Cinghiale del cacciatore PAT

II cinghiale alla cacciatore é una pietanza a base di carne di cinghiale, riconducibile ad una sorta di spezzatino, in cui la carne ridotta a cubetti viene insaporita con spezie ed erbe aromatiche e sottoposta ad una lunga cottura a fuoco dolce in un tegame di terracotta. Da sempre questa pietanza viene realizzata dalle squadre di caccia al cinghiale del territorio beneventano a siglare la fine di una battuta, soprattutto se fruttuosa. La ricetta può recare piccole variazioni, generate dalla scelta delle erbe aromatiche utilizzate a seconda dell’areale in cui si realizza.

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Cicci PAT

E’ antica tradizione che il 13 dicembre, giorno della festa di Santa Lucia, protettrice di Avellino, in tutto il territorio della provincia, i fedeli le offrissero in voto un piatto di “Cicci”, parola dialettale che indica i legumi, preparati secondo una ricetta ideata in onore della Santa, quella che, infatti, si chiama dei “Cicci di Santa Lucia”. Si tratta di una zuppa mista di cereali e legumi prodotti localmente, condita con un aglio e peperoni: la tradizione secolare vuole che il mais bianco, il grano tenero, i ceci, i fagioli e le lenticchie vengano messi in ammollo per circa 12 ore, per poi essere bolliti insieme fino a che non abbiano assorbito tutta l’acqua. Infine, si uniscono ad un soffritto di peperoni tondi sottaceto, conserva tipicamente locale, conditi con aglio. Il piatto, dal sapore robusto e invernale è oggi preparato abitualmente durante il periodo più freddo dell’anno.

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Ciauliello PAT

Si parte dall’essiccamento di zucchine e pomodori durante il periodo estivo, poi vengono lavati e tagliati. Secondo la tradizione gli ortaggi venivano essiccati al sole adagiati su caratteristiche cannucce e poi conservati in sacchi di juta o in barattoli di vetro. Attualmente questa operazione avviene in tunnel di aria calda ed il confezionamento in vaschette. In seguito gli ortaggi vengono rigenerati mediante ammollo in acqua per poi essere cotti in una casseruola dal bordo alto con l’aggiunta di olio EVO, aglio in camicia, concentrato di pomodoro ed olive nere essiccate.

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Cicatielli col pulieio PAT

I Cicatielli con il pulieio sono un piatto tipico della cucina irpina, presente nella tradizione di questi territori fin dai primi anni 40, di cui ingredienti e metodiche di preparazione sono oggi gli stessi di allora e vengono tramandati di generazione in generazione. Questo piatto di pasta fatta a mano é caratterizzata da una consistenza piuttosto callosa ed un colore tendente al grigio, dovuto soprattutto alla farina di grano Senatore Cappelli con cui viene realizzata. II condimento fa di questa pietanza una specialità unica, preparato con un sugo di pomodoro ii cui ingrediente principale é il pulieio (o puleggio), una varietà di menta selvatica molto diffusa nell’alta Irpinia, con piccole e vellutate foglioline verdi che conferiscono al sugo un aroma intenso ma particolarmente gradevole e delicato.

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Ciambottella PAT

La ciambottella di Grottaminarda è un gustoso piatto che si prepara con ortaggi forniti dalla terra dell’Avellinese: pomodori, peperoni verdi e rossi, peperoncino piccante, aglio e basilico. Secondo un’antica usanza, viene preparato sistemando tutti gli ingredienti, il pomodoro tagliato a “pacchetelle”, cioè lungo le quattro coste, i peperoni tagliati a pezzi, l’aglio e spicchi ed il basilico. La ciambottella può essere utilizzata al momento della preparazione oppure conservata in barattoli di vetro messi a bollire in acqua per almeno un’ora. In questo modo la ciambottella rappresenta una provvista che può essere conservata per molto tempo nelle dispense e consumata all’occorrenza, da sola o come condimento per il pane e la pasta.

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Carne al latte PAT

Si adopera un pezzo intero di carne, l’arista o il girello, legato come per la preparazione del roast-beef. In abbondante olio d’oliva (più raramente burro) si fa rosolare cipolla tritata abbondante, del tipo bianca o ramata; si mette la carne a rosolare, eventualmente irrorandola periodicamente con del vino; quando la carne sarà rosolata si copre con del latte, portandolo ad ebollizione; viene quindi aggiunto un cucchiaino scarso di aceto bianco di vino (facoltativo); si cuoce lentamente, a fuoco basso. La cottura provoca l’ammorbidirsi della carne, che deve risultare ben cotta in tutto il suo spessore, e l’aggrumarsi del latte che forma con le cipolle una poltiglia color crema, che viene servita a parte.

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Zeppola padulese PAT Campania

Nella tradizione padulese le zeppole erano un alimento correlato alle festività natalizie, tant’é che I’espressione ricorrente era “E zeppule e Natale/ a Natale facimue’ zeppule/e zeppule c’e magnamo a Natale”.
Nelle famiglie numerose di cento annifa e fino al secondo dopoguerra, mentre le donne impastavano la farina nella fazzatora e le friggevano, gli altri familiari mangiavano le zeppole appena cotte, per cui spesso le donne solevano dire: “Nui a frie e vui a magna nun putimu arrivà”.

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Zeppola fritta PAT Campania

La ricetta della zeppola fritta ha origini antichissime, ce ne parlano addirittura alcuni scrittori latini, che narrano di quando si consumava in onore dell’arrivo della primavera. Sappiamo che la sua ricetta si è tramandata nei secoli pressoché invariata, poiché è un dolce di facile preparazione, caratterizzato da ingredienti poveri: farina e acqua sale e vino caldi che si lavorano fino a ottenere un impasto morbido e liscio. Dopo si formano delle ciambelline leggermente allungate che vanno fritte in olio caldo ma non fumante e poi asciugate e spolverate di zucchero e cannella. La zeppola ha una consistenza e un sapore molto particolari, quest’ultimo fortemente caratterizzato dalla cannella che gli conferisce un gusto dolce e, al tempo stesso, aromatico.

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