Castagnaccio PAT Emilia Romagna

Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’ Emilia Roma

castagnaz.

Dolce derivante dall’impasto di farina di castagne e acqua tiepida, olio, uvetta sultanina, pinoli, un pizzico di sale e zucchero. Si consuma previa cottura. Si amalgama bene l’impasto e lo si stende con uno spessore di 1 cm. Si imburra abbondantemente un tegame, spolverizzato di farina, vi si pone il castagnaccio e si inforna a medio calore per circa mezz’ora. Anche qui le varianti sono d’obbligo: la versione dei ricchi prevedeva l’aggiunta di fichi secchi, pezzi di frutta e una spruzzata di “Alkermes”, mentre la più povera contemplava solo farina di castagne, acqua, un cucchiaio di grasso ed un pizzico di sale.

Referenze bibliografiche

  • Fosca Martini, Romagna in bocca, 1977 Editrice “Il Vespro” Traduzione in romagnolo del Prof. Icilio Missiroli;
  • E’ Lunëri Rumagnôl – Antologia di cultura romagnola – a cura di Gianni Quondamatteo, Grafiche Galeati – Imola 1981;
  • Vittorio Tonelli, A Tavola con il contadino romagnolo, 1986 Grafiche Galeati;
  • Giovanni Manzoni, Così si mangiava in Romagna, Walberti Edizioni 1977;
  • Liliana Babbi Cappelletti, Civiltà della tavola contadina in Romagna, 1993 Idealibri s.r.l. Milano;
  • G.Quondamatteo, L. Pasquini, M. Caminiti “Mangiari di Romagna”, Grafiche Galeati – Imola 1975.

Territorio interessato alla produzione

Provincia di Forlì-Cesena.

Pera volpina PAT Emilia Romagna

Qualcuno la considera originaria dell’Appennino tosco-emiliano. Un tempo era elemento presente nelle aie delle case rurali appenniniche. Oggi le piante sopravvissute costituiscono reperti da “archeologia arborea”. Negli anni di guerra, la pera volpina ha rappresentato un importante sostentamento per le popolazioni montane; le volpi ne andavano matte, da qui il bizzarro nome. Le piante madri…
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Castrato di Romagna PAT Emilia Romagna

Il castrato probabilmente nasce con la transumanza, i pastori che si fermavano a riposare qualche giorno nelle colline e nel piano romagnolo offrivano a fine soggiorno come ricompensa per l’ospitalità ricevuta, alcuni dei loro agnelli che venivano fatti ingrassare dai contadini e macellati nel periodo estivo.

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