GIUNCATA (ZUNCÀ, GIUNCÀ) PAT

Formaggio a pasta molla di forma a parallelepipedo con base rettangolare o quadrata, con scalzo alto 2 cm. Le dimensioni, così come il peso, sono determinate dalle fascere che lo hanno contenuto. La pasta nelle fascere deve raffreddare per essere subito consumata. Il formaggio a pasta molle, umida e molto delicata, di colore bianco, senza occhiature. Non presenta crosta.

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FORMAGGIO DI MALGA DI TRIORA (DELLE ALPI MARITTIME) PAT

Formaggio a pasta semidura di forma cilindrica a facce piane del diametro di 20-40 cm e scalzo convesso, alto 4-5 cm, peso di 7-8 kg. Si consuma dopo 3 mesi e può stagionare anche un anno. La crosta è ruvida, abbastanza dura, di colore paglierino o marrone, a seconda della stagionatura. La pasta è compatta, semidura o dura, di colore paglierino anche intenso, con occhiatura rada, di dimensioni medie, regolarmente distribuita.

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Sentiero Italia CAI CALABRIA 04° Tappa San Luca – Pian di Zervò

San Luca – Zervò Un percorso impegnativo per distanza e dislivello che dalla casa natale di Corrado Alvaro, salendo tra i vicoli delle antiche case del paese di San Luca, si inoltra verso la montagna percorrendo uno dei tratti più impervi dell’Aspromonte, con meravigliose vedute panoramiche su Pietra Cappa (monolite più alto d’Europa, la “Grande Pietra” per eccellenza del Geoparco dell’Aspromonte inserito nell’UNESCO Global Geoparks) e Pietra Lunga che insieme agli altri monoliti posti nelle vicinanze (Pietra Castello, Pietra di Febo, Pietra Tonda, le Rocce di San Pietro e Pietra Drione) costituiscono la Valle delle Grandi Pietre.

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Sentiero Italia CAI CALABRIA 03° Tappa Polsi – San Luca

Santuario della Madonna di Polsi – San Luca Dall’Aspromonte allo Jonio. Una tappa del Sentiero Italia CAI in cui si perde quota per arrivare in pochi chilometri quasi al livello del mare a breve distanza dalle coste della Locride. Dal Santuario della Madonna di Polsi si resta in quota prima di iniziare la discesa lungo la Fiumara Buonamico che conduce all’invaso del Lago Costantino, originato da una frana che nel gennaio 1973 ostruì il corso del torrente. Si costeggia il bacino, oggi fortemente ridotto, proseguendo poi lungo il torrente, prima di deviare verso l’abitato di San Luca dove si trovano varie strutture per il pernottamento.

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Sentiero Italia CAI CALABRIA 02° Tappa Gambarie – Polsi

Gambarie – Santuario della Madonna di Polsi Si tratta della tappa che conduce sulla sommità del Montalto, la massima elevazione dell’Aspromonte con i suoi 1956 metri di quota, che offre ai camminatori vedute davvero imponenti, che spaziano dalla Sicilia orientale alla Sila, dal Mar Jonio al Tirreno. Il percorso della tappa, di media lunghezza e dislivello, si inoltra lungo gli impianti sciistici di Gambarie per proseguire con vari saliscendi lungo sentieri e strade bianche fino al Montalto da cui si scende verso il Santuario della Madonna di Polsi (862 m), in dialetto reggino A Madonna dâ Muntagna, dove secondo la leggenda si rifugiarono i monaci bizantini durante la conquista araba della zona, nel IX secolo.

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FORMAGGETTA SAVONESE (DI STELLA, DELLA VALLE STURA) PAT

La crosta è sottile, morbida, di colore paglierino chiaro tendente a scurirsi con la stagionatura. La pasta è morbida, untuosa, di colore avorio o paglierino chiaro, con occhiatura assente oppure di dimensione fine rada, regolarmente distribuita.

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FORMAGGETTA DELLE VALLI ARROSCIA E ARGENTINA PAT

Il formaggio fresco non ha crosta e la sua superficie è morbida, di colore bianco; se brevemente stagionato ha una crosta sottile, morbida, di colore avorio o paglierino chiaro. La pasta è morbida, untuosa, a volte friabile, compatta, di colore bianco.

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FORMAGGETTA DELLA VAL GRAVEGLIA (DI BONASSOLA, DI VÀISE, DELL’ALTA VALLE SCRIVIA, DELL’ALTA VALLA STURA, DELLA VAL DI VARA) PAT

La crosta è sottile, morbida, di colore paglierino chiaro che si scurisce con la stagionatura. La pasta è morbida, untuosa, di colore avorio o paglierino chiaro, con occhiatura assente o di dimensione fine rada, regolarmente distribuita.

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Bruzzo Brus o Brussu della Valle Arroscia PAT

Il Brus era la ricotta di pecora che mangiavano i lavoratori dell’entroterra. La spalmavano sul pane. La produzione era molto diffusa in Liguria, poi per vent’anni ha perso di interesse, oggi si rivede grazie al recupero delle tradizioni culinarie. Il “Grande dizionario piemontese-italiano” del cavalier Vittorio di Sant’Albino (inizio Ottocento) lo definisce “specie di cacio fortissimo, fatto con altro cacio vecchio ed assai fermentato, impastato nell’acquavite, con burro e alcune droghe, che poi si chiude e si conserva in in scatolette”.

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