o segale). Il prodotto è costituito dalla granella che non è una cariosside, bensì un achenio.

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Grano marzolo del Melo PAT Toscana

Il grano marzolo del Melo è caratterizzato da paglia di colore chiaro, grossa e alta, la spiga è pungente e la forma del chicco quella tipica del grano. La farina è indicata sia per la produzione del pane integrale, sia per la pasta fresca fatta in casa. Il grano viene seminato in Marzo (da li marzolo) e raccolto in Settembre. Per la raccolta del grano vengono utilizzate attrezzature manuali e formati i classici “mannucci” (fasci di grano legato). La battitura viene effettuata con un’apposita macchina di legno. Il grano viene conservato nei magazzini aziendali (in cassoni di legno) e macinato a pietra.

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Funghi sotto sale della costa Apuana PAT Toscana

I funghi sotto sale della costa apuana vengono conservati in salamoia perché mal si prestano all’essiccamento. Le specie utilizzate sono gastronomicamente classificate come non eccellenti, ma la modalità di conservazione le rende gustose e saporite.Le specie maggiormente utilizzate sono le rosselle (Lactarius deliciosus, L. sanguifluus e semisanguifluus ecc.); i pinarelli o funghi di pino (Suillus granulatus, S. collinitus, S. bellinii – “Sangiovannin” – e altri); le famigliole o “chiudin” o “angiulin” (Armillariella mellea), fungo di ciocca tipicamente parassita di piante legnose

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Funghi porcini toscani PAT Toscana

I porcini sono funghi piuttosto pregiati appartenenti al genere Boletus. Il gambo è di colore marrone chiaro mentre la cappella è di un marrone più scuro, variabile a seconda delle specie del sottobosco e del bosco di produzione. Il sapore è delicato ma intenso, con un leggero sentore di tannino, muschio e tallo dell’aglio. La polpa è soda e bianca mentre i tuboli hanno una colorazione che va dal bianco al giallo verdognolo. Le pezzature variano a seconda dello stadio di sviluppo e possono raggiungere i 25 cm. Il periodo di raccolta va da maggio all’autunno a seconda della zona geografica, della specie e della quota.

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Frutti del sottobosco delle Montagne Pistoiesi PAT Toscana

I mirtilli, le more, i lamponi e le fragole sono prodotti spontanei della Montagna Pistoiese. Hanno un sapore molto zuccherino e un aroma intenso, vanigliato. Sono teneri e particolarmente succosi, si utilizzano per la preparazione di marmellate, gelatine e per guarnire dolci alla crema

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