Agricoltura biologica: una produzione eco-sostenibile

L’agricoltura biologica rappresenta un fenomeno di risonanza globale e in forte crescita, complice la necessaria maggiore attenzione ai temi riguardanti la salvaguardia ambientale. Alla luce di questo, diventa sempre più importante capire cosa si intende per “agricoltura biologica”. Nonché quali sono i concimi ammessi in questo tipo di agricoltura e la normativa relativa.

Ma cosa vuol dire e su come fare agricoltura biologica?

L’agricoltura biologica è una tecnica agricola basata sull’attenzione per i cicli vitali naturali di piante, terreno e animali. Questo metodo predilige il rispetto della naturalità del suolo, a discapito di ritmi e volumi produttivi: non prevede, dunque, l’utilizzo di prodotti sintetizzati chimicamente, ma piuttosto di tecniche preventive volte a selezionare specie di piante resistenti ai parassiti.

I concimi per l’agricoltura biologica: cosa sono i pesticidi biologici

Erroneamente si pensa che l’agricoltura biologica non faccia uso di pesticidi, mentre, in realtà, è consentito l’utilizzo di antiparassitari naturali che non contengono sostanze chimiche create in laboratorio. Ma cosa sono i pesticidi? E che differenza intercorre tra quelli canonici e quelli biologici?

Il termine pesticida deriva dal latino “pestis” e indica sostanze, naturali o chimiche, aventi lo scopo di eliminare o arginare la proliferazione di agenti “nocivi” (quali insetti, parassiti, erbe infestanti) ai danni di piante, coltivazioni agricole e legname.

I pesticidi appartengono alla categoria dei prodotti fitosanitari, ovvero sostanze che vengono applicate in diverse fasi del processo produttivo: dalla semina, alla lavorazione, fino al trasporto. Inoltre, possono essere impiegate anche in ambito domestico per la crescita di piante e fiori.

Sono considerati pesticidi anche gli antiparassitari naturali che sono comunemente impiegati nell’agricoltura biologica.

La commercializzazione dei fitosanitari è disciplinata in ambito europeo: ogni prodotto è soggetto ad una preliminare valutazione da parte dell’organo competente EFSA (European Food Safety Authority) e, successivamente, ogni Stato membro valuta e acconsente alla diffusione in ambito nazionale. In particolare la normativa suddivide queste sostanze organiche in diverse categorie, le principali sono:

  • Sostanze di derivazione vegetale o animale: cera d’api, lecitina, olii vegetali, piretrine.
  • Microrganismi: batteri, virus, funghi.
  • Sostanze utilizzate esclusivamente per trappole automatiche: feromoni, piretroidi.

Gli elementi più comunemente utilizzati in agricoltura biologica sono il rame – potente fungicida – e l’etilene, funzionale per rendere maturi frutti come kiwi, banane o avocadi, oltre all’allume di potassio che, al contrario, aiuta a prevenire l’eccessiva maturazione delle banane.

Che cosa sono gli additivi biologici

Nonostante, la produzione biologica debba mantenere un carattere naturale e sia dunque soggetta al minor numero possibile di alterazioni, un uso moderato di additivi è comunque tollerato.

Ma cosa sono gli additivi alimentari?

Gli additivi alimentari sono sostanze deliberatamente aggiunte ai prodotti alimentari per svolgere determinate funzioni tecnologiche, ad esempio per colorare, dolcificare o conservare*.

Questi vengono utilizzati principalmente per dilatare i tempi di conservazione o per mutare e migliorare l’aspetto dei cibi.

Analogamente a quelli canonici, gli additivi bio vengono suddivisi in categorie, ma, al contrario dei primi, sono il frutto di sostanze naturali e non subiscono dunque trasformazioni chimiche. I principali sono:

  • Coloranti: curcumina, cocciniglia, amaranto, clorofilla e clorofillina, caramello, estratto di peperone, betanina, tannino
  • Conservanti: acido sorbico, sorbato di calcio, nisina, nitrato di sodio, acido borico, acido malico, anidride carbonica
  • Addensanti ed emulsionanti: agar-agar, gomma di xantano, mannitolo, glicerolo, sorbitolo, gomma di guar, saccarogliceridi
  • Antiossidanti e correttori di acidità: acido ascorbico, ossia vitamina C, gallato di dodecile, lattato di calcio, acido citrico, fumarato di sodio, estratto di rosmarino
  • Esaltatori di sapidità: acido glutammico, acido inosinico, maltolo (E636), cera di carnauba, lanolina, elio, idrogeno, sucralosio, xilitolo

La normativa europea relativa alla certificazione biologicaprevede che gli additivi vengano chiaramente dichiarati in etichetta con la lettera E e il numero identificativo della sostanza utilizzata.

Cosa sono i fertilizzanti nell’agricoltura biologica

Al giorno d’oggi è sempre più diffuso un atteggiamento di consapevolezza verso tematiche di preservazione della biodiversità. A questo proposito il concetto di fertilizzante stesso diventa un tema delicato e che sta a cuore al consumatore. Nell’immaginario collettivo il fertilizzante può avere una connotazione negativa, mentre nella pratica, è un elemento tecnico fondamentale per salvaguardare e tutelare l’ecosistema agricolo.

Infatti, in un’azienda biologica per generare ottimi prodotti naturali, prima della semina, è fondamentale nutrire il terreno con concime biologico, avendo cura di utilizzare esclusivamente sostanze organiche (e prodotte da allevamento biologico a loro volta).
A questo scopo, prima di arare il terreno, è opportuno cospargerlo con composti organici quali: letame, stallatico in forma secca o fresca, compost (la risultante della decomposizione di vegetali) o ceneri.

concimi per l’agricoltura biologica servono per nutrire i microrganismi che abitano il terreno, i quali a loro volta produrranno sostanze nutritive. In particolare, diverse aziende biologiche italiane utilizzano lo stallatico, in sostituzione al letame, in quanto è ottimo per regolare il pH della terra. Questo viene ottenuto sottoponendo le deiezioni animali (bovine, ovine, equine), ad un processo di umificazione ed essicazione.

Per quanto riguarda la lavorazione del terreno, al fine di ridurre l’utilizzo di fertilizzanti aggressivi, la produzione biologica predilige l’impiego di tecniche preventive come:

  • Rotazione delle colture: per incrementare la fertilità del terreno
  • Colture ravvicinate: atte ad aumentare la resistenza delle specie singole
  • Sfalcio precoce e ripetuto: per evitare l’insorgenza di malerbe
  • Bruciatura: si tratta di una tecnica antichissima ma piuttosto pericolosa e poco efficace se non condotta da personale esperto
  • Pacciamatura: questo metodo prevede la copertura del terreno con uno strato di materiale organico per prevenire la crescita di malerbe.

Tuttavia, esistono anche prodotti naturali come l’acido pelargonico, un olio essenziale con proprietà erbicide.

L’utilizzo oculato di fertilizzanti per l’agricoltura biologica diventa fondamentale nell’ottica di un’azienda a tutto tondo che, accanto alla produzione agricola, si occupa anche di allevamento biologico o viticoltura biologica.

Agricoltura: biologica, integrata, biodinamica

Oltre alle tecniche di agricoltura biologica esistono altri metodi produttivi a basso impatto ambientale che si pongono come obiettivo principale il rispetto dei cicli vitali vegetali e dell’ecosistema.

L’agricoltura integrata, a metà strada tra produzione biologica e quella canonica, prevede l’utilizzo di mezzi chimici solo nel caso in cui le colture siano a rischio. Nonostante questo, il metodo impone la scelta dei composti chimici meno nocivi per l’ecosistema, al fine di preservare microorganismi e insetti, indispensabili per la salvaguardia della ricchezza minerale del terreno.

L’agricoltura biodinamica è una pratica che si basa sulle teorie di Rudolf Steiner e propone un metodo di produzione agricola privo di qualsiasi impatto ambientale.

L’approccio dell’agricoltura biodinamica è olistico: l’ecosistema agricolo è considerato come un organismo autosufficiente e soggetto ai ritmi del cosmo. Questi ultimi regolano le varie fasi di semina, raccolta e rotazione.

È una tecnica che ha importato diverse metodologie dall’agricoltura biologica come l’utilizzo di compost, unito a sostanze omeopatiche, per la fertilizzazione del terreno.

La normativa dell’agricoltura biologica

La normativa che regola l’agricoltura biologica è definita a livello della Comunità Europea tramite il Regolamento CE 834/2007 e a livello nazionale dal DM 220/95. Produzione, preparazione, commercializzazione e importazione sono tutti gli aspetti presi in considerazione dalla normativa del biologico. Il regolamento, inoltre, contiene anche l’elenco di tutte le sostanze che possono essere utilizzate come fertilizzanti e concimi. Nonché, indica quelle che al contrario non possono essere prese in considerazione: come, ad esempio, gli organismi geneticamente modificati.

Tutte le produzioni che utilizzano almeno il 95% di ingredienti biologici possono fregiarsi del marchio UE in etichetta, che qualifica il prodotto come biologico.

Ecco cosa vuol dire agricoltura biologica: vuol dire prendersi cura del Pianeta che ci ospita, nel rispetto dell’ecosistema e dalla biodiversità.

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