Sciuscillone PAT Campania

Trattasi di peperone a bacca piccola, molto diffuso nel comune di Teggiano (SA); presenta in generale una forma a corno tri o quadrilobata. Esso presenta una larghezza alla spalla variabile dai 2,1 ai 5,7 cm, una lunghezza che oscilla dai 16 ai 32 cm e terminante generalmente con l’apice stilare a punta, anche se vi è una grande variabilità anche di superficie che può essere più o meno liscia mentre il pericarpo è sempre spesso. Il frutto presenta un colore ante-maturazione verde, un portamento eretto nella parte apicale ed orizzontale/semi-prostrato in quella basale (con molta probabilità a causa del peso della bacca) con una sinuosità a livello del pericarpo molto variabile. Il colore della bacca a maturazione, invece, è un rosso tendente in alcuni casi al rosso-bruno con una media brillantezza.

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Scarola bianca riccia schiana PAT Campania

La scarola bianca riccia schiana, detta anche “paparegna”, è un tipo di scarola coltivata nell’intero territorio provinciale napoletano; fa, infatti, parte delle produzioni ad altissima intensità colturale, patrimonio dell’agro sarnese nocerino riconosciute e richieste dai consumatori più attenti dell’area napoletana. è molto rustica e presenta un cespo grosso e pieno con foglie dal sapore croccante e leggermente amarognolo. Si produce in autunno o inverno ed i suoi cespi, quindici giorni prima della raccolta, vengono legati con paglia, giunchi o rafia per l’imbiancamento, operazione che deve essere effettuata dopo circa 10 giorni e dopo una giornata soleggiata in modo che le foglie interne siano asciutte ed evitare che possano marcire in alcuni punti. è detta “riccia” e “schiana”, cioè “piana” perché presenta una foglia larga ma dai margini molto frastagliati. è l’ingrediente fondamentale per la preparazione della pizza di scarole.

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Risi di Casalbuono PAT Campania

Ecotipo di fagiolo rampicante, seminato in consociazione con il mais che ne costituisce il tutore. In alternativa, 4-5 semi sono disposti a cerchio all’interno di una stessa buca (Hoffa) con al centro una “mazza” tutore di legno, che fa da appiglio per la pianta. In alcuni casi l’uso delle reti di nylon sostenute da tutori di legno, disposti a 2 m di distanza sulla fila, rappresenta una valida alternativa alla consociazione con il mais.

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Rapa catozza PAT Campania

Di questo ortaggio, tradizionalmente impiegato per l’alimentazione sia umana (parti verdi) che animale (radice), si utilizzano comunemente le foglie, le parti tenere del fusto e le infiorescenze, prelevate in più fasi grazie all’attitudine a “ricacciare” dopo la raccolta. Afferisce alla specie Brassica rapa, nell’ambito della famiglia delle Brassicacee o Crucifere. La pianta è erbacea; la coltura è a ciclo annuale. La foglia presenta un lembo lobato o lirato, caratteristico della specie, i fiori di colore giallo sono raccolti in infiorescenze (corimbi) serrate; la radice è carnosa, a polpa croccante, e di colore bianco.

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Prugna coglipiecuri PAT Campania

La prugna coglipiecuri o aulecina è una varietà di susina coltivata nell’avellinese, anche se ecotipi simili sono coltivati nel napoletano e nel salernitano. è una prugna di media grandezza, che muta colore in fase di accrescimento: è generalmente verde ma tende al giallo rossiccio quando è matura. Ha forma allungata e viene coltivata in frutteti secondo tecniche di coltivazione tradizionale. Matura tra giugno e luglio.

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Pomodoro sarvatico PAT Campania

Il “Pomodoro sarvatico” è caratterizzato da bacche di piccolissime dimensioni (inferiori al centimetro di diametro), a maturazione scalare, di forma rotondeggiante, riuniti a grappoli di dieci – dodici bacche; la pianta è molto vigorosa, con foglie profondamente incise, molto resistente alle principali fitopatie e parassiti. I frutti vengono utilizzati freschi, per sughi o per ornare insalate ed altre preparazioni.

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Pomodoro Re Umberto PAT Campania

Il pomodoro Re Umberto (o Fiascone) è presente in tutto l’areale della Costiera Amalfitana; il suo luogo di elezione è il comune di Tramonti e le sue frazioni, dove si riscontrano le più importanti testimonianze orali in merito alla sua presenza sul territorio. Già a inizio ‘900 in quasi tutti gli orti era presente il pomodoro Re Umberto, detto Fiascone e i suoi frutti venivano usati sia come prodotto fresco (per le insalate estive), che per fare passate e conserve di pomodoro. Fortunatamente molti agricoltori hanno continuato a produrlo per autoconsumo, grazie alle caratteristiche organolettiche superiori ed al perfetto adattamento all’ambiente pedoclimatico. Il nome deriva da un omaggio a Umberto I di Savoia, in occasione di una sua visita da Re d’Italia a Napoli per la prima volta nel 1878.

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Pomodoro pelato di Napoli PAT Campania

La denominazione “Pomodoro Pelato di Napoli” è stata usata, già negli anni 50, per definire le bacche di pomodori, tradizionalmente riconducibili agli ecotipi San Marzano ma poi genericamente di forma allungata, sottoposti, rigorosamente interi, a spellatura per scottatura in acqua bollente e quindi posti, assieme a succo di pomodoro, in scatole di banda stagnata.

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Pomodoro guardiolo PAT Campania

Forma della bacca ovale oblunga, larghezza 3-4 cm, lunghezza 6-7 cm, buccia liscia con accenno di costolatura (quattro loggie) all’apice, assenza di umbone, colore rosso intenso, polpa dolce, succo acidulo e ricco di semi, buccia sottilissima. per uso allo stato fresco in cucina e nella preparazione delle conserve sempre associato al tipo lungo (San marzano) cui conferisce una caratteristica nota acidula.

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Pomodoro fiaschello di Battipaglia PAT Campania

Il pomodoro fiaschello è stato introdotto da Napoli agli inizi del ‘900 ed è stato coltivato in mopdo intensivo negli anni dal 1940 al 1980, per l’industria conserviera del polo nocerino-sarnese, per poi essere soppiantato dagli ibridi moderni per l’industria.

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