Le piante dai «piccoli frutti » designa gli arbusti o liane che producono frutti piccoli. I più conosciuti sono il lampone, la fragola , il mirtillo , il ribes nero , il ribes rosso , senza dimenticare le more. Questi vegetali non sono ingombranti nel giardino. Hanno pure il vantaggio di produrre frutti dal primo anno della messa a dimora.
View More Piante dai Piccoli FruttiGiorno: 3 Gennaio 2025
Mora, Rubus ulmifolius L.
Il nome “ulmifolius” si riferisce alla somiglianza delle sue foglie con quelle dell’olmo (Ulmus). Le more sono state storicamente considerate simbolo di resilienza e abbondanza. Nel passato, i rami spinosi del rovo venivano usati come protezione per gli orti e i recinti. Il Rubus ulmifolius è molto più di un arbusto spontaneo: rappresenta una preziosa risorsa per la natura e per l’uomo. I suoi frutti nutrienti, le sue proprietà medicinali e il suo contributo all’equilibrio ecologico lo rendono un autentico tesoro della flora mediterranea.
View More Mora, Rubus ulmifolius L.Rosa canina (L.) sensu Bouleng
Il nome “canina” deriva dalla credenza romana che le radici della pianta potessero curare la rabbia. Simbolo di amore e bellezza nella cultura popolare, la Rosa canina è anche associata a forza e resilienza. In passato, i cinorrodi venivano usati come surrogato della vitamina C durante i periodi di carestia. La Rosa canina è una pianta versatile, che unisce bellezza, utilità e valore ecologico. Con i suoi delicati fiori e i nutrienti cinorrodi, rappresenta un autentico tesoro della natura, da proteggere e valorizzare per il suo contributo alla biodiversità e al benessere umano.
View More Rosa canina (L.) sensu BoulengLi Chiusoni o Ciusòni PAT Sardegna
L’aspetto del prodotto è di piccoli cilindretti dalla forma irregolare e dalla superficie piuttosto ruvida ed irregolare anch’essa. Le dimensioni dei “Chiusoni” (al maschile) sono di circa 3 -4 cm. La loro consistenza al tatto è elevata da momento che l’impasto con acqua abbondantemente salata ne aumenta la resistenza durante l’essiccazione. Gli ingredienti base di questo prodotto sono: la tipica farina di grano duro “Trigu saldu o ruiu” e l’abbondante uso di acqua bollente e salata.
View More Li Chiusoni o Ciusòni PAT SardegnaRadicchio stellato o piè d’uccello, Rhagadiolus stellatus (L.) Gaertn.
Non viene generalmente coltivata, ma può essere inclusa in prati naturali o giardini di biodiversità per il suo contributo ecologico. Conservazione: Non è considerata una specie a rischio, ma la perdita di habitat e i cambiamenti nell’uso del suolo possono influire sulla sua distribuzione locale. Il Rhagadiolus stellatus rappresenta una delle tante meraviglie discrete della flora mediterranea. La sua semplicità e il suo legame con l’ecosistema locale ne fanno un simbolo di adattabilità e bellezza naturale, valorizzando l’importanza di preservare gli habitat dove questa pianta cresce spontaneamente.
View More Radicchio stellato o piè d’uccello, Rhagadiolus stellatus (L.) Gaertn.Caccialepre o terracrepolo, Reichardia picroides (L.) Roth
Il nome comune “caccialepre” deriva dalla credenza popolare secondo cui questa pianta aiutava a tenere lontani i leprotti dai campi coltivati. È conosciuta con nomi diversi nelle tradizioni regionali, che riflettono il suo uso diffuso e la sua importanza locale. In alcune aree, è considerata una pianta portafortuna, simbolo di resilienza e adattabilità. La caccialepre (Reichardia picroides) è una pianta umile ma preziosa, che racchiude in sé il legame tra natura, tradizione e sostenibilità. Che sia apprezzata per le sue foglie in cucina o per il suo ruolo ecologico, questa specie rappresenta un autentico gioiello della flora mediterranea
View More Caccialepre o terracrepolo, Reichardia picroides (L.) RothLa panada di Cuglieri PAT Sardegna
La Panada di Cuglieri ha una storia antica che la lega al suo popolo, al territorio, alla terra, alle proprie case. Storicamente si faceva in casa seguendo vecchie ricette di famiglia; veniva preparata utilizzando tutto ciò che vi era di disponibile e di fresco nel territorio. Il rito de “sa panada”, in questo senso, misura appieno quel senso di appartenenza che è definibile come “inculturazione alimentare”. Fonti scritte e testi specialistici di oltre 30 anni ne attestano la tradizionalità nel territorio del Montiferru . L’ evoluzione della ricetta con le sue piccole innovazioni o modifiche avvenute nel corso del tempo viene raccontata in diverse interviste di “memoria storica” del prodotto, raccolte in un’opera di recente pubblicazione.
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