Castagna del Monte Faito PAT Campania

La Castagna del Monte Faito, detta anche Castagna di Cepparico o Marroncino del Faito, è una produzione tipica di tutta la zona del Monte Faito, in provincia di Napoli comprendente la parte alta dei comuni di Castellammare, Pimonte e Lettere. è una pianta vigorosa che germoglia a maggio e fiorisce a giugno producendo dei frutti che si raccolgono fra settembre ed ottobre. Il riccio si presenta di dimensioni grandi, di colore chiaro, con all’interno due-tre frutti, marroni tendenti al rossiccio, con striature evidenti, ripieni di una polpa bianca dal sapore dolce. Le castagne del Monte Faito, oltre ad essere consumate fresche, sono ingrediente essenziale di numerose ricette dolciarie della tradizione locale.

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Palazzo e giardini Estensi VARESE

Nel 1766 il duca di Modena Francesco III d’Este, capitano generale e governatore della Lombardia austriaca, mentre era ospite a Biumo Superiore del marchese Menafoglio, decise di acquistare, per la villeggiatura, la dimora di Tommaso Orrigoni, che si trovava al limite del borgo. Subito dopo l’acquisizione Francesco III intraprese lavori di ampliamento della proprietà Orrigoni mediante l’annessione dei terreni limitrofi. Ristrutturazione ed edificazione durarono dal 1766 al 1773, mentre il giardino era pronto nel 1771, anno in cui Francesco III si era stabilito a Varese. L’architetto Giuseppe Antonio Bianchi fu incaricato del progetto e di dirigere i lavori tra i quali rendere piano il dosso detto del Castellazzo per collocare i giardini.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 32° Tappa Usseglio (Villaretto) – Balme

Usseglio – Balme Durante questa tappa di media lunghezza, con dislivello positivo di circa 1340 m, si passa dalla Valle di Viù alla Val di Ala, nelle Valli di Lanzo. Alla partenza da Usseglio, infatti, si imbocca il sentiero n. 128 della Grande Traversata delle Alpi (GTA), il quale si insinua nel versante settentrionale della valle, caratterizzato da boschi e ripidi pascoli alpini. A 2440 m s.l.m. si raggiunge il Colle di Costa Fiorita, da cui si scende brevemente prima di svoltare verso nord-ovest e prendere il sentiero n. 214 verso il Passo Paschiet, situato a 2435 m di quota. Da qui si entra nella valle solcata dal Rio Paschiet e dominata ad ovest dalle scoscese pareti rocciose della Torre d’Ovarda e della Cima di Costa Piana e ad est e nord-est dalla Punta Golai, dalla Cima Chiavesso, dal Bec del Fauset e dal Forte. Si inizia la lunga discesa verso Balme incontrando prima, a circa 2225 m di quota, il bivacco Gino Gandolfo, e gli incantevoli Laghi Verdi poi (2142 m). Una volta superato il Pian Buet (2006 m), il bivio per il Lago Paschiet (1890 m) e l’Alpe Garavela (1720 m) si entra in uno splendido lariceto fino alla Frazione Cornetti di Balme dove è situato l’Albergo Rifugio Les Montagnards, consigliato per il pernottamento.

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Carciofo di Procida PAT Campania

Sull’isola di Procida, la più piccola delle isole del golfo di Napoli, si coltiva un carciofo del tipo romanesco, che produce capolini primari di grosse dimensioni e di forma globosa, verde chiaro con venature violacee e capolini secondari di dimensioni inferiori e di colore più tendente al viola. La pianta è rustica e molto vigorosa, in grado di produrre capolini anche del terzo, quarto e quinto ordine. Oltre che fresco, il carciofo di Procida viene commercializzato anche confezionato artigianalmente sott’olio secondo un’antica ricetta che prevede che i capolini del secondo ordine e successivi vengano puliti, sbollentati in acqua, aceto di vino bianco e sale e conservati in vasetti di vetro con aggiunta di olio extravergine di oliva, aglio, origano e peperoncino piccante. Dopo averli lasciati stagionare 2 mesi, i carciofi sott’olio sono pronti per essere consumati e si possono conservare per oltre 6 mesi.

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Carciofo di Pietrelcina PAT Campania

Nella cittadina di Pietrelcina, in provincia di Benevento, la coltivazione del carciofo fu introdotta intorno al 1840, ad opera, sembra, di un prefetto originario di Bari. Da allora il carciofo è stato sempre coltivato in appezzamenti non molto ampi, con un procedimento strettamente legato al lavoro umano in tutte le sue fasi, oltre che per la raccolta, anche per il taglio estivo degli steli e per la “scarducciatura”, cioè l’eliminazione dei germogli superflui.

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Carciofo di Montoro PAT Campania

Il carciofo montorese, coltivato a Montoro, in provincia di Avellino, è un prodotto dotato di eccezionali caratteristiche qualitative. Le tecniche di coltivazione di questa specie prevedono la messa a dimora della pianta e un bassissimo uso di prodotti chimici di sintesi; quello di cui questa coltura necessita in modo particolare sono le irrigazioni che devono essere abbastanza frequenti. Nell’area del montorese la coltivazione del carciofo si è sviluppata, infatti, prevalentemente in prossimità di due sorgenti locali, le cui acque in passato erano sufficienti ad irrigare tutta l’area della Piana. Una particolarità nella coltivazione di tale ortaggio è la consuetudine di coprire i capolini appena formati con tazze di terracotta, per difenderli dall’azione lesiva del gelo. Il carciofo di Montoro viene venduto fresco, prevalentemente sul posto dopo essere stato raccolto in mazzi. Per la sua consistenza tenera l’assenza di spine e grazie al suo particolare profumo, in cucina viene preferito cotto alla brace, condito con olio, sale, aglio e prezzemolo.

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Carciofo di Castellammare PAT Campania

Il carciofo di Castellammare, detto anche “violetto di Castellammare” è un carciofo inerme, ossia privo di spine, con grandi infiorescenze, rotonde e globose; le brattee, ossia le foglie commestibili, sono di un colore tendente al rosa che sfuma nel violetto. Questo carciofo tipico della provincia di Napoli, in particolar modo del comune di Castellammare, è considerato un sottotipo della varietà del “romanesco” ed è famoso per la tenerezza delle brattee e il loro colore delicato. Si contraddistingue anche per la maturazione precoce, si raccoglie, infatti, nel periodo compreso tra febbraio e metà maggio, ma già nei mesi di febbraio-marzo si raccolgono le mammarelle, cioè i capolini centrali; la precocità di questo ortaggio è ricordata in diversi manuali di agricoltura risalenti all’epoca borbonica, nei quali viene definito “primaticcio” di Castellammare poiché poteva essere raccolto già in primavera.

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Carciofo capuanella PAT Campania

Il nome della varietà di carciofo “capuanella” è un vezzeggiativo che rimanda alla città di Capua, in provincia di Caserta, zona che, insieme ad alcune aree della provincia di Napoli, è rinomata per la produzione di quest’ortaggio. è una varietà di media pezzatura e di colore verde scuro, che matura tra fine marzo ed inizio aprile e presenta ottime qualità organolettiche.

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