Carciofo di Orte PAT Lazio

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO

Il capolino, di media compattezza, presenta una forma sferico-appiattita, globosa, con caratteristico foro all’apice. Il peso dei capolini di prima epoca o cimaroli può raggiungere i 200/300 grammi, con l’80% di polpa edule. I carciofi secondari maturano a scalare, ad una settimana di distanza e la durata della raccolta è di circa 30/35 giorni. Prodotto apprezzato per la precocità di maturazione e per le particolari caratteristiche organolettiche che ne consentono il consumo allo stato fresco, crudo, grazie all’elevato contenuto in zuccheri nelle brattee. Consumato in primavera (aprile-maggio) e venduto nelle fiere e mercati locali e dei paesi limitrofi.

METODO DI PRODUZIONE

Si tratta di una coltura pluriennale. Si impiantano i carducci da agosto a fine ottobre e si raccolgono i carciofi in primavera. La tecnica colturale prevede una normale prassi agronomica, particolare solo per l’elevato apporto di residui letamici provenienti da numerosi allevamenti zootecnici della zona. Appena raccolto, il prodotto viene destinato al consumo fresco, venduto in mazzi a gambo lungo non più di 10/14 cm.

CENNI STORICI

Nel comprensorio di Orte, sulle sponde del fiume Tevere, dove è più rilevante la superficie pianeggiante, la coltura del carciofo si sviluppa negli anni immediatamente successivi all’ultimo dopoguerra e raggiunge il massimo di espansione negli anni ‘50, quando viene impiantato in orti attigui alle case coloniche di aziende a conduzione mezzadrile. Le località di maggior difusione della coltura sono S. Masseo, il Piscinale, Molignano, tutte nel comune di Orte. Verso la metà degli anni sessanta si registra il declino della coltura conseguente all’abbandono delle campagne e all’introduzione di nuove cultivar in nuovi areali. Attualmente in questo territorio la coltivazione del Carciofo viene praticata su piccole superfici a conduzione familiare.

Territorio di produzione

Orte (VT)

Ricotta secca PAT Lazio

La sua presenza storica nella produzione e nei mercati locali è plurisecolare e riscontrabile da documenti storici. La Ricotta secca è citata nell’Atlante dei Prodotti Tipici: “I Formaggi”, redatto dall’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale (1991), anche se si fa riferimento solo alla ricotta secca prodotta in provincia di Rieti.

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Ricotta viterbese PAT Lazio

La ricotta veniva mangiata prevalentemente dai pecorai, che rivendevano per necessità il più ricercato formaggio e lasciavano per casa la meno pregiata ricotta. Fu chiamata, pertanto, “il formaggio dei poveri”. Oggi è considerata un alimento ottimo per i bambini e per gli adulti sia per la sua composizione nutrizionale che per la sua facile digeribilità,…

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Ricotta di pecora e capra dei Monti Lepini PAT del Lazio

Ricotta dolce ottenuta dal siero della lavorazione di latte ovino e caprino, con aggiunta di una minima percentuale di latte ovi-caprino al momento della coagulazione. Si presenta con una struttura grumosa, asciutta e compatta, pezzatura da 0,5 a 1 kg, forma tronco-conica, sapore dolce, mai salato.

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